“L’allenatore deve avere la qualità morale per sapere che i maestri sono i giocatori, non il contrario”
(Silvano Prani)
Tra le abilità mentali più significative che si possono incrementare in uno sportivo osserviamo: la capacità di immaginazione, di gestione dell’energia, di controllo dello stress e l’abilità attentiva. Un buon dosaggio dell’energia mentale gli permette di dominare lo stress e di rilassarsi; solo in questo caso è in grado di utilizzare al meglio l’immaginazione e di migliorare la propria concentrazione; questa, insieme all’attenzione verso ciò che fa, gli permette di puntare su specifiche mete.
Nel momento in cui lo stress è gestito in modo efficace egli è in grado di mettere a fuoco i propri obiettivi, di concentrarsi e soprattutto di utilizzare in modo specifico tutte le potenzialità della propria mente, incrementando l’energia mentale.
Ogni agonista che riceve un’adeguata formazione psicologica arriva a comprendere quanto sia fondamentale trovare uno stato mentale adeguato ai risultati che desidera ottenere: lo stato mentale di una persona è un equilibrio dinamico che si crea tra i pensieri e le sensazioni ad essi legate.
L’attivazione di uno stato d’ansia nell’uomo è dovuta ad una serie di fattori collegati e integrati, predisposti per attivare una risposta cognitivo/comportamentale di attacco-fuga. Nel complesso questa reazione nasce dalla percezione da parte dell’individuo di uno stimolo (esterno o interno) che è successivamente valutato a livello cognitivo, con la possibilità di attribuire un significato di minaccia allo stimolo stesso. L’attivazione di questo complesso meccanismo comporta l’instaurarsi di uno stato emozionale di allarme e, da un punto di vista neurofisiologico, lo scatenamento di una serie di meccanismi neurovegetativi (modificazioni di frequenza cardiaca, pressione arteriosa, tensione muscolare, sudorazione cutanea) e neuroendocrini che nel loro complesso sono in grado di sostenere meglio l’organismo nella situazione di attacco/fuga.
La valutazione cognitiva di uno stimolo come minaccioso determina un blocco in una spirale di iperattivazione (ansia cronica) difficile da controllare, con esiti infausti sulla prestazione sportiva.
Capacità di controllo dell’ansia da prestazione e gestione delle proprie emozioni (maturità emotiva) sono le qualità che uno sportivo deve sviluppare per migliorare le proprie prestazioni agonistiche o mantenerle ad un buon livello.
Si può intervenire su questi meccanismi per mezzo di tecniche di rilassamento, molto efficaci nella gestione dell’ansia, poiché determinano un’attenuazione o un annullamento della valutazione negativa dello stimolo stesso.
Per rilassamento si intende la giusta tensione muscolare e la giusta energia mentale che devono permettere all’atleta di evitare sovraccarichi tensivi o difficoltà di attivazione: in pratica prima della gara non deve essere né troppo teso, né troppo rilassato, ma con un’ottimale attivazione neuromotoria che gli permetta di effettuare la prestazione, distribuendo lo sforzo per tutta la competizione, canalizzandolo esclusivamente nel massimo rendimento sportivo.
Il dialogo interno (self-talk) è un altro degli aspetti importanti nel miglioramento delle prestazioni sportive e agonistiche: è l’insieme dei pensieri ed auto-istruzioni che un individuo elabora, dando un’interpretazione alle più intime convinzioni rispetto a se stesso, agli altri, al mondo esterno; i pensieri riflettono il significato attribuito alla situazione competitiva con la quale ci si confronta.
Le convinzioni che l’atleta ha relativamente alle proprie competenze e lo sport praticato, sono un elemento cruciale di un modello nel quale le sicurezze non soltanto influiscono sui sistemi di rappresentazione (immaginativa e verbale), ma hanno anche una ricaduta sulle emozioni e sulle azioni dell’individuo. Il lavoro dello psicologico dello sport consiste, in questo caso, nell’aiutarlo a prendere coscienza, ad analizzare e a modificare il proprio dialogo interno: se esso è polarizzato in senso positivo tenderà ad accrescere la stima di sé, la motivazione (“posso riuscirci”) e la propria concentrazione (“rimani focalizzato su te stesso e su ciò che stai facendo”); un dialogo interno negativo nuoce alla prestazione, in particolare quando riflette una critica troppo severa nei propri confronti.
Questo in breve è il contributo che la Psicologia dello Sport può offrire: un incoraggiamento affinché lo sportivo riesca a trasformare i propri limiti in grandi possibilità, passando da un eventuale circolo vizioso ad un circolo virtuoso!
Bibliografia
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