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Castro, quartiere di San Francisco, California. 1972, la beat-generation è ancora viva, vegeta. La rivoluzione non sempre si percepisce, è un ago appuntato sul dito, in molti non riescono neppure a sentirlo. Harvey Milk rompe il silenzio dell’omertà, salta il cancello della delimitazione e sussurra il suo essere umano. Un megafono fa della sua voce la “Voce”. Due anni prima, New York, Harvey è un lavoratore, un assicuratore, impettito, amichevole, restio a sbandierare la sua omosessualità. Ha trentanove anni, ancora per poche ore. Poi la soglia sarà solcata e sarà un quarantenne…”senza una sola cosa di cui andare fiero”. In soli sei anni, fino al tragico epilogo del 1978, la sua vita darà la “Vita”. Castro è un quartiere di sei isolati dove vivono i reietti della società: poveri, gay, drogati, minoranze razziali. Poco più in là, delimitate, le ville accoglienti della classe medio-borghese, non molto ricca, a volte con difficoltà economiche, della compagine cattolico-irlandese. La scena politica americana degli anni ’70 è molto controversa: Nixon, Gerald Ford e Jimmy Carter. Le comunità preponderanti sono vittima del dominio della religione. “C’è la legge di Dio e la legge dell’uomo”. E, caso non tanto raro, si pretende di difendere l’una e l’altra. Le forze di polizia sono il massimo grado di intolleranza. Una lunga carrellata, in bianco e nero, con un gusto documentaristico filtrato ma perfettamente armonico nell’impostazione storica e politica del film, mostra le brutalità delle azioni di rappresaglia messe in atto da mosse politiche di sindacato più che da reale esigenza personale o da libero pensiero. Due gli antagonisti politici di Milk: Anita Bryant, di un’ottusità spigolosa, evangelica, e Jason Briggs, un uomo contraddittorio, non molto abile nella favella, sostenitore della Proposition 6, contro pari diritti per l’occupazione. Cos'è la Proposition 6? Be, è quello strumento che vuole evitare che i gay possano insegnare nella scuola a qualsiasi livello. Una forma di discriminazione pregiudizievole respinta dai cittadini californiani. Se Biggs ha mantenuto un certo stato, pur limitandosi ad essere consulente, la Bryant ha visto perire la sua carriera di cantante. La vita di Harvey Milk, primo politico gay, non può essere descritta a parole. La personalità è solare, l’atteggiamento forte, risoluto, ma non invasivo. Lotta contro la “Macchina” (“The Machine”) e non concede sconti a repubblicani e democratici. Sa che “la politica è teatro” ma il raggiungimento degli obiettivi costituzionali di uguaglianza, impressi nella Statua della Liberta, nell’ambito di concetti chiave (“Separate Church and State”, “Human Rights”) non può che prendere una via necessariamente di potere. “Sto per reclutarvi tutti”. E ci riesce, con qualche lacrima. L’assassino di Milk e del sindaco non agisce per omofobia diretta, non sopporta il peso schiacciante di un’onda senza limiti. Gli amici di Milk, i suoi sostenitori brillano di una luce fortissima. Gus Vas Sant è, cosa molto rara, tradizionalista, le prove attoriali sono di primo livello. Sean Penn diventa un simbolo, ma forse è l'anello debole. L'Oscar, quell'anno, andava assegnato a Mickey Rourke. James Franco ed Emile Hirsch si contendono la piazza d’onore. Soprattutto il primo, ha fatto dei ruoli omosessuali il suo cavallo di battaglia. Ma c’è un redidivo Josh Brolin che convince appieno. “Senza la speranza, i Noi si arrendono”. Tra i limiti della pellicola, la dipendenza dal modello documentaristico anni '80, con molte sequenze riportate in modo certosino e qualche carattere. E' così che il personaggio firmato da Diego Luna sembra forzato e ipercostruito. Buona la sceneggiatura premiata con l'Oscar del giovane e dotato Dustin Lance Black. Ecco il momento della premiazione. La Proposition 6 è stata sconfitta dal popolo, la Proposition 8 che impediva le unioni gay, dopo un relativo successo determinato da frange estremiste e ricche (hanno votato a favore i mormoni) di circa il 52% dei suffraggi, è stata spazzata via ieri sera, garantendo eguali diritti, dal giudice costituzionale, con l'appoggio marcato dei Californiani.
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