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Proposta poetica – Luca Isidori

Creato il 13 luglio 2015 da Wsf

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Luca Isidori è poeta e attore.

Nasce a Piacenza il 16 novembre 1980.

Vive in provincia di Piacenza e lavora come educatore.

Vive l’arte come mezzo per conoscere se stesso e il mondo:

“Non rinunciare mai al fuoco che hai dentro, alla tua vocazione, a far sentire la tua voce”.

Ha partecipato a diversi concorsi letterari e molte sono le sue letture in pubblico.

Nel 2013 ha autopubblicato tre libri con il sito ilmiolibro.it:

Musica per battiti ed orchestra;

La vetrina del negozio di dolci;

Diario costante dei giorni.

Quest’ultimo è stato premiato, nell’aprile 2015, al Premio Letterario Internazionale Città di Cattolica, con il Premio Athos Lazzari.

Con la stessa pubblicazione, Diario costante dei giorni, ha inoltre ricevuto, sempre nel 2015, la menzione d’onore al Premio Letterario Internazionale Itinerante World Literary Prize.

Come attore ha recitato in diverse compagnie della sua città, diretto anche da Lorenzo Loris nel 2011 e collaborando nel 2014 con Marco Bellocchio.

Recentemente a partecipato al festival DDT – Diversi Dirompenti Teatri, tenutosi a Imola nel maggio 2015, con la performance dal titolo “Io resisto, non mollo, perché esisto”.

Attualmente è al lavoro su nuovo materiale riguardante poesia e teatro.

Potete visitare la sua pagina Facebook “Diario costante dei giorni”

Email: [email protected]

***

HAPPINESS

(Il trucco delle nuvole)

Col mio incauto

sogno di leggerezza

ancora intatto.

Col mio impavido

ideale di libertà

ancora dentro a scalciare.

Nel perfetto disegno di idee

pronte ad imbrattare

di necessità il mondo,

in cerca di equilibrio.

Io resisto, non mollo,

perché esisto.

Perché qualcosa

dentro i miei passi

non vuole tacere

né arrendersi.

Rifiutandosi sempre di annuire,

di patteggiare alcun compromesso.

Continuando a rivendicare

porzioni di regno di luce per sé:

happiness… felicità.

Ma allora cosa impedisce

di sbraitare frastuono,

di mordere sangue?

Di camminare sospeso

oltre gli spilli centrifughi del dolore,

unito al proprio centro,

leva del proprio fulcro…?

Io resisto, non mollo,

perché esisto!

Generoso scalatore di esperienze,

altruista di occhi,

egocentrico di talento,

selvaggio mancato,

bandito,

stupratore di cervelli,

sicario del destino,

violinista di tendini

(nella smorfia condita di dolore,

abnegazione, estasi, liberazione,

annullamento di sé),

virtuoso a mezz’aria nel vuoto,

padrone della sfida

tra l’asfalto e il divino,

corda d’equilibrista.

Fossi farfalla,

petali danzanti nell’aria

tra lo zucchero filato del cielo,

nel lieve, lento fluire

del vento ballerino sulle ali,

la mia pelle…

Spavaldo

rimarrò in piedi

eroso dal vento

(still standing again and forever) ,

come l’ultima sentinella

dell’ultimo baluardo

dell’impero romano al collasso.

Ad impedire al medioevo di iniziare.

Nella propria esistenza

molte cose se ne vanno,

alcune rimangono,

altre ritornano.

Happiness… felicità .

Di nuovo libera,

dentro di me.

***

GUARIGIONE A COMANDO

Guarigione a comando non esiste

(d’altronde parlo lingue sconosciute alla gente,

perduta nella propria insensatezza-nullità,

folli amanti del vacuo divenire senza fulcro,

senza scopo,

di oggetto in oggetto prediletto).

Non resta che osservare l’insieme delle cose,

gli avvenimenti,

alla ricerca del disegno nascosto.

Sparati nel cosmo dal battito della notte,

avanziamo:

possibili mondi,

possibili tondi desideri,

rotolanti lungo le strade libere dello sguardo,

si ergono, s’innalzano, abitano oltre le colline,

impennati verso il blu delle stelle.

Divenire,

divenire senza più soffrire,

senza più soffrire.

Partire,

arrivare

e ripartire.

Occhio-cannocchiale,

furia degli eventi che fa male.

Faccio finte,

faccio finta

di capire.

Respiro lucciole e mangio cuore profondo…

Sassi, vuoti passi.

Felino

alle porte,

che non parte.

Idee:

fiamme matrici,

mantici felici

che soffiano sulle passioni

alimentandone la forza, il potere,

il sapore, la suggestione,

lo stordimento, l’aggressione.

Contemplo cielo,

immenso segreto svelato,

non capito.

Il rumore indistinto dell’immensità,

dell’eternità,

penetra nei miei occhi, nelle mie narici,

come in tutta la mia pelle,

in un linguaggio armonico di vibrazioni,

di pace sovrumana.

Il vento annoda profumi

in rapide carezze.

Sono un tutt’uno di ricordi,

voglie ed immaginazione.

Mi avvolgo d’universo.

Sono un uomo,

né più né meno.

Un uomo.

***

I TUOI OCCHI

(Che cosa e che cosa non)

I tuoi occhi,

preludio di felicità,

mi sfuggono da sempre nel discorso degli anni…

… Mentre ogni giorno

mi schianto deluso contro il mondo

che si ostina a non volermi ascoltare.

Ed io più ostinato di lui

a continuare e continuare

il suo gioco.

A non voler mai finire la partita. Mai.

Lo so, dovrei semplicemente vivere, lo so,

ma non ci riesco.

Non voglio.

Così sono io, nell’essenza.

Non posso evitare di pensare e ri-pensare;

di chiedermi il perché delle cose,

di manifestarlo tra la gente…

Pensieri-ronzio,

quali frequenze sconosciute,

mi chiamano e mi portano con sé

come onde in burrasca,

verso ciò che ancora non ho toccato

e che già vorrei non facesse così male: vita.

La vita.

Vita-vitamina che, sciolta nelle vene,

dà la forza nell’azione: per andare, salpare, addentrarsi,

addentare, rapire, carpire, sentire, colpire.

E’ vivere o morire! Capite! Ecco tutto.

E lo so, lo so.

Forse sbaglio a darmi con così tanto fervore alla luce…

all’oblio.

Purtroppo lo so.

Anche troppo lo so.

Ma che ci vuoi fare.

Per vivere, per farlo bene,

sempre protesi verso la verità,

volti migliorando a migliorare,

con occhio toujours  spalancato,

onniveggente e spietato dentro di sé

(che sa tutto e vede tutto), e sempre in ascesa (verso Dio?),

bisogna credere. E si deve forse anche un po’ morire.

Persino ogni qualvolta si formuli un pensiero.

Perché ogni volta che si perde si acquisisce,

e mentre qualcosa ci sfianca,

è proprio in quel momento

che ci dona la chiave mistica del sapere…

del saper riconoscere. Del capire.

Per imparare.

Per progredire!

E’ pazienza.

E’ forza.

E’ virtù!

E non importa se la pelle non vuol migliorare

e il suo abbraccio continua a mancare…

Sarà l’inganno degli anni a cambiare tutto,

a farci guarire.

PREFERISCO COSÌ.

Ma poi i tuoi occhi tra la folla…

preludio di felicità.

****

BALLO…

come un pistone a ripetizione

come un coglione

e faccio facce nel vuoto con gli amici

in continuazione, e sì, faccio il coglione!

Ballo!

Losing my mind my soul

losing my obsessive attention my cold time…

Ballo! Ballo!

Losing my heart my sweet and sad heart

and my legs my free fairy legs…

E sebbene io balli solo per divertire

me, me stesso, me

ballo per sentire e per non sentire

anche se ballo per arrivare (dove?).

Chiudo gli occhi e lo so e non so,

so di essere da qualche parte dall’altra parte

in un sogno di suono…

Dimmi psichedelica del basso

dimmi mio andare

dimmi verità nottambula e felice feroce e vera

dimmi che cosa sono

dimmi se tutto s’avvera!

Metafisica del corpo:

l’orizzonte scomparso cosparso

di gioia ad occhi chiusi socchiusi

di nuovo nel basso che libera cadenza martellante

il il salto il il salto il del cuore motore pulsante!

E irti arti elastici fluenti scattanti dispersi soccombenti

nel suono che pervade lo spazio

tra mura colme di teste a pistone a salire

a pistone a calare

e poi di nuovo a salire e poi ancora a calare

e nuovamente a salire!

E tum tum tum! Tum tum tum!

Salmoni in pista

guizzanti scalpitanti

di fremente fervore di vivido fulgore

in arcaico moto perpetuo…

E sebbene io balli

nessuno mi vede…

ballano!

InUnicoSuonoPerdono

il-mio-mondo-il-mio-dentro-il-mio-tempo

e scolpisco frastuono come fragili rovine gloriose e potenti

di farfalle ubriache decadenti tra i denti

non più stretti

dietro immaginari paraventi delle mille follie!

Ballo! Ballo!

Senza scampo io ballo!

E la fiamma travolge

la molla percuote

la fiamma risorge!

Dalle dita arse dei piedi

fino all’estremo sortire delle ciglia

nel non son più polpacci ma spine ma lacci

nell’aria che vibra, litiga, sfibra!

Lacci per avere, per non staccarsi

per sentire in quella dimensione

la vita che freme…

nel dai e dai e dai! E vai e vai e vai!

Non so più chi sono…

SonoUnSuonoSonoSoloUnSuono

sono solo

sono un suono

SonoSoloUnSuonoSolo!

Che s’innalza e che rovina

steso a terra e poi tracima tra le stelle alla deriva!

E anch’io, anche io che ora sono

e più non sono,

sono…

libero!

Libero!

Libero!

Leggero

e felice

di non essere più né me stesso né la mia voce

e ciò mi piace!

E sebbene soltanto io balli incessantemente io balli

va bene va bene che io neghi…

che io balli!

***

SANGUE

Caldo profilo di fango…

tana AGITATA che freme…

Rosso,

gravido colore acceso d’incontri,

quanta noia

disperazione

rabbia

rassegnazione

quanta gioia

spinte nella carne tremenda

sotto la tua bandiera!

Dei diabolici amanti

non resta che il sonno,

della schermaglia infinita

nient’altro che giorno.

Si muove

– e (si) muore –

PER QUEL COLORE.

(Di nuovo) la città multicolore

abbaglia della luce del vento

(mentre, percorsa, stenta, decade),

sospinta (NELL’ARIA)

da ossa in decomposizione.

La tragedia,

 e sta qui l’errore,

gravita fuori

o abita dentro?

***

LE STELLE

Le stelle

ballano sul mio naso

e le luci hanno tutte un nome

e le nuvole una forma

e le speranze un sorriso

e le mani un viso.

Quando gettare un desiderio

nell’anima profonda

significa davvero credere in qualcosa.

Arriva la riscossa

dalle vene

nella carne

nelle ossa.

***

IN ASCESA

Sono una scala per il cielo

(in questo mio ascendere,

disattenzione per le cose ordinarie),

protesa nell’intenzione di sublimare contorni,

rimuovere ostacoli,

concentrata a concepire una nuova dimensione

del tutto (organizzando mattatoi di certezze

in deliri di ebbrezze,

di spietate carezze),

impegnata a trascendere la stropicciata carta

ad involucro

che porta scritto a cartellino il mio nome…

Strappare la confezione, rompere, evadere,

varcare la cortina sterile dei giorni;

superare limiti,

dissolvere,

sparire,

inesistente come una molecola nell’aria

scoppiettante di vita

in elementi su elementi,

in elementare elevazione a decifrazione

universale…

Scopo ultimo:

la disgregazione in atomi.

Abbandonarsi alla sacra, immateriale

essenza del cosmo;

fluire simultaneo che scorre

navigabile come sorgente elettrica continua

di scariche a ripetizione da persona a persona

e, in un modo o nell’altro (in qualche modo

empatico, dinamico, mistico, magnetico,

energetico, empirico),

da me al mondo, e che dal mondo di nuovo a me

ritorna, circolare,

scatenando fulmini di gioia naif,

inarrestabili, irresistibili saette…

Emersione, dispersione!

Disperazione = abbreviazione in atto di una presa

di coscienza-potenza.

(Matto? Perché no?!)

Così, balzare su, in alto, più in alto,

sempre più forte, oltre!

Attraverso strati di nuvole

che governano sull’uomo…

reggendone l’intenzione… di vivere.


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