Ciao, buonasera a tutti, mi chiamo Fabrizio, Gabrielli di cognome, e per prima cosa mi viene di ringraziare Valentina Aversano e tutto Setteperuno per aver organizzato quest'incontro, e di scusarmi per non andare a braccio e leggere tutto il mio intervento, durerà dieci minuti, più o meno: l'imbarazzo credetemi è tanto, ma c'è che sono sotto trasloco e mi capita di dimenticarmi le ròbe, non vogliatemi male, se potete.
Sono il direttore editoriale di Prospektiva, delle riviste letterarie presenti in questo rendez-vous la più vecchia, e pure la meno figa, ma son dati relativi, alla fine della fiera.Non sto troppo a dilungarmi sulla cosmogenesi di Prospektiva: quel che c'è da sapere su nascita, vagiti e ruggiti sta tutto scritto su Wikipedia, mica vi voglio annoiare. Parliamo d'altro.Ecco, io le avevo buttate giù sul serio, queste tre righe d'apertura, poi mannaggia ai diddièlle, mannaggia ai comma 29, m'è toccato rivedere tutto.Prospektiva, matupènsa, è nata nel 1999. Voialtri non lo so cosa facevate nel 99, sono un fracco d'anni fa, se ci fate caso: io facevo il rap, per dire. Ma son dati relativi, alla fine della fiera.Prospektiva è nata nel 99 a Siena da Andrea Giannasi e altre genti, l'han chiamata come il lungoNeva che sta a San Pietroburgo, che poi è pure dov'hanno fatto il corteo funebre di Dostoijevskij, per dire.Prospektiva, in quegli anni, quelli in cui è nata, l'han chiamata come il lungoNeva perché somigliava un po' alla Neva, non so se avete presente: era lugubre, torbida, discretamente decadente e certi tratti ti lasciavano senza fiato, cert'altri eran pieni di monnézza. Come il letto della Neva, infatti.Quando nel 2009 Giannasi m'ha proposto d'entrare in redazione con altre genti altamente stimabili, tipo Sauro Sandroni o Dario Falconi, e di dare una rivisitata ai contenuti e al contenente, m'è venuto da dire subito fuckyeah. E vi spiego perché.
Prospektiva, per come la vedevo io, pativa d'un male che potremmo definire ombelicalità patologica.Era diventata, la seguivo da un po' e avevo avuto quest'impressione, un ricettacolo di testi slegati, un coacervo di scritti affastellati senza collante, una mazzumaja [qua c'è stata una digressione filologica sulla parola mazzumaja] di pezzi incollocabili altrove - spesso a firma di autori del catalogo di ProspettivaEditrice - una sorta di estensioni di Hero Quest, se siete abbastanza anniottanta per cogliere la similitudine.
Bisognava, nelle nostre intenzioni, nostre intendo della nouvelle vague, fare quello che ci si aspetta da una rivista letteraria, per come la vedo io - presentarsi come laboratorio d'analisi sterilizzato e apregiudizievole, ma soprattutto dare ospitalità a testi che performassero una coralità variegata.
Abbiamo cominciato a darci un tema e soprattutto a cestinare tutte quelle ròbe che c'arrivavano come i cessi che scorrono giù per la Neva - vi invio il mio contributo per il nuovo concorso, sono un esordiente e mi piacerebbe vedere pubblicato questo; abbiamo steso delle guidelines, se mi passate il termine, puntuali e rigide. E ci siam messi di buzzo buono anche a fare dello scouting, se mi passate il termine, che poi è un'altra ròba che le redazioni delle riviste letterarie dovrebbero fare, invece di limitarsi a sbattersi per un pezzo del grossonòme. Cercavamo penne che ci piacessero, c'immaginavamo come avrebbero pronunciato la parola Prospektiva e in base alla sensazione che ne scaturiva sceglievamo se sì oppure no. Vabbè, non proprio così. Però ci muovevamo molto sul web, per fare questo scouting.Qualcuno ci ha accusati di essere un'associazione lobbystica, di pubblicare solo amici nostri, nostri dei redattori, devo intendere, e un po' avevano ragione, perché molti degli scrittori che abbiamo accolto, e che accoglieremo, sono di quelli che quando li hai finiti di leggere e tutto quel che segue vorresti che fossero tuoi amici per la pelle e poterli chiamare al telefono tutte le volte che ti gira, anche per invitarli al numero successivo, se mi passate la citazione.
Abbiam fatto quattro o cinque numeri con questo modus operandi, se mi passate il termine, Diversità, Nausea, Vertigine, Follia, più un numero celebrativo, il Cinquanta. Che son tanti, cinquanta numeri, secondo me.
A questo punto devo fare un excursus, se mi passate il termine, piccolo piccolo e di raccordo. A differenza di molte delle realtà che son qua stasera, mi viene da pensare a Finzioni, o Setteperuno, o Archivio Caltari, che seguo da lettore affezionato e che certe volte - incoscienti - m'hanno pure ospitato, dicevo, a differenza di loro noialtri sul web c'abbiamo un modo di porci un po' diverso. In primis il nostro sito ueb è discretamente bruttino, in confronto ai loro, ma può starci dipenda dal fatto che sto per illustrarvi, cioé che noialtri esistiamo anche, anzi soprattutto FUORI dal web, con una ròba di carta che fino a qualche tempo fa - FINO A QUALCHE TEMPO FA, ma ci arrivo dopo - la trovavi essenzialmente nelle librerie. E un po' di questa ròba mi vergogno, del sito uèb bruttino, intendo.
E non lo so se è una ròba di cui vantarsi o no, ma a ridosso del numero 52, quindi a gennaio di quest'anno, abbiamo deciso di radicalizzarci ancora un po', e forse recidere più di netto di quanto non avessimo ancora fatto quel cordone che gli altri seduti qua [immaginavo di averli tutti seduti a fianco, invece erano mischiati tra il pubblico] hanno con la rete. Con la Traversata, e con l'ingresso nel team di Cosimo Lorenzo Pancini, abbiamo deciso di creare un oggetto letterario che fosse per prima cosa un oggetto tangibile, godibile, fruibile, fichibile. Abbiamo scelto di limitare la tiratura a 199 copie, abbiamo deciso di farle tutte a mano e tutte - laddove possibile - belle.Le librerie, una ròba come il 52 o il 53, non la vendono, e sapete perché? Perché l'acquirente non può sfogliarle prima. Perché non possiamo mica vendere una ròba a scatola chiusa. C'han detto così, le librerie. Anche quelle Feltrinelli che prima costituivano il grosso della distribuzione.
Sticatsii, ci siam detti. Sticatsi.E abbiamo davvero realizzato, per come la vediamo noi, l'obiettivo che ci eravamo prefissati: creare una rivista che fosse brillante, oltre che nei contenuti, cosa della quale almeno noi non abbiamo mai dubitato, anche nel contenitore. SPECIE nel contenitore.Ci piace l'idea che il lettore, il seguace, il sostenitore di Prospektiva sia consapevole che ognuna delle 199 copie, quella che c'ha sul comodino, è frutto d'un lavoro che è dapprima intellettuale e internetticamente smanettone, lo scouting e la stesura del layout grafico e tutteccòse, e poi, in un secondo tempo, squisitamente artigianale. E per sottolineare questo aspetto abbiamo sempre incluso, e continueremo ad includere, dei divertissementi, delle appendici, dei panfletti aggiuntivi, delle spilline, dei cotillons, ròbe che sul web ma come fai?, affinché fosse chiaro che leggere, e leggere una rivista, è sempre rompere gli argini dell'abituale, sconfinare nei campi del gioco, addentrarsi in un reticolo di finzioni (CIT), generare sorpresa.Le riviste letterarie, per noialtri, questo dovrebbero fare: dell'edutainment.
Per il prossimo numero abbiamo deciso di fare ancora 199 copie, di non distribuirle nelle librerie con la puzza sotto il naso e soprattutto di girare ancora, come già stiamo facendo da un pezzo, con gli autori e fare delle gran letture a voce alta, che è sempre edutainment, e venderle, e venderci, ai passanti, ai consumatori abituali e a quelli estemporanei. Incontrarci e una volta insieme discutere delle ròbe di scrivere e di leggere, che poi è un'altra ròba che dovrebbero fare le riviste letterarie, creare dialogo critico.Dal prossimo numero, poi, c'è venuto pensato di fare degli ebook gratuiti, GRATUITI, della rivista, anche perché poi noi con gli autori abbiamo sempre concordato, addirittura caldeggiato, la pubblicazione dei loro testi sulle varie piattaforme, dai socialnetwork ai blog ai loro siti. Però il prossimo numero è sul Falso, sulla menzogna, e può darsi vi stia dicendo una bucija, vedremo.
Per concludere, non lo so, io non lo so gli altri come si pongono, che obiettivi hanno: a noi basta vendere quante più copie possibile delle 199 che prepariamo, per rientrare nei costi e avere margine per investire nel confezionamento del prossimo numero.Da impacchettare rigorosamente a mano.Dieci minuti per numero, ci mettiamo, quasi quanto la durata di questo discorso.Se non ci credete, venite a darci una mano a inscatolare la prossima Prospektiva.Siamo a Civitavecchia, in Via Terme di Traiano 25.Siamo quelli mascherati da marmotta, quelli con un sorriso grosso così.
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