Quanto sia attendibile l'opinione di Caroli ci interessa relativamente. E' certo che dall'opera della Gentileschi emerge una neanche troppo celata avversione per il sesso maschile, ben evidente nel famoso Giuditta decapita Olofrene e in Giaele e Sisara, (la prima foto in alto a sinistra)quest'ultimo custodito al Szépuművészeti Muzeum di Budapest, con quel sadismo femminile intento a conficcare un chiodo nella tempia di un uomo.
Notevoli sono anche i ritratti femminili e delle Vergini, nonché il periodo napoletano, quello più tardo, al quale risale Susanna e i vecchioni (oggi a Brno, in Repubblica Ceca) e Il Miracolo di San Gennaro. Anche nel Miracolo c'è nuovamente un sadico gioco al massacro: San Gennaro e i suoi seguaci vengono dati in pasto a fiere fameliche, ma il dipinto nella sua osservazione nuda e pura, senza riferimenti iconografici e storici, suscita un altro sentimento, quello dell'assurdo, dell'eccessivo. C'è il miracolo dell'acquietamento di una grossa bestia (sembra un lupo o un leone, non bene definito) e la benedizione di San Gennaro, con accanto un suo seguace, che si inginocchia con un atteggiamento talmente reverenziale da rendersi ridicolo (soprattutto se l'osservatore è un non credente). L'animale è prostrato, lecca i piedi, intralcia il passaggio, in un'atmosfera totalmente surreale e grottesca.
Lo stile di questo ed altri dipinti è caravaggesco per alcuni versi, ma rappresenta anche la sintesi della ricerca pittorica delle sorelle Anguissola, con quell' elegante realismo cinque-seicentesco.
La mostra ha ripercorso le quattro fasi della carriera artistica di Artemisia, dagli inizi a Roma, sotto l'influenza del padre Orazio, poi a Firenze, fino a Napoli, dov'è morta nel 1653