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Prospettive: I fotografi che hanno fatto la storia della Fotografia – Sarah Moon – Omaggio di parole

Da Wsf

“Ogni fotografia è l’ultimo testimone, se non l’ultima testimonianza di un momento che altrimenti sarebbe perduto per sempre; è il senso della perdita e del tempo che passa…”

Sarah Moon

sarahmoon7

sarahmoon di Q

Now you’re here and sitting everywhere,
like a moon – a childhood mirror;
shines behind me a ray of lightness
as a mouthful of blind whistles.

Dove sono e non saprai non mi raggiungono
le brume o altro pavento che m’apparve,
salda la mia anima allacciata non vi perde
– perdetemi, lasciatemi voi se potete.

A chi ti chiederà, dirai che un vetro
mi consola di altri giorni. Che sembrò
filo spinato ad altri
e a me è un roseto –
ti vieto il termine clausura.

Ho radunato tutto il mondo
che mi serve, cara Martha, adesso non mi affliggono
gli sguardi e le miserie che sottraggo.

Come procede
per la piena assoluzione una creatura?
A brevi passi. Io al momento
prego il giusto, parlo poco
e non mi sfuggo.

Seeking in and out of weakness,
disappointed I found dark,
vassalage and oddity. It was stronger
than their arms when I bristled.

April Hope Leevertyn

(Brewster Abbey, 1894 – Londra, 1939)

Anna de Rijk & Georgina Stojiljkovic by Sarah Moon (The Singing Silhouette - AnOther Fall 2011) 5.jp

Questo scomparire, l’andare più superbo,
erratico, un masso senza peso
consegnato all’estro di ogni fiato;
un verbo che ha la formula dell’elio,
chi poteva dire intraprendessi piano
questo genere d’ascesa estiva. Avessi

avuto un’apparenza greve.
Intanto
ancora vedo, mi tallona, colma,
un dire ch’ero bella, il suono storto
d’una celia, quell’aspetto tipo

della caramella, dell’aerostato
ramingo
e inconsueto. A tratti mi fiorisce
in petto un fulmine, mi agito bramosa
in seno alle correnti
e al mondo
più non appartengo.

[testi di Q]

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A me piacciono i volti che ritrae.
A me piace la mano che ne copre gli occhi, mi piace la bocca leggermente aperta sott’acqua non si sa se a respirare o a fremere.
Mi piace la mano con le unghia corrose dalle mille e mille abluzioni che tenta di ovviare alla piega post-atomica delle labbra,mentre un occhio sparala sua luce e l’altro viene compromesso o salvato dall’ombra.
Mi piace la sua donna distante dalla perfezione nei b/n, o il gesto con cui indica il seno allo specchio.
E’ un percorso felice quello che porta dalla guerra all’autoritratto in cui l’occhio sinistro diventa la fotocamera stessa.
Felice ma impervio, difficoltoso, si percorrono corpi nella vasca, come fossero all’ultimo atto, oppure dissezionati in fotogrammi, a raccontare di una moda che si costruisce pezzo dopo pezzo.
I campi lunghi dl cammino nei parchi, la testa leggermente china a lasciare dietro di se ricordi e tempo, oppure l’istantanea dopo il sesso forse rubato, probabilmente appassionato, in cui le braccia sul viso non si preoccupano di nascondere i seni, ma la vista.
Ci sono più di mezzo secolo di racconti, in quelle immagini.
Racconti a noi, con il benedire silente delle sue pupille fuori dall’ordinario.

[Rosario Campanile]

Ph.@Sarah Moon I

dal colletto chiuso distratta
d’altre devozioni – la borsetta
occulta i medici presidi -
la voce ascoltala
ha pieghe gentili
ricadono sul fustagno, e piovane
bagnano solfatare in pectore.

[Antonio Pibiri]


Filed under: Fotografia, poesia, scritture, visioni letterarie, Words Social Forum Tagged: Antonio Pibiri, April Hope Leevertyn, arte, Fotografia, il nero delle forme, Nudità Delle Parole, poesia, Q, Rosario Campanile, Sarah Moon, scritture, visioni, WSF

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