1. Le ultime regionali (solo due regioni, ma una piuttosto rilevante) hanno lanciato alcuni segnali, che tuttavia dovranno essere confermati da altre consultazioni ormai prossime. In ogni caso, al di là del voto, mi sembra che si possa comunque notare una disaffezione crescente della popolazione rispetto ad una politica sempre più evanescente, fatta di parole mai seguite da fatti; o addirittura da scelte contrastanti con quanto detto nel modo più fantasmagorico possibile. Malgrado circa 4, forse 5, anni fa Berlusconi sia stato convinto dal brusco cambiamento di strategia della nuova Amministrazione statunitense a mutare certa sua politica, e a diventare complice di manovre condotte sotto la regia dell’“agente” del paese predominante in Italia, non sembra che il risultato di tali novità sia stato eclatante. Si è andati con i piedi di piombo, si è attuata una lenta transizione da Monti a Letta e infine a Renzi; nel mentre il bruco nano, pienamente concorde pur fingendo malcontento, veniva sempre più imbrigliato e tenuto “prigioniero” tramite un’accorta “persecuzione” giudiziaria che lo teneva sotto costante minaccia, consentendogli tuttavia una più che sufficiente libertà di movimento ove si attenesse alla complicità richiesta.
Data la complessità dell’operazione – che invertiva di fatto la politica ventennale prima seguita con l’ottuso antiberlusconismo di una sinistra ex piciista inetta e incapace di qualsiasi scelta politica di ampio respiro, cui si contrapponeva l’altrettanto inconsistente e vetusto anticomunismo dei berluscones, pur essi incapaci se non di una politica estera (energetica in realtà, con l’accordo tra Eni e Gazprom per il Southstream e qualche altra cosa) appena più “vivace”, che comunque, alla fine, non è stata più tollerata dagli Usa (di Obama) – si sono impiegati anni per una simile transizione. Ci si è serviti di un iniziale brontolio del nano, con i suoi corifei del Pdl (e poi di nuovo F.I.); un brontolio sempre più esangue e che infine si è molto acquietato tramite i patti siglati con Renzi e la manifestazione di una certa simpatia berlusconiana verso il nuovo premier nel tentativo di convincere i “suoi” che si trattava di un liberista “di sinistra”; un liberista tutto dedito a promesse vane e ad un “pestaggio” fiscale senza precedenti.
E’ iniziata una fronda interna ai partiti condotti dai due complici: i vecchi residui e scarti del Pci nel Pd e i recalcitranti all’accordo con Renzi tra i forzaitalioti. Al di là di ciò che avviene nelle organizzazioni partitiche, il risultato di marchingegni sempre più scadenti e inefficaci sta convincendo i “registi” delle varie operazioni a condurre ad esaurimento la funzione del presdelarep, rieletto per la seconda volta, in spregio ai dettami della nostra “meravigliosa” Costituzione, semplicemente per completare appunto la transizione in oggetto. Napolitano, secondo le voci diffuse più o meno ad arte, si dimetterebbe per ragioni di salute o invece perché è in arrivo una terribile tempesta finanziaria, attraverso la quale non vuol minimamente navigare. Può darsi che ci siano anche questi motivi, ma quello principale è proprio l’esaurimento della sua funzione nella transizione da Berlusconi a Renzi, entrata al momento in una situazione di stallo.
In fondo le opzioni per dare un risultato alla transizione pluriennale sono fondamentalmente due. La preferita credo sarebbe la creazione progressiva di una sorta di grosso raggruppamento “centrista” – sia pure con differenziazioni simili alle correnti interne ai vecchi partiti della prima Repubblica – costituito dal grosso del Pd obbediente a Renzi e dalla parte di F.I. ancora sensibile alle indicazioni del nano. In alternativa, se la maggioranza degli elettori del Pd e di F.I. non seguissero le indicazioni dei due “capi”, si tenterebbe di tornare ad una sorta di divisione tra centro-sinistra (possibilmente maggioritario) e centro-destra di moderata opposizione; con “rispetto” reciproco, fine della contrapposizione Berlusconi-no e Berlusconi-si, affermando ogni due minuti la necessaria responsabilità di entrambi gli schieramenti davanti alla crisi in atto e alle difficoltà che affronta la UE soprattutto per la prepotenza tedesca.
E’ ovvio che se si precisasse l’astensionismo, dovuto ormai alla scarsa sopportazione manifestata dalla maggioranza della popolazione nei confronti dell’intero fronte politico, entrambe queste opzioni utili alla prosecuzione della subordinazione imposta al paese dai predominanti “centrali” (Stati Uniti) con la loro rappresentanza in Italia – politica quella costituita appunto da Pd (Renzi) e F.I. (Berlusconi); ed economica quella dei gruppi imprenditoriali da me definiti “cotonieri” (spero ci si ricordi perché) – diverrebbero obsolete; e la transizione potrebbe concludersi con un netto insuccesso. In questo momento, la sensazione è che cresca il malcontento e l’insofferenza verso le soluzioni proposte dai due complici (il “bamboccione” e il “bruco nano”), mentre sta finendo nel disastro l’alternativa, confusa e pasticciona e del tutto inconcludente, dei “pentastellati” (i “grillini”). Resta al momento la Lega, indubbiamente in crescita, ma che non è facile riesca ad espandersi oltre certi limiti. A meno di una “rifondazione” ben più radicale di quella, comunque efficace per molti versi, operata da Salvini.
2. In ogni caso, si stanno aprendo nuove possibilità. Vi è una vastissima quota della popolazione del tutto insoddisfatta, preoccupata per la situazione sociale ed economica del paese, schifata delle organizzazioni politiche esistenti; essa è indubbiamente confusa, fluttuante, incerta sul come schierarsi. I motivi, anche molto lontani nelle loro origini, di questa débacle italiana non sono ben compresi (anzi direi per nulla) dalla maggioranza dei malcontenti; sono facili ulteriori inganni e deviazioni dell’opinione pubblica verso schieramenti solo apparentemente nuovi, ma invece ancora manovrati da interessi stranieri (USA in particolare) e interni (i peggiori gruppi dei “cotonieri”). E’ necessario proseguire lungo due strade: una più immediata, l’altra assai più lunga e certo problematica.
E’ ora che si capisca come ci siano scelte di contingenza, che dipendono dalla situazione ancora magmatica e informe vissuta nella presente fase transitoria (ma non breve). In questo momento, i due schieramenti, che cercano ancora di polarizzare l’attenzione della gente (una minoranza per il momento), stanno facendo il possibile per protrarre l’inganno. Ad es. adesso fingono di litigare sul prossimo presdelarep – il nano vuol prima l’accordo per la sua elezione e poi le riforme come quella elettorale; il bamboccione inverte l’ordine dei fattori (e si sa che non cambia il risultato); inoltre il primo torna in piazza blaterando nuovamente sulla riduzione delle imposte e parla di doppia moneta (un po’ ignorando, mi sembra, la legge di Gresham: vedi in google), il secondo promette ai piccoli imprenditori 20 miliardi di tasse in meno – e sperano nella dissoluzione dei grillini, “in svendita” purché non si vada ad elezioni, in modo da poter continuare indisturbati nella loro complicità.
L’unica forza che, per ragioni oggettive quali la necessità di farsi spazio, si oppone ai disegni di stabilità mortuaria dei due malefici personaggi è la Lega. Quindi, sia pure con cautela, essa va appoggiata. Ovviamente, non ci si nasconda una serie di limiti. Intanto la divisione interna, un elettorato ancora legato ai miti fallimentari del passato, l’appoggio a personaggi ambigui come certi economisti e ideologi da strapazzo che si sprecano contro euro e UE. Positivo invece, sempre per i motivi contingenti appena ricordati, l’accordo con il FN francese. Basta con le fesserie della “destra” (magari detta parafascista) e della “sinistra”. Oppure, se vogliamo essere ancora più netti, diciamo che negli ultimi decenni è stata proprio quest’ultima, nata dal cambio di casacca del Pci operato già a partire dai primi anni ’70 e concluso con “mani pulite”, il nemico fondamentale e più devastante per quanto riguarda un minimo di autonomia dell’Italia. E come supporto di questi autentici “traditori” c’è stata la continua, assillante, canea antifascista. In sede internazionale, gli Usa hanno sempre accusato ogni regime che intendevano aggredire (Irak, Serbia, ecc.) di essere guidato da “novelli Hitler”; in sede interna, sono stati di complemento i servili “antifascisti della Liberazione”, spuntati e poi dilaganti appunto dagli anni ’70.
Quindi “sinistra” e “antifascismo” sono la cartina di tornasole per individuare subito dove stanno i veri nemici da combattere senza mezze misure. Ovviamente senza che a qualcuno venga in testa di voler rivalutare gli antagonisti “storici” di questi “rinnegati” perché così non si fa altro che alimentarli, farli risultare sempre vincitori. Basta ancorarsi a vecchi fantasmi! Sono da battere nuove strade! E con senso della contingenza attuale ma con l’occhio rivolto a possibili passaggi ben più consistenti e stabili per i tempi futuri (prossimi). E allora ecco indicata la seconda strada da percorrere, certamente con molta pazienza e senso dei tempi lunghi che occorrono e conosceranno varie incertezze. E’ indispensabile che si formi un autentico centro di pensiero critico radicale di tutto ciò cui abbiamo assistito in particolare nel XX secolo.
Da una parte, quindi, è indispensabile la presenza di “vecchi” rimasugli di quell’epoca che siano in grado di ripensarla, sia teoricamente che storicamente, ponendo in luce alcuni fenomeni basilari: i fallimenti di fascismo e comunismo in quanto movimenti antagonisti, ma con elementi di complementarietà antitetico-polare, che li hanno portati in tempi successivi ad “annegarsi” in un mare di abdicazioni a ciò in cui inizialmente credevano, favorendo così la vittoria di un movimento e di una ideologia più antichi e in fondo distruttivi quali quelli inneggianti al liberismo; anch’esso nella duplice versione del “libero mercato globale” e del moderato intervento “sociale” dello Stato per incrementare la “domanda”. Il disastro epocale che stiamo vivendo oggi nasce da questi fenomeni concomitanti. Ma i suddetti “rimasugli” (fra i quali mi annovero) non possono che indicare i motivi del fallimento, non possono che porre sempre più in luce la fantasmagoria delle vecchie ideologie. Sarebbe necessario venissero avanti nuove generazioni, in grado di enucleare al loro interno élites con il cervello sgombro di quelle vecchiezze; non però privi della loro memoria, riportata alla luce con capacità critica appunto dai “rimasugli”.
Se non riusciamo a percorrere parallelamente queste due strade – quella politica contingente e quella teorico-storica di più lunga lena – assai differenti ma nient’affatto estranee fra loro, non ce la faremo mai. Resteremo a balbettare ripetendo sempre la vecchia solfa, lasciando allo sbando le nuove generazioni, che credo comunque non ne potranno più delle vecchie; e speriamo che almeno le “ammazzino”. Se non ne posso più io di questi cialtroni che continuano a imperversare ancora indisturbati (creando al loro seguito piccoli, meschini, nuovi mostri ideologici, cui assegnano cattedre universitarie, spazi mediatici e quant’altro), figuriamoci i più giovani, almeno quelli non blanditi e non corrotti, che devono assistere a simili indegne pantomime. Si “uccidano” veramente i padri (ma con un certo discernimento, sapendo individuare i più degenerati); si “uccidano” presto, si è già in spaventoso ritardo! Avanti quindi!!