L'area archeologica della tenuta di S. Maria Nova
(Foto: So.La.Spe.)
Il complesso di Santa Maria Nova confina con la villa dei Quintili alla quale, un tempo, apparteneva. La villa venne destinata a presidio militare dall'imperatore Commodo, che fece uccidere i proprietari, i fratelli Sestio Quintilio Condiano Massimo e Sesto Quintilio Valeriano Massimo. All'interno del complesso di Santa Maria Nova è stata riportata alla luce una residenza del II secolo d.C., con due ambienti termali rivestiti di marmi e dotati di pavimenti musivi. Uno dei mosaici rappresenta un combattimento gladiatorio con un retiarius (il gladiatore dotato di rete e tridente) di nome Montanus o Monianus e un arbitro di nome Antonius, con in mano una bacchetta. Una terza figura, il contraretiarius, caduto, è visibile solo frammentariamente. Il secondo mosaico raffigura una scena circense con quattro cavalli disposti attorno a quella che sembra essere una palma. I mosaici sono stati portati in un laboratorio per la conservazione e lo studio.
Al centro della tenuta di Santa Maria Nova vi è un casale duecentesco adattato da un precedente edificio romano di II secolo d.C.. Dalla fine del '300 il casale appartenne, assieme alla tenuta agricola, ai monaci olivetani del monastero di S. Maria Nova, meglio nota, oggi, con il nome di Santa Francesca Romana, al Palatino.
In zona, nel 1490, venne ritrovato un sarcofago contenente il corpo incredibilmente ben conservato di una ragazza, identificata con la Tulliola, figlia di Cicerone, che qui aveva dei possedimenti. Fu portata in Campidoglio ed esposta al pubblico, ma presto si polverizzò.
La tenuta di Santa Maria Nova non è lontana dalle cosiddette tombe degli Orazi e dei Curiazi, dove gli archeologi hanno già effettuato degli scavi. E' anche vicina agli ustrina di età repubblicana ed imperiale, con accanto le acque cluilie, che erano utilizzate per le aspersioni prima dei riti crematori. In sostanza si trova su quello che era l'antico limite di Roma, prima che iniziasse l'Ager Albense.
Dalla tenuta proviene il mosaico con lo scheletro conservato nel Museo Nazionale Romano delle Terme di Diocleziano.