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Prossimamente…. al cinema: da TOP (LESS) GUN a DOVE OSANO LE AQUILE III

Creato il 30 giugno 2013 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali

non è un paese per vecchidi Umberto Scopa.

Non è un paese per vecchi II, il dramma degli esodati

Non è un paese per vecchi II è l’ultimo colossal della Casa cinematografica Paramatt. Si tratta di un film a sfondo biblico con frequenti incursioni nella nostra attualità. La storia è ispirata al libro dell’Esodo, e i protagonisti sono appunto il popolo degli “esodati”. I poveri esodati, appena liberati dalla schiavitù, inseguono il miraggio della “pensione promessa” e vagano senza meta rimpallati di ufficio in ufficio nella burocrazia faraonica. L’antefatto: le leggi scritte dalla ministra Fornero, braccio destro del faraone Monti, li hanno condotti verso questo destino infausto. La ministra aveva clamorosamente sbagliato il conteggio del loro numero. Ne aveva contati 65 mila mentre poi si scopriva che erano in realtà 400 mila, come dichiarato l’INPS. Nell’antico Egitto l’INPS è un ente di grande importanza sociale. L’acronimo significa Imbalsamatura, Nazionale, Prematura, Sudditi. Si occupa dei cittadini quando smettono di lavorare, insomma.

La ministra respinge però le accuse sull’errore di conto. Infatti per i suoi conteggi ha usato il modernissimo sistema delle astine, ovvero tante astine, tante teste, per intenderci. Il guaio è che il suo ministero era rimasto solo con 65000 astine a disposizione, mentre le altre erano state sottratte dagli altri ministri e utilizzate come stuzzicadenti per tenere aperti gli occhi quando parlava il faraone Monti. La Fornero non aveva altri mezzi. Non aveva neanche lo zero a disposizione. Girava voce che gli arabi avessero inventato lo zero, che facilitava di molto le operazioni di conto sui grandi numeri, ma gli arabi lo tenevano per loro e, avendo capito come funzionava, lo vendevano solo in cambio di assegni dove di zeri ce ne erano almeno sei. E il faraone Monti  aveva inaugurato un’era di austerità che non permetteva sprechi di denaro. Aveva dimezzato il costo delle spese funebri per i faraoni, aveva rinunciato ad essere sepolto nella piramide denunciando la monotonia del posto fisso, e addirittura aveva introdotto l’IMU sulla seconda piramide.  Comprare lo zero solo per contare gli esodati sarebbe stato uno spreco assurdo.

Ma torniamo all’azione principale del film. Gli esodati sono guidati da un certo Mosè che ha 120 anni e in base alla legge Fornero è ancora lontano dalla soglia della pensione. Mosè sale sul monte Sinai e rivoltosi a Dio chiede di poter avere la soluzione al problema del suo popolo, cioè dove reperire nel bilancio dello stato le risorse necessarie. E’ in questo momento che Dio appare e gli consegna le tavole della legge finanziaria, dove ha introdotto all’art 1 il comma 796 bis che risolverà, forse, il loro problema.

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TOP less GUN

top less gun
 La Paramatt production non poteva farsi sfuggire l’occasione di sfornare questo ennesimo capolavoro del grande scherno dal titolo “TOP less GUN”.  La Paramatt per questo film aveva quasi scritturato Tom Cruise che era lì lì per firmare, ma quando si è sparsa la voce della trama ardita è successo il patatrac, la potente organizzazione Scientology ha minacciato di espellere Tom Cruise se accettava la parte, e così anche il club del ramino di Cenate di Sotto, l’associazione della polenta taragna di Cenate di Sopra, il circolo ACLI di Scortichino, il Ku Klux Clan, per non dire che il mago Otelma avrebbe ritirato al noto attore l’amicizia su Facebook. Così Tom Cruise con le spalle al muro ha gentilmente declinato l’invito.  Avrebbe dovuto interpretare un ruolo di prestigio, ovvero Silvio Berlusconi che si reca alle urne nel giorno cruciale in cui si decide il futuro dell’Italia, il giorno noto alle cronache anche come “porcellum day” (dall’omonima legge elettorale).  Ma veniamo alla trama succulenta, impazienti lettori! Nella prima scena si vede il sorridente candidato premier Silvio Berlusconi che entra nel seggio per votare e sforna due battute del suo migliore repertorio. Dice che è uno scandalo se le sue preferite elettrici, già frequentatrici di cene eleganti, non possono votare a causa delle leggi liberticide di questo paese che le considera, contro ogni legge di natura, ancora minorenni. Risata della claque al seguito. Poi si avvicina agli scrutatori e invece della scheda chiede una provetta. Sostiene che gli avevano prescritto l’esame delle urine, poi guarda meglio il foglietto si corregge dicendo che era l’esame delle urne. Segue risata grassa  della clacque, seguita dallo sguardo pietrificato di una scrutatrice del centrosinistra priva di senso dell’umorismo, rimproverata dal noto barzellettiere per non aver sorriso. La poveretta spiegherà che era triste perché le era morto il cane la mattina stessa, un bracco di nome Alfano,  suicidatosi col guinzaglio dei giorni di festa, perché stufo di vivere in un paese di merda (parole lasciate dal cane su un biglietto d’addio, per cui meritano il massimo rispetto), un paese dove i cani vengono abbandonati dai padroni. La frase dei padroni che abbandonano i loro cani fa scorrere un brivido lungo la schiena di Alfano, nonostante le immediate rassicurazioni del suo padrone. Il brivido nel film non si vede, ma la regia lo lascia intuire con un effetto speciale degno del grande Rambaldi (creatore di ET), dove si vede il pelo di Alfano, quello sullo stomaco, che si alza come la cresta di El Sharawi. Ma non è finita. L’azione raggiunge il culmine quando irrompono nella scena le “femen”, le temibilissime femministe kamikaze che vanno in giro armate di reggiseni esplosivi, noti alle forze dell’ordine per essere più letali delle cinture esplosive di Al Quaida.  E infatti le attentatrici si spogliano all’improvviso, mostrando i seni nudi pronti ad esplodere verso il noto politico, il quale invece si era presentato disarmato, con l’arma nel fodero caricata a salve, e i proiettili di viagra troppo lontani per poter affrontare alla pari quel duello inatteso.  Ma per fortuna ci sono i poliziotti che entrano in azione. Le forze dell’ordine che “al loro dovere non vengono meno” (come diceva De Andrè nella canzone Bocca di rosa) intervengono, ma invece di accompagnarle al primo treno (come diceva sempre De Andrè nella canzone in Bocca di rosa) le stendono a terra con violenza esibendo un repertorio di mosse prese pari pari dal telefilm “Walker Texas Ranger”. Con l’arresto delle pericolose terroriste ora il paese è più sicuro, dichiara La Russa soddisfatto.  Ma le “femen” sono comunque riuscite nel loro intento. Hanno rovinato la sorpresa riservata a Berlusconi che era atteso nell’intimità della cabina elettorale da tre olgettine vestite da schedine elettorali, cioè nude e con i simboli disegnati nei posti giusti. Ma il film che è anche impegnato e non trascura temi sociali. infatti si chiude con un immagine di rara tristezza: si vede Mario Monti, anche lui alle prese con le urne, ma invece delle femen a seno nud, si trova di fronte tre esodati in mutande, ignorati l’uno e gli altri dai mezzi di informazione.

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Dove osano le aquile III

dove osano le aquile
L’infaticabile Casa cinematografica Paramatt Production sforna questo ennesimo capolavoro del “grande  scherno” ispirato all’acquisto dei bombardieri F35. Si tratta proprio dei noti aerei da combattimento recentemente acquistati per ammodernare l’apparato aereo delle forze militari italiane.

Questa è l’avvincente trama. Il paese  è in subbuglio. Infuria la polemica per i costi eccessivi dell’aereo. Costerebbe meno ingaggiare Balotelli per trent’anni con la missione di prendere a testate i terroristi. Si tratterebbe di testate nucleari ecologiche. Ma i tifosi del Milan scendono in piazza e occupano il palazzi del potere per la paura di essere privati del loro idolo.

Un noto studioso intanto mostra in una puntata di Report che il casco progettato per i piloti dell’ F35  costa da solo come un  aereo. Però ha delle virtù davvero prodigiose. Ha dei computer incorporati e e non scompone le pettinature più ostiche. E’ stato “testato” sulla testa di El Sharawi e resiste.

Il film mostra subito delle sequenze mozzafiato dove si vede che gli F35 sono aerei da guerra terrificanti e ancora di più quelli italiani quando saranno personalizzati con l’applicazione sul muso di una protesi: si tratta della maschera di carnevale che riproduce il profilo aguzzo dell’ex ministro La Russa mentre ride. Come deterrente già basta.

Gli F35 poi dimostrano delle capacità di evoluzione nei cieli davvero grandiose. Riescono anche a passare capovolti dentro il buco del bilancio dello stato. Le frecce tricolori, quando hanno visto in azione gli F35, hanno perso il bianco e il verde e sono diventate rosse (anche politicamente) per la vergogna.

Alcuni aerei però -dicono i maligni- avrebbero un difetto per cui non sarebbero neppure in grado di atterrare sulle portaerei da cui sono decollati. Maldicenze.

“Invece atterrano benissimo, fidatevi!” Dice un comunicato di Al Quaida.

Poi viene fuori il problema dei fulmini. Sembra che questi aerei attirino i fulmini e non siano in grado di reggere all’impatto. A questo punto nel film subentra una divagazione mitologica. Si vede Zeus che dopo aver sentito del problemino che l’aereo ha con i fulmini,  compra su Ebay una fornitura di F35 per esercitarsi nella gara di tiro. Anche Cupido prova a lanciare una delle sue frecce. Si vede l’F35 trafitto da una freccia che precipita innamorandosi di una mongolfiera di passaggio, forse per le sue rotondità.

Per il problema dei fulmini viene applicato un ingegnoso correttivo: viene installato sulla fusoliera un’antenna che funge anche da parafulmine. Col vantaggio che oltre ai fulmini prende Sky e senza bisogno di pagare l’abbonamento.

In particolare vengono sintonizzati sul canale che trasmette film porno. Un recente studio ha infatti dimostrato che con le immagini hot l’aereo migliora la sua performance nel decollo. Ma quando bisogna sparare, mostra qualche problema di eiaculazione  precoce. Spara quando è ancora nell’Hangar e questo è un difettuccio da correggere. Ma non voglio raccontare come andrà a finire.

Aggiungo solo che il film è impreziosito dalla colonna sonora di Eugenio Finardi, in particolare la canzone F104 di cui riporto un brano:

Vorrei comprare un F104 a reazione
e mitragliare con precisione:
le risse da concerto e da pallone,
gli esperti della televisione.
Il rompiballe moralista,
l’idiota giornalista,
il chitarrista di banda armata.
Sarebbe bello avere il dito sul pulsante adesso:
questa gente ce l’abbiamo addosso.
Sempre di più!
Sempre di più!

Featured image, source, Umberto Scopa.

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