"Si è alzato almeno due volte a notte nell'ultimo mese per urinare? Durante il giorno ha difficoltà a trattenersi? Ha la sensazione di non riuscire a svuotare la vescica?". Sono tre semplici domande la chiave per identificare l'ipertrofia prostatica benigna. Una sola risposta positiva è sufficiente per mettere in guardia il medico sulla possibilità che un paziente sia affetto da Ipertrofia prostatica benigna. Si tratta, quindi, di uno strumento estremamente utile per facilitare il dialogo tra medico e paziente sia nella prima visita che nelle successive,
consentendo anche di monitorare gli effetti della terapia. E sono proprio i medici di base che devono avere un ruolo importante nel fare da sentinella, ad esempio quando i pazienti vanno a chiedere un “aiutino” per le disfunzioni sessuali, che insieme ai problemi di incontinenza sono i sintomi più evidenti della malattia. Le linee guida internazionali non lasciano spazio a dubbi. Tutti, ma proprio tutti, i maschi di 50 anni e oltre dovrebbero essere intervistati dal medico sull'Ipertrofia prostatica benigna e informati su ciò che rischiano e su come invece il problema è facile da risolvere se individuato in tempo. Non deve essere la paura di un intervento chirurgico a trattenere chi soffre di ipertrofia prostatica benigna dal parlarne con il proprio medico, perché solo il 20-30% dei pazienti viene sottoposto a trattamento chirurgico. Per il resto ci sono farmaci che lavorano sullo svuotamento della vescica o proprio sul volume prostatico, o ancora la combinazione di entrambi.