Magazine Attualità

Prostituzione in italia: un business da 5 miliardi l’anno

Creato il 06 dicembre 2012 da Postpopuli @PostPopuli

di Claudia Boddi

Vicoli, stazioni, tangenziali, questi i luoghi tipici della prostituzione in Italia. Ma anche strade che portano a vie periferiche, scali, parcheggi, che nonostante i numerosi controlli e le molteplici ordinanze, ospitano ancora le lucciole nelle nostre città. Le ultime stime del “Gruppo Abele” parlano di 70mila prostitute (non tutte vittime di sfruttamento) – per metà straniere e per il 20% minorenni – per nove milioni di clienti: un business che frutta cinque miliardi di euro l’anno. Dati in linea con quelli di “Escort Italia” che si batte per la regolarizzazione del mercato del sesso.

PROSTITUZIONE IN ITALIA: UN BUSINESS DA 5 MILIARDI L’ANNO

pagineabruzzo.it

Ma quante siano davvero le prostitute in Italia, nessuno la sa: è un flusso in continua evoluzione, cambiano le destinazioni, i soggetti protagonisti, i mezzi e, di conseguenza, il volume d’affari, spesso collegato al traffico di armi e droga. I dibattiti che negli ultimi anni hanno maggiormente animato le arene politiche, ma anche le semplici chiaccchierate al bar o al parco tra amici, sono relativi alla “pulizia delle strade” dalle commercianti del sesso a pagamento. E così ecco chi si schiera dalla parte di chi sostiene che le strade, senza prostitute, sarebbero più sicure e vivibili e chi, invece, non si scompone, abituato ormai alla loro presenza sotto casa. Gli analisti, in realtà, distinguono tra la prostituzione da marciapiede e quella che si consuma tra le quattro mura. Come spiega Vincenzo Castelli, presidente di “On the road” – associazione a sostegno delle vittime della tratta -: “le ordinanze approvate dai Comuni a partire dal 2008 hanno indotto le organizzazioni criminali a spostare le ragazze dalle strade agli appartamenti”. Tanto da far incrementare il boom degli annunci sessuali su Internet e sugli opuscoli allegati in fondo alle riviste immobiliari o di offerte di lavoro.

Tra i nuovi luoghi chiusi, teatro dello scambio del sesso a pagamento, le statistiche riferiscono di un ritorno in auge dei cinema o delle inedite sale da Bingo, mentre i centri benessere sono una realtà ormai consolidata cui fanno da capofila quelli a marchio cinese e thailandese. Per gli enti che si occupano delle vittime del crimine, questa non è una buona notizia: “La strada è più controllabile”, come chiosa ancora Castelli. Sul marciapiede restano per lo più nigeriane, romene, trans sudamericane, spesso anche minori. “Lavorano di più ma guadagnano meno” come riporta una recente ricerca economica svolta da un’équipe di tecnici dell’Università di Chicago e della Columbia University. E, almeno in Italia, rischiano anche parecchio. Altrove, come in Austria, per esempio, l’indice di violenza è molto più elevato in casa. Dagli studi, è emerso che si è abbassato di gran lunga il prezzo per le prestazioni: è stato rilevato che ragazze cinesi e nigeriane accettano di vendersi anche per cinque euro. Nello stesso modo, aumenta il numero anche delle prostitute “consapevoli”: ragazze straniere che “sanno cosa vorranno fare una volta arrivate nel nostro paese”. Ma la chimera del guadagno facile rimane un miraggio, i debiti delle organizzazioni criminose non si estinguono mai e la spirale di violenza non smette di girare vorticosamente.

Di recente è stata diffuso on-line che stiano prendendo sempre più campo i cosiddetti “paesi scuola”, ovvero, alcune nazioni si stanno ingegnando per preparate le giovani donne all’attività alla quale approderanno non appena arrivate nel bel paese. Una specie di stage per testarne il valore di mercato. Da Cipro alla Serbia, dall’ex Unione Sovietica ad alcune aree dell’Estremo Oriente fino a zone dell’Africa, gli Stati che addestrano alla prostituzione. Poi vengono indette delle “aste” per accaparrarsi le migliori e si moltiplicano le “piazze- stage” ove verificarne la capacità di guadagno. Fino a quando non entrano in scena le mafie transnazionali che esercitano capillarmente il controllo sui loro movimenti. L’ultima frontiera del dominio dei trafficanti di donne vede nell’applicazione di un microchip sotto la loro pelle per evitarne la fuga, il massimo punto raggiunto.

Cambiano le rotte ma il giro d’affari illegali viaggia a ciclo continuo. Le organizzazioni criminali specializzate nello sfruttamento della prostituzione si adattano alle richieste del mercato, dai nuovi ambienti del sesso alle ordinanze comunali: la fabbrica delle lucciole non si ferma mai.

 

 


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :