E’ proprio vero, con l’attuale crisi che pare non avere fine questo modo di dire acquista una maggiore “carica”. Le persone tendono a essere nostalgiche dei periodi belli perché lasciano in loro quel pizzico di felicità che le aiuta a superare gli eventi avversi quotidiani. Ma accade spesso di ricordare eventi lieti più vicini nel tempo e tendere a dimenticare quelli
più lontani nel tempo. Seppur brevi, lasciano il segno. Ma se avete accanto una persona che vi induce a ricordare eventi lieti, ma recenti, tenderete a trascurare quelli più lontani nel tempo. Ecco, la banca centrale è quella subdola persona che ci sussurra nell’orecchio come fosse bello il periodo pre-bolla, il boom manipolato, e di come
sia fondamentale ripercorrere lo steso cammino. Ha ragione?
Ripercorriamo eventi lieti più lontani nel tempo.
Il periodo tra il 1827 ed il 1914 fu un secolo d’oro per l’economia Americana. In questo periodo, la responsabilità della regolamentazione delle banche era assente negli Stati, molti dei quali perseguivano strategie di laissez-faire. Gli Stati trattarono le singole banche come qualsiasi altra corporazione privata: ad esempio queste non godevano di nessuna garanzia speciale come l’assicurazione sui depositi (sebbene ci fossero alcuni piani volontari). Era sicuro che le banche non sarebbero state salvate che non sarebbe stato impedito loro di fallire.
Cosa più importante: alle banche non era permesso emettere banconote del tipo emesso oggi dalla Federal Reserve. Il credito bancario doveva essere esteso con le banconote della banca stessa (spesso spregiativamente chiamate “denaro rischioso” a causa della loro natura precaria). Il credito bancario era una promessa che le banconote della banca sarebbero potute essere riscattate in monete metalliche (cioè, oro o argento).
Dopo il 1914 e la Prima Guerra Mondiale, il mondo cambiò radicalmente. L’entrata in scena della Federal Reserve smosse gli equilibri. Nel tempo, le crisi iniziarono a farsi ricorrenti e sempre più pesanti, e dopo il 1971 (la chiusura della finestra dell’oro) i cicli di boom/bust divennero una sorta di altalena che avrebbe accompagnato l’umanità fino al disastro a cui stiamo assistendo oggi. Bassi tassi d’interesse, tentativi di creare nuove bolle, crescente inflazione dei prezzi, base monetaria alle stelle, sono i principali fattori che stanno conducendo alla tomba il dollaro e l’euro. Le persone intuiscono che le loro banconote stanno perdendo costantemente potere d’acquisto e tentano di salvaguardare il loro patrimonio rifugiandosi nell’oro.
L’oro è il mezzo con cui le persone possono far tornare onesta l’asta in cui sono immersi ogni giorno. Il mercato, in fin dei conti, è una grande asta giornaliera i cui i suoi attori, attraverso le interazioni di scambio, stabiliscono leggi ben precise da applicare alle transazioni che vengono effettuate: i prezzi. Questa asta, ad oggi, è truccata perché ci sono delle entità che possono falsificare i prezzi, quindi le leggi, in base a cui si svolge l’asta. Infatti, una delle accuse (se così si può chiamare) che viene mossa nei confronti dell’oro è quella di essere un freno alle attività monetarie espansive del governo. In questo modo blocca sul nascere eventi inflazionisitici degenerativi, che hanno lo scopo di redistribuire il potere d’acquisto verso coloro i quali riceveranno per primi il denaro appena creato. L’oro, difatti, difficilmente può essere manipolato ed è in questo modo agisce da fattore limitante al lato oscuro dell’uomo.
Il sistema monetario che si è affermato dal 1914 ad oggi, contrastando questa caratteristica, ha permesso ai governi di portare avanti una sorta di guerra della valute in cui ciascun paese tenta di svalutare la moneta nazionale più velocemente degli altri.
Un ritorno all’oro, inoltre, renderebbe i risparmi delle persone più fruttuosi facendo aumentare il tenore di vita della società. E’ già accaduto. Il 1800 è stato un secolo straordinario per la storia dell’umanità. Ovviamente, ci sono ragioni per cui l’oro è stato
selezionato delle forze di mercato come moneta per gli scambi. L’oro è durevole, non perde il suo valore nel tempo grazie alle sue proprietà fisiche e non può essere inflazionato a piacere; è relativamente scarso, cosicché l’offerta di denaro non possa essere gonfiata con un’iniezione enorme di nuove unità monetarie; è trasportabile ed è divisibile, e nonostante venga frazionato non perde di qualità. Al paragone, le valute cartacee soffrono di alcune mancanze chiave che le rendono rischiose in fatto di stabilità (in relazione al potere d’acquisto ed alla quantità stampabile).
Secondo il World Gold Council:
La stabilità della produzione deriva dal fatto che quando vengono scoperte nuove miniere, servono per lo più a rimpiazzare la produzione attuale, piuttosto che ad espandere i livelli di produzione globale.
La produzione d’oro sperimenta tempi comparativamente lunghi, con nuove miniere che vengono alla luce circa ogni 10 anni. Ciò vuol dire che l’estrazione mineraria è anelastica, incapace di rispondere velocemente ai cambiamenti nel prezzo. Anche un rally sostenuto di
prezzo, sperimentato dall’oro negli ultimi sette anni, non si traduce facilmente in un incremento della produzione.
Paragonate ciò con l’offerta di denaro (M2). Raramente è cresciuta al di sotto del 5% su base annuale. In più non esiste un controllo naturale sull’aumento dei dollari come invece accade con l’oro, che deve essere estratto dal terreno:
popolazione. Ciò si è dimostrato vero per quanto riguarda le ultime vicende di salvataggi bancari europei e statunitensi. I costi delle loro insolvenze sono stati trasferiti sulla società, ovvero, i contribuenti; in questo modo si è ricreato un ambiente di quasi-boom in cui questi istituti hanno potuto beneficiare di nuovo denaro creato dal nulla per mettere una pezza temporanea all’espansione del credito precedente che aveva scatenato il precedente boom. Non solo, questo ambiente creato artificialmente conferisce un grande potere a coloro che ricevono per primi il denaro appena creato. Questo privilegio è conferito principalmente ai governi che possono evitare di spremere “visibilmente” il contribuente, sfilandogli invece di soppiatto il portafoglio attraverso una tassa occulta: l’inflazione. In questo modo si possono finanziare tutti i programmi clientelari esportando i costi ed i rischi sulla società. Le crisi attuali sono tutte figlie di questi atteggiamenti.
Ma se allora tutti i problemi riguardano l’inflazione, perché nell’aria si odono voci tremolanti al solo menzionare la deflazione? C’è sempre stata una certa reticenza nell’assorbire il concetto di prosperità in un ambiente di prezzi in discesa. In realtà, qui il problema trascende la questione delle valute. Il “problema” è la crescita economica. Scrive Shostak:
Contrariamente al modo di pensare popolare, la minaccia all’economia Statunitense non è l’alto livello di debito in quanto tale ma le politiche fiscali e monetarie espansive che indeboliscono il bacino dei finanziamenti reali. Inoltre, il calo dello stock di denaro che precede una deflazione nei prezzi ed una recessione economica è stato effettivamente innescato dalle politiche fiscali e monetarie espansive precedenti e non dalla liquidazione del debito. Inoltre, una volta che il bacino dei finanziamenti diventa stagnante o inizia a contrarsi, la crescita economica segue lo stesso fato ed il mito secondo cui le politiche del governo e della banca centrale possono far crescere l’economia viene fatto a pezzi.
L’incremento della produzione di beni ritenuti di maggior valore (un aumento della ricchezza) ha l’effetto di far calare i prezzi reali. Infatti, cresce il tenore di vita di quelle persone che vedono soddisfatti i propri desideri perché riescono ad ottenerli a prezzi ridotti; questo è ciò che è accaduto nell’era più prospera del genere umano che risale al XIX secolo Un calo generale dei prezzi è una manifestazione reale del benessere della società scaturito da una crescita economica forte, che a sua volta è il riflesso di un sistema monetario stabile nella sua offerta. Non solo la deflazione dei prezzi non è un problema, ma si evitano anche tutti i pericoli dell’inflazione monetaria citati in precedenza. Il lasso di tempo, però, che è andato dal 1914 al 1971 ha visto un crescente antagonismo nei confronti del gold standard che è stato trasformato in un fantasma di ciò che era stato anteriormente alla Prima Guerra Mondiale; i governi hanno allungato le mani brandendo il martelletto dell’asta. Dal 1971 in poi, l’asta mondiale in cui tutti noi siamo immersi quotidianamente è diventata palesemente truccata. Dal 1971 in poi la società ha vissuto decenni di raggiri e furti che hanno portato alla svalutazione delle principali valute mondiali, al troncamento dei flussi dei risparmi e al drenaggio del capitale a favore del governo.
Non c’è bisogno di strapparsi le vesti in nome di una maggiore regolamentazione dei mercati, essi hanno già dei limiti se lasciati liberi di agire: la creatività degli individui ed il sistema di
profitti/perdite. Sicuramente il settore bancario continuerà ad evolversi come ha fatto nel corso di tutti questi anni, ma senza l’interferenza del governo il processo ha una possibilità di scorrere liscio e senza grandi intoppi. Al momento, però, abbiamo una crisi mondiale che sta peggiorando. Molti paesi stanno scegliendo i metodi convenzionali (incremento del carico fiscale) per ripagare gli enormi debiti, trovandosi quindi ad un bivio: monetizzazione del debito o insolvenza. Si sta scegliendo di ritardare il giorno della resa dei conti, rimandando i problemi. Un Grande Default ci aspetta nel futuro prossimo e porterà alla distruzione delle valute fiat; in quel giorno potremmo essere chiamati a compiere una scelta.
Meglio farsi trovare preparati. source