Reclamation (2012) aveva ribadito le potenzialità di una formazione con radici salde e, al contempo, una mentalità aperta, amante dell’estremismo più feroce eppure in grado di arricchire il proprio sound con una serie di elementi esterni utili a rendere il tragitto vario e mai uguale a prima. Con quasi dieci anni di carriera alle spalle, vari album, ep, split e innumerevoli date dal vivo, i Protestant sembrano avere incanalato all’interno di In Thy Name tutta la rabbia e la negatività che albergavano in loro, tanto questo nuovo lavoro appare iconoclasta e richiuso in se stesso, figlio di quella ferocia nichilista che ha marcato indelebilmente la prima ondata black metal e che va ad qui infrangersi sul linguaggio dalle profonde radici hardcore del gruppo di Milwaukee. Questo nuovo capitolo è la perfetta fusione tra background punk e ascolti “spurii”, tra la primaria voglia di suonare una musica non compromissoria e l’impossibilità di rendere la stessa stereotipo/dogma di fede, perché dimostra chiaramente la voglia di guardare oltre e cercare nuove vie di fuga al proprio personale incubo in note. Il risultato non delude le aspettative, mantiene ferme alcune delle caratteristiche peculiari che hanno reso i Protestant un piccolo culto per palati abituati ai sapori forti e le immerge nel buio più totale, senza per questo finire per appiattirsi sulle attuali derive blackened-core, visto che la personalità della band resta sempre ben in evidenza e non si scimmiottano mai questo o quel nome di grido. Ciò che resta è un pugno di brani feroci, sgraziati, mai però lasciati soli nella loro furia cieca, perché le atmosfere che avevano fornito la marcia in più a Reclamation sono ancora tutte lì (si veda un brano come “Forfeit”), a colpire l’ascoltatore con una vena di malinconia che rende il tutto ancor più spesso, ricco di sfaccettature e umori differenti se non – a tratti – antitetici. In Thy Name è tutto qui, nella voglia di continuare a fare ciò che si ama e a seguire una passione bruciante, un amore totalizzante, al netto di mode e modi, al netto di belle discussioni e chiacchiere da forum. Come avrebbero detto i latini: esse quam videri.
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