Provaci ancora, Pink

Da Danielebailo @DanieleBailo

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Ci sono canzoni pop, di quelle che l’ascoltatore aristocratico annidato tra le pieghe di un ex frikkettone borghese che è in me sarebbe naturalmente portato a giudicare come paccottiglia musicale, che invece sono in grado di toccare qualche corda più profonda.

Una di queste è “Try” di Pink, una tipica star prodotta dal mercato americano che però, leggendo la pagina su wikipedia e cercando su youtube i suoi migliori singoli, si scopre che ha cantato e interpretato varie canzoni orecchiabili, usate anche in vari film. E tutto sommato ha anche una sua storia originale, un po’ particolare, di ragazza fatta da sola che ne ha provate tante prima di avere sucesso… ma non è questo il motivo per cui “Try” è una canzone da considerare.
Ci sono altre ragioni: i toni un po’ melodrammatici di Try, qui postata con la traduzione italiana, ne fanno una canzone che evoca una certa energia interiore. Un invito a non scoraggiarsi.

A riprovare dopo le cadute: nel vortice della passione, dei casini vari della vita, degli errori e delle cadute, Pink ha il coraggio di urlare “you gotta get up and try, try, try!“.

Credo sia un messaggio fondamentale, una tensione esistenziale capace di sostenere le nostre vite. Potrei arrischiarmi e andare oltre, affermando che ci sono dei punti in comune – addirittura – con la Buona Notizia cristiana… ma è un pensiero che per ora vale solo la pena di accennare. Ma c’è da rifletterci.

Indimenticabile il momento – lo ricordo ancora – in cui il pezzo mi è entrato nel cervello: ero in un aeroporto, per uno dei soliti viaggi, di ritorno da Bergen. Sento questo pezzo, una musica da un televisiore in un bar. “You gotta get up and try, try, try..”.
Qualcosa si smuove in me. Quasi mi verrebbe da commuovermi.
Mi volto alla ricerca della sorgente di questo suono… vedo il monitor in cui è proiettato il video. Immagini selvagge, un deserto, una danza e una lotta di corpi… un ritorno ad un livello primordiale, agli istiniti che proprio nella difficoltà escono fuori e spingono a rialzarsi e a non mollare.
L’animale che è in noi. La parte della bestia primitiva che abbiamo ereditato dai nostri avi, e che dobbiamo fare la sana fatica di concilare – ogni giorno – con le altre nostre dimensioni: intellettuale, spirituale, il desiderio.

E mi domando: ma quanto lo lasciamo davvero vivere questo animale?
Pink, sei forse venuta a ricordarci che esiste anche lui?

Buon ascolto.

Posto di seguito anche il video con una traduzione in italiano:


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