Mancano nove giorni all'inizio della Final 6 di Champions League, seconda edizione con questa formula. Da giovedì 28 partirà la caccia al titolo, e quanto accaduto un anno fa ha insegnato che fare pronostici può essere rischioso. Aldilà della comune aspirazione al trionfo, le sei formazioni in lizza hanno motivazioni aggiuntive che potremmo sinteticamente suddividere in due categorie.
Provarci. È il caso delle due ungheresi Szolnok ed Eger, entrambe all'esordio in una finale (per il Szolnok l'unica presenza nella competizione è datata addirittura 1965). Espressione della new wave della pallanuoto magiara che negli ultimi anni ha visto i nomi storici Vasas e Honvéd finire nelle retrovie, hanno l'obbligo morale di provare a riportare nel Paese che vive la pallanuoto come sport nazionale il titolo di Campione d'Europa a undici anni dall'ultima vittoria targata Honvéd. E se l'Eger ha dovuto lottare fino all'ultima giornata per conquistare la qualificazione, il Szolnoki VSC fresco vincitore del titolo nazionale si presenta con una formazione di tutto rispetto e ambizioni di vittoria finale appena attutite dalla sconfitta nell'ultima giornata che costringerà i biancoblu alla fatica supplementare di un insidioso quarto di finale contro i padroni di casa.
Riprovarci. Motivazione che accomuna le altre quattro pretendenti al titolo. A partire, noblesse oblige, dagli anfitrioni nonché campioni in carica del Barceloneta. Lo scorso anno il notevole sforzo organizzativo dei catalani fu ripagato, non senza sorpresa, dalla conquista del trofeo. Quest'anno l'obiettivo è duplice: tentare la riconferma (difficile, ma i precedenti insegnano a non sbilanciarsi) e migliorare quello che nel 2014 è stato il lato negativo della manifestazione, ovvero le scarse presenze sulle tribune (e la concomitanza della finale della Copa del Rey di calcio non pare destinata ad aiutare, anzi). Ma anche le due croate saranno lì per riprovarci. Il Primorje per cancellare le delusioni delle ultime due partecipazioni, finale persa contro la Pro Recco a Oradea nel 2012 e soprattutto l'inatteso stop nella semifinale del 2014 contro il Barceloneta quando tutti davano ormai per scontata la finale contro il Radnički. Lo Jug invece per riportare nella perla dell'Adriatico un titolo che manca dalla finale giocata in casa nel 2006 contro la Pro Recco che poi si vendicò per tre anni di seguito (due volte in finale e una in semifinale).
Infine, c'è una squadra per la quale riprovarci non è il termine adatto: la Pro Recco. La disfatta dello scorso anno ancora brucia nell'ambiente biancoceleste, a partire dal patron Volpi che vive come una sorta di ossessione il desiderio di staccare Partizan e Mladost nella classifica delle coppe vinte. Chi si sta organizzando per raggiungere la Picornell a sostenere la squadra non pare disposto a rivivere quella rabbia e quella delusione. Basterà la determinazione di Igor Milanović a riportare in Liguria la Champions League? Soprattutto, sapranno i giocatori trovare gli stimoli giusti per cancellare la pagina più nera degli ultimi quindici anni di storia del club biancoceleste?