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Provato PlayStation VR: DriveClub e Until Dawn: Rush of Blood

Creato il 29 ottobre 2015 da Lightman
    Provato PlayStation VR: DriveClub e Until Dawn: Rush of Blood

Da Driveclub ad Until Dawn: Rush of Blood, abbiamo provato le nuove demo della realtà virtuale sul PlayStation VR, il visore di Sony ormai quasi pronto per il lancio commerciale

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Sergio Pennacchini Giornalista freelance, scrive di videogame da troppo tempo per ricordarsi esattamente quando ha iniziato. Vive a Londra ma non è un cervello in fuga perché mancano le basi, cioè il cervello. Lo trovate su Facebook e Twitter.

Certo, ci aspettavamo qualcosa di più per quanto riguarda la PlayStation VR a questa Paris Games Week. Le indiscrezioni dei giorni precedenti alla fiera francese parlavano di annunci importanti, magari la data di uscita di questo caschetto bianco con le luce azzurre che porterà la realtà virtuale su PlayStation 4. E invece no. Niente data di uscita, solo un paio di titoli nuovi che arriveranno per PS VR. Ma l'occasione era comunque ghiotta per provare l'ultima versione del PlayStation VR, ormai sempre più vicina a essere completa. Anche se Sony non esclude che possano esserci ulteriori affinamenti, il casco che abbiamo provato a Parigi sembra davvero un prodotto pronto per entrare in produzione. Abbiamo anche avuto modo di provare alcune nuove demo: Driveclub VR, PlayRoom e Until Dawn: Rush of Blood.

Comodo e leggero

Provato PlayStation VR: DriveClub e Until Dawn: Rush of Blood

Due parole sul casco PlayStation VR. Indossarlo è davvero semplice. Tramite un pulsante posto sul retro si può allargare la circonferenza del casco per adattarlo alle dimensioni della vostra testa. È imbottito e leggerissimo: dopo qualche secondo nemmeno vi accorgerete che lo avete addosso. La distanza dello schermo anteriore si può regolare tramite un altro tasto, mentre invece è confermata l'assenza di audio. A meno di clamorose sorprese, al casco dovremo quindi abbinare delle cuffie, caldamente consigliate per poter godere di un effetto surround all'altezza di un'esperienza immersiva come la realtà virtuale. Il primo contatto è con PlayRoom VR. Sicuramente sarà uno dei titoli di lancio e, con tutta probabilità (ma questa è solo una nostra ipotesi), potrebbe essere incluso insieme al casco. Del resto, si tratta di una raccolta di mini-giochi, pensati soprattutto per essere giocati in compagnia e per dimostrare le potenzialità della realtà virtuale anche come gioco di gruppo. Il menu principale è in realtà una stanza dei giochi, ricchissima di oggetti e dettagli che possiamo esplorare con il casco, avvicinandoci e allontanandoci, oppure voltandoci di 180 gradi per vedere cosa c'è alle nostre spalle. Basta un attimo per sentirsi totalmente trasportati dentro a questa stanza dei giocattoli. Tramite uno schermo davanti a noi invece possiamo scegliere quale dei mini-giochi affrontare. Ne proviamo due. Il primo è una sfida per cinque giocatori in cui chi indossa il casco controlla un gatto robot accucciato dietro una tenda che affaccia su una cucina in cui gli altri quattro giocatori, i topi, cercano di rubare il formaggio. Il gioco è una sorta di "un, due, tre, stella!". Il gatto può sporgersi fuori dalla tenda (basta chinarsi in avanti) aprendo la tenda: quando la tenda è aperta i topi devono essere immobili: basta un piccolo movimento per essere catturati ed eliminati dalla partita. Se i topi riescono a raccogliere tutto il formaggio vincono. L'obiettivo del gatto invece è quello di catturarli tutti. Semplice ma, giocato con qualche amico, molto divertente. Meno efficace la seconda demo, in cui chi indossa il casco controlla un terribile mostro che deve distruggere i palazzi di una città a testate (occhio a non avere gente intorno). Gli altri quattro giocatori, invece, dovranno fermarlo tirandogli addosso oggetti vari, che chi indossa il casco dovrà evitare spostandosi e schivando di lato. Meno efficace rispetto a gatti e topini, ma comunque divertente. Se però dalla realtà virtuale volete esperienze più adrenaliniche, non vi preoccupate. Giusto accanto alla postazione di PlayRoom VR c'era una poltrona da cui provare Until Dawn: Rush of Blood e Driveclub VR...

La casa degli orrori

Cosa è esattamente Rush of Blood? Prima di parlarne è bene chiarire una cosa. Si tratta di un gioco più piccolo e sicuramente meno ambizioso di Until Dawn. Non è un'avventura, non ci sono scelte da prendere che influenzano il finale. Si tratta in realtà di qualcosa di molto più vicino ai vecchi sparatutto da sala giochi, quelli con pistola a raggi infrarossi. Rush of Blood infatti è una visita a un parco giochi, nella casa degli orrori. Solo che a differenza di quello che accade nei veri parchi, qui tutto è davvero posseduto e c'è una ragazza coi capelli neri e lisci che vuole farci a pezzi lanciandoci addosso ogni genere di atrocità. Uno sparatutto su binari, insomma. Si sale sulla carrozza e questa comincia a muoversi, senza che noi dobbiamo fare nulla. Si cigola lentamente sui binari, lungo corridoi scuri e tetri, un lontano spettro di quello che un tempo fu un luna park come tanti altri. Pareti che cadono a pezzi, ruggine, polvere: è chiaro che qui dentro nessuno ci mette piede da parecchio tempo. L'effetto casa degli orrori comincia subito e, come nelle attrazioni vere di questo genere, lo spavento arriva dal fantasma che compare all'improvviso, dal rumore in lontananza. Molto presto però l'esperienza si trasforma in un classico sparatutto stile House of the Dead: tramite i controller Move possiamo sparare con due pistole (per ricaricare basta un movimento del polso verso l'alto) per colpire gli oggetti che la ragazza ci manda contro, oppure gli zombi-manichini che dobbiamo affrontare nella seconda parte dell'avventura, quando il carrello arriva in una stanza più aperta, costringendoci quindi a guardarci anche di lato per proteggerci dai nemici che ci attaccano da ogni direzione. C'è anche una specie di scontro con il boss, in cui bisogna sparare a un cuore pulsante che blocca l'uscita, e nel frattempo difenderci dagli zombi. Questa è solo una piccola porzione di quello che ci aspetta in Rush of Blood, ma l'impostazione sembra abbastanza chiara: uno sparatutto su binari a tema horror, con la possibilità di muoversi a 360 gradi grazie alla realtà virtuale.

C'è anche Driveclub

Provato PlayStation VR: DriveClub e Until Dawn: Rush of Blood

Una cosa è chiara: la realtà virtuale è perfetta per quei videogame in cui bisogna stare seduti nel gioco. Come una simulazione di combattimento spaziale o, ovviamente, un gioco di guida: qui, anche se in teoria ci muoviamo a centinaia di chilometri orari, la sensazione di motion sickness è nettamente minore perché, in realtà, siamo seduti dentro un abitacolo. Non stupisce quindi che Gran Turismo Sport supporterà PlayStation VR, e non stupisce nemmeno più di tanto ritrovarsi tra le demo disponibili una versione di Driveclub pensata per la realtà virtuale. Non è nulla di speciale: semplicemente si corre e con la testa si controlla la visuale. Potremo osservare i nostri avversari di lato mentre tentano di sorpassarci, oppure girarci per vedere chi ci segue. È tutto perfettamente naturale e dopo pochi secondi si rimane concentrati sulla pista, con una sensazione di coinvolgimento totale, assoluto. Ci sono, però, alcuni compromessi da fare. Per poter far funzionare PlayStation VR è necessario assorbire un bel po' di potenza della PS4, e quindi la versione VR di Driveclub era nettamente meno definita dell'originale. È la prima volta che vediamo un gioco già uscito adattato per PlayStation VR e la sensazione è che la perdita di dettaglio grafico sia netta. Nel caso di Driveclub VR la risoluzione era sicuramente inferiore (anche se i ragazzi di Evo Studios non hanno voluto dirci quanto) e c'erano molti meno effetti grafici: persino le immagini degli specchietti, al momento, erano disattivate, così come il ciclo giorno/notte e le condizioni meteo variabili. Niente di cui preoccuparsi: questa è una demo tecnica mostrata per far vedere come potrebbe funzionare la realtà virtuale con Driveclub, e quindi non è minimamente ottimizzata. Chiacchierando con il team Evo Studios, scopriamo che in realtà, con più a tempo a disposizione, tutti gli effetti grafici e atmosferici dell'originale potrebbero essere inseriti anche nella versione VR. Ma ci sarà comunque un compromesso, una perdita di dettaglio, necessario per assicurare un frame rate stabile e all'altezza. Certo, non sarà il massimo, ma possiamo assicurarvi che bastano un paio di partite per dimenticarsi di questi dettagli: la sensazione di trovarsi davvero al volante di una BAC Mono era così forte che, davvero, non volevamo più scendere. Con la realtà virtuale, l'esperienza di guida è tutta un'altra cosa. Non vediamo l'ora, a questo punto, di provare Gran Turismo Sport.

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