Massive Entertainment reinterpreta il canone degli MMO, mescolandolo con timide dinamiche da Third Person Shooter e collocandolo in un affascinante contesto moderno. Le impressioni dopo quattro ore di gioco.
The Division
Videoanteprima
Francesco Fossetti scrive di videogiochi -fra una cosa e l'altra- da più di dieci anni, e non ha ancora perso la voglia di esplorare il mercato con vorace curiosità. Ammira lo sviluppo indie e lo sperimentalismo, divora volentieri tutto il resto. Lo trovate su Facebook, su Twitter e su Google Plus.
The Division non è uno sparatutto in terza persona. O almeno: non solo. L'ambizione di Massive Entertainment, chiara ed evidente dopo pochi minuti di gioco, è quella di mescolare i ritmi di un third person shooter con le meccaniche di un MMO. Anche se, seguendo la moda inaugurata da Destiny ed in barba al nome della software house, c'è davvero poco di "massivo" in The Division. Anzi, l'esperienza è pensata per dare il meglio di sé con un gruppo di compagni affiatati e fedeli, un team di quattro giocatori pronto a pattugliare le strade di New York.
Attenti, quindi, prima di giudicare d'impulso: cercate di capire se questo ibrido può fare per voi, se siete disposti a sacrificare l'azione delle sparatorie per entrare in un'ottica nuova, fatta di statistiche, DPS, aggro. Cercate di capire se The Division può colmare quel vuoto profondo che lo sparatutto Bungie ha lasciato nel vostro cuore ed in quello dei vostri compagni di clan, pur mettendo da parte la purezza del "gunplay" per esaltare invece gli elementi da Gioco di Ruolo.
Per noi, lo diciamo subito, la formula architettata dal team di sviluppo ha funzionato alla grande. Dopo averlo provato per circa quattro ore nella freddissima Malmo, anzi, non vediamo l'ora di mettere le mani sul prodotto finito, per scoprirne tutte le sfaccettature e consumarlo fino all'endgame. The Division ci è parso infatti un gioco coraggioso, originale, capace di acchiappare l'utente grazie ad una progressione ben studiata, ma anche in grado di caratterizzare ottimamente l'ambientazione grazie ad una narrazione quasi "puntiforme", diluita e "nascosta" nelle strade di Manhattan. Il titolo Ubisoft, insomma, ha davvero le carte in regola per fare un bel centro.
MMOTPS
L'America è in ginocchio. Nello scenario immaginato da The Division un virus diffuso attraverso lo scambio di contanti ha decimato la popolazione e fatto collassare tutte le istituzioni economiche e sanitarie, precipitando nel caos integrale le grandi metropoli degli Stati Uniti. Uno scenario che il team di sviluppo definisce "assolutamente plausibile", a giudicare dai risultati dell'operazione Dark Winter, simulazione emergenziale che gli USA hanno condotto realmente per testare la tenuta del sistema di fronte ad un attacco batteriologico. In The Division il giocatore interpreta un membro dell'omonima squadra di agenti speciali, addestrati segretamente ed attivati per cercare di ristabilire l'ordine, in una città presa d'assalto da fanatici e criminali. La componente narrativa del titolo Ubisoft parte da queste premesse, e si evolve raccontando gli sforzi compiuti dal giocatore per salvare Manhattan, ma anche mostrando all'utente il dramma della caduta. I filmati che si sbloccano terminando le missioni principali, ad esempio, fanno il punto sulle personalità che guidano i gruppi di rivoltosi: i Rikers fuggiti dalla prigione di stato, o i Cleaners che pensano di purificare la città bruciando ogni cosa. Sparsi per la città ci sono anche i cosiddetti "Echo": indizi dell'avvenuta catastrofe, reminiscenze del crollo sociale che possono essere visualizzate come ricostruzioni virtuali. Si tratta insomma di un racconto composto da frammenti che si intrecciano con l'ambientazione, figlio di un attento lavoro di caratterizzazione del mondo di gioco. Massive Entertainment ha capito quanto importante sia, per far presa sulla community, esprimere una "mitologia" interessante e curata, quella " lore" che in altri prodotti resta fin troppo in disparte.
L'avventura del giocatore inizia in ogni caso con un obiettivo ben preciso: quello di liberare il Farley Post Office, così da poterlo trasformare nel centro nevralgico delle operazioni di salvataggio della città. È questo il momento in cui si comincia a prendere confidenza con il sistema di gioco: quello in cui, come dicevamo, si capisce che The Division non è un TPS classico. A sorreggere tutto l'impianto ludico c'è una struttura ruolistica che identifica l'efficacia delle armi mostrandone non tanto la potenza di fuoco, ma il Damage Per Second (DPS), ovvero la quantità di danni inflitti ogni secondo. Insomma, il gioco considera prioritario l'intreccio di dati e statistiche, invece che la prontezza di riflessi e la propensione allo strafe. Anche l'uso delle coperture e dei gadget di supporto come medikit e granate è molto particolare. Se volete un'idea più precisa di quello che vi aspetta a livello di gameplay, potete pensare alla formula adottata dal primo Mass Effect.
Ammettiamo che, inserito in un contesto realistico come quello di The Division, questo impianto ludico risulti sulle prime un po' strano. I nemici, ad esempio, hanno una lunga barra della vita, e non c'è headshot che tenga: mirando alla testa si ottiene un colpo critico, ma non un'uccisione istantanea. Sugli avversari più coriacei bisogna scaricare centinaia di proiettili, senza aspettarsi che questi reagiscano in maniera credibile. Spesso, anzi, se ne staranno esposti a bersagliare un compagno con un elevato valore di "Threat", ignorando completamente la nostra presenza solo perché lui li avrà aggrati (così si dice in gergo). The Division è un gioco fatto di "stat", danni che spuntano fuori ad ogni colpo, resistenze e "buff". Una volta entrati in quest'ottica, è davvero difficile non rimanere ammaliati: quello di Massive Entertainment è di fatto un "ristretto" MMO ambientato in un contesto moderno, inedito per il genere d'appartenenza e molto affascinante.
Davvero ben strutturato il sistema di sviluppo del personaggio. Dopo aver riconquistato il centro operativo potremo imbarcarci in un tris di missioni per liberare tre personaggi chiave, ciascuno in grado di supervisionare la ristrutturazione di una delle sezioni della nostra base. Il quartier generale delle operazioni, che sarà "privato" per ogni giocatore, potrà essere sviluppato di pari passo con il proprio PG. Ciascuna delle aree di ricerca, ovvero quella Medica, quella Tecnica e quella Difensiva, sbloccherà progressivamente nuove abilità attive e perk con cui personalizzare il proprio alter-ego. Una delle particolarità di The Division è l'assenza di un sistema di classi tradizionale: il personaggio non sarà instradato in un percorso di sviluppo predefinito, e in ogni momento potremo scegliere se assegnargli skill appartenenti all'uno o l'altro ramo. È un elemento fondamentale, nell'ottica del team di sviluppo, perché ci sono abilità e gadget che sono estremamente funzionali quando si gioca in solitaria, ed altri che invece sono utili soltanto quando si è in gruppo; e ancora troveremo potenziamenti pensati per il PvP e altri per il PvE. Cambiare in corsa le abilità attive è importante quanto cambiare equipaggiamento.
In generale, comunque, i tre rami rappresentano gli archetipi classici degli MMO. Il ramo Medical permette di trasformarsi in un perfetto personaggio di supporto, mentre quello Tech, grazie a gadget come torrette d'attacco e granate a ricerca, è pensato per massimizzare il DPS. Le abilità Difensive invece sono quelle che interessano ai tradizionali Tank, capaci ad esempio di estrarre uno scudo portatile e assorbire un bel po' di danni.
Qualcuno potrebbe lamentarsi del fatto che si possono equipaggiare soltanto due abilità attive, più una "super" che si sblocca a livello 20 (il cap è fissato a 30). In verità anche le funzioni di medikit e granate possono essere personalizzate, e quindi è possibile scolpire in maniera molto precisa la tattica d'ingaggio. Per ogni skill esistono tre diversi modificatori che ne cambiano il comportamento, e lo stesso vale per le armi. Su fucili e mitragliette possono essere montati vari accessori (che si possono persino costruire tramite un sistema di crafting ancora da esplorare): i silenziatori, ad esempio, riducono il livello di Threat e quindi fanno in modo che i nemici concentrino le proprie attenzioni su altri membri del party, mentre i caricatori estesi massimizzano il DPS.
Massive Entertainment sembra aver delineato un sistema interessante e profondo, capace di sostenere un ottimo dinamismo garantire la varietà di approcci che non dovrebbe mancare ad un titolo del genere. Per il momento siamo rimasti ben impressionati dalle tattiche di squadra che è possibile approntare, e dalla facilità con cui è possibile "riscrivere" il proprio ruolo e cambiare strategia.
Uno dei pilastri fondamentali del concept di The Division è la sua volontà di fondere PvP e PvE, multiplayer cooperativo e schermaglie competitive. Queste ultime si svolgono all'interno della Dark Zone, una porzione di New York in cui è possibile incontrare altri gruppi di giocatori e lupi solitari. Qui, tuttavia, gli scontri fra utenti non sono strettamente necessari. Anzi: ci sono molti nemici aggressivi, e unire le forze con altri giocatori potrebbe essere l'unico modo per avere la meglio di squadre ben organizzate di Riker e Cleaner. Sparando ad un utente, fra l'altro, verremo immediatamente segnalati come "Rogue Agent" e una taglia sarà messa sulla nostra testa. Qual è, quindi, l'incentivo a far fuoco contro i giocatori? Ovviamente il loot! In quest'area di gioco il loot è molto potente ma condiviso, e uccidere un giocatore significa poter raccogliere tutto l'equipaggiamento che lui ha trovato (ma per fortuna non quello che possedeva prima della sessione di gioco). Nel caso in cui si voglia una volta per tutte ribadire la proprietà degli oggetti raccolti, c'è la possibilità di richiedere un'estrazione: in questo caso un elicottero verrà inviato dalla base e potremo così depositare gli oggetti e "bloccarli" sul nostro account. C'è un solo problema: tutti i giocatori presenti nella Dark Zone saranno informati che qualcuno ha richiesto un'estrazione. Attenti quindi a non attirare gli sciacalli. O magari a non voltare le spalle ad un gruppo che fino a quel momento vi ha aiutato, ma che proprio all'ultimo momento potrebbe decidere di tradirvi.
Quello che resta da verificare è quindi il valore contenutistico dell'offerta. La mappa di The Division, dobbiamo ammetterlo, ci è sembrata un po' piccolina, anche se le cose da fare sono davvero tante. Le missioni secondarie che abbiamo affrontato ci sono sembrate ben caratterizzate, portandoci ora in giro per le strade, ore sui tetti degli edifici, ora al loro interno, in sessioni "istanziate" che hanno la stessa funzione dei Dungeon negli MMO di stampo Fantasy. Bisognerà però valutare la tenuta dell'offerta e soprattutto dell'endgame, il sistema di Loot e la presenza di attività paragonabili ai Raid, che purtroppo non abbiamo potuto affrontare. Il team di sviluppo mette le mani avanti e ci rassicura: nel percorso che andrà dalla pubblicazione del gioco al lancio dei primi DLC ci saranno content patch gratuite per tutti gli utenti. "Sappiamo quello che serve ad un prodotto del genere", dicono i responsabili del progetto. E noi, viste le ottime impressioni suscitate dal prodotto, vogliamo fidarci.
Il nuovo volto di New York
Abbiamo visto The Division in azione su Xbox One e su PC e, lo diciamo senza timor di smentita, la distanza fra i risultati raggiunti su console e quelli invece ottenuti su un hardware bello prestante è abissale. Su Computer il titolo gira fluidissimo a 60fps, con un field of view impressionante ed una qualità delle texture di cui è difficile lamentarsi. Non sapremmo dire se il colpo d'occhio eguaglia quello del video con cui il publisher presentò il prodotto, ma di sicuro ci si avvicina. Le pozzanghere formate dalla neve sciolta riflettono il profilo dei palazzi, la qualità delle ombre è impeccabile, e l'illuminazione è gestita in maniera credibile (lo Snowdrop Engine supporta effetti di Global Illumination dinamica, e pure l'HDR al passaggio tra ambienti interni ed esterni è meraviglioso). La presenza di una schermata delle opzioni letteralmente straripante conferma che il team di sviluppo ha lavorato alla versione PC in maniera davvero meticolosa, scacciando più lontano possibile il fantasma dell'underdevelopment.
Purtroppo su Xbox One si perde molto: il titolo gira a 30fps, e ci sono evidenti problemi nel loading delle texture, che appaiono sugli oggetti con qualche secondo di ritardo. Le routine fisiche che su PC permettono di spostare diversi oggetti accatastati ai margini della strada sono ridotte al lumicino, ed ovviamente la qualità complessiva del colpo d'occhio risente molto di una potenza computazionale ridotta rispetto ai desktop di fascia medio/alta. Nonostante la versione Ps4 non si sia fatta viva, non crediamo che i risultati possano essere molto superiori.
Questo non significa che The Division sia un titolo brutto da vedere: una pezza ce la mettono anzitutto l'atmosfera ed il lavoro di caratterizzazione di questa versione lacerata di New York, ma complessivamente, se si considera l'estensione della mappa di gioco e la totale assenza di caricamenti anche quando accediamo agli edifici, il risultato è molto più che dignitoso. Effetti speciali e particellari potrebbero essere migliorati un po', ma complessivamente The Division riesce a mediare ottimamente fra la necessità di una buona fluidità ed il dettaglio della resa grafica.
Ispirato anche il Character Design: l'editor dei personaggi permette di creare specialisti ben riconoscibili, agenti duri e disillusi pronti a gestire l'emergenza di una città allo sbando.
Che hype dai a: Tom Clancy's The Division
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