Come aveva raccontato già a suo tempo, la ‘povna aveva deciso, i mesi scorsi, di tentare la domanda di trasferimento, per la quale aveva con precisione compilato la domanda, dimenticandosi poi il tutto nel turbinio in cui si era trasformata la sua vita nei mesi prima della fine.
A giugno – il burosauro, è noto, muove i suoi passi con lentezza – dei movimenti delle scuole superiori non si sapeva ancora nulla. E la ‘povna si è avviata perplessa verso i primi giorni di vacanza senza comprendere davvero che cosa attendere o sperare. In quel momento, lo ammette, il pensiero di troncare a metà il lavoro svolto la lasciava diffidente. I Merry Men da portare avanti (e gli occhi della Pesciolina), e la sfida del triennio; una scuola che le si addice come un guanto, il buon senso della preside Barbie. E poi, l’amicizia di Mafalda, il tempo pieno, i buoni rapporti con buona parte dei colleghi.
Con il tempo, però – mentre si snodava, suadente, il filo rosso degli esami dell’Onda – la ‘povna si era scoperta assai più malleabile. Perché a lei i rituali piacciono davvero tanto, e dunque l’idea di chiudere il cerchio, e lasciarsi quel portone alle spalle, insieme alla classe che le si è avvinta al cuore come mai più in nessuna vita potrà essere, le pareva solo bella, di quella bellezza pura e assoluta delle storie. Questa – e anche qualche considerazione giudiziosamente pratica (la vicinanza, i soldi) – avevano contribuito a rendere idealmente asettico il tempo sospeso dell’attesa di notizie. Perché in fondo a se stessa la ‘povna sapeva che avrebbe avuto, in entrambi i casi, molto da guadagnare e da rimpiangere – e questa è la condizione unica che uno sceneggiatore abile dovrebbe costruire per la trama.
Così oggi, quando il tempo di quell’attesa si è concluso, finalmente, la ‘povna ha aperto con curiosità la sua casella di posta, per leggere, quasi come in un trailer, l’anticipo sub specie ministerii della sua futura storia. La risposta di quello che sarà di lei il prossimo anno è contenuta, scritta chiara, proprio qui sotto. E chi legge, la ‘povna ne è certa, non avrà difficoltà a identificare, come password, il nume tutelare che la accompagna da sempre nella costruzione dell’intreccio.
Comunque è andata, è stato un successo. In ogni caso (farewell, my Wave, forever, dearest…), si apre un’altra storia.