Verso la fine dell'anno scolastico, a maggio, sono state svolte nelle
classi seconde delle scuole superiori le prove messe a punto
dall'Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema dell'Istruzione
(INVALSI). «Le prove INVALSI hanno lo scopo principale di misurare i
livelli di apprendimento raggiunti dagli studenti italiani relativamente
ad alcuni aspetti di base di due ambiti fondamentali: la comprensione
della lettura e la matematica. In termini ancora più espliciti, mediante
le prove del Servizio nazionale di valutazione (SNV) si vuole giungere a
una misura dei livelli di apprendimento nei suddetti ambiti,
comunemente ritenuti condizione necessaria per un accesso consapevole
alla cittadinanza attiva.» (dal Rapporto tecnico sulle caratteristiche
delle prove INVALSI 2011)
La discussione che accompagna, precede e
segue questi test, tra i docenti è spesso delicata e aspra, ma quasi
sempre si conclude con qualcosa tipo: "non servono a niente e non siamo
tenuti a farli". Questa è all'incirca anche la posizione dei principali
sindacati della scuola, con motivazioni ufficiali che vanno dal "non
sono previsti nel contratto di lavoro", al "non servono a niente e
sprecano soldi", passando per "l'attività di insegnamento è peculiare e
non può essere valutata con sistemi propri di altre realtà", fino, per i
più cerebrali, al "cercare di quantificare e valutare l'attività
didattica con un 'quiz' ne svilisce il significato e il valore".
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