J.L. Godard, Prénom: Carmen (Francia 1983): film lungamente inseguito, la visione al Lumière è stata essenziale per apprezzare il formato (4:3) e il cartello finale per commemorare questo formato demodé ("in memoriam small films". Storie parallele montate parallelamente, quella di Carmen e Joseph e quella della colonna sonora, un quartetto d'archi alle prese con Beethoven, che si riuniscono nella sequenza finale (durante le riprese pretesto per tentativo di rapimento).
(Cela s'appelle l'aurore, titolo di un film di Bunuel del 1955 (Gli amanti di domani e battuta conclusiva dell'Elettra di J. Giraudoux: non a caso Carmen è soprannominata dallo zio 'piccola Elettra', proprio quando le pone la medesima domanda che lei fa al cameriere.)
Affine a Sauve qui peut sia nella riflessione sul linguaggio cinematografico e sull'uso della colonna sonora (l'habanera di Bizet è solo fischiettata un paio di volte per caso), il film è ancora una volta una prova tecnica. Della storia di Carmen Godard - che interpreta il ruolo dello zio pazzo ed ex-regista ossessionato (ricorda Il nipote di Wittgenstein - amplia una parte trascurata, la passione esplosiva e distruttiva tra i due protagonisti. Il loro rapporto è fin dal primo incontro durante la rapina alla banca (Joseph è una guardia giurata) oscilla continuamente tra passione (esplicitamente erotica) e violenza verbale e fisica: ci sono echi di Vivre sa vie (Carmen parla senza il sonoro) e soprattutto di Le mépris, specie nella sequenza accompagnata da Ruby's arms:
Alcune chicche: i tulipani nella stanza di ospedale ricordano quelli di Domicile coniugal di Truffaut; le scene erotiche tra Carmen e Joseph nella casa spoglia ricordano quelle di Bertolucci; la donna delle pulizie che dopo la sparatoria nella banca lava (male) il sangue sa di Bunuel, come molti altri piccoli dettagli: critica cinematografica sparsa, più che vero film, ma tant'è.
Poche parole, invece, merita il film di Soldini, Cosa voglio di più (Italia-Svizzera 2010): così così, il solito film italiano sulla crisi della famiglia, questioni di corna e sogni infranti, coraggio poco e impocrisia tanta. Troppo appiattito sul quotidiano. Già visto e sentito. Sbadiglio.