A Sinalunga (provincia di Siena) i lupi assaltano una fattoria didattica uccidendo una ventina di animali. Gli abitanti ne auspicano lo spostamento artificiale in aree meno abitate, dichiarando: “Da tempo viviamo nella paura, anche nel centro abitato. La sera, prima di andare a dormire, spranghiamo le porte e le finestre ai piani bassi delle nostre case.” Quando leggo certe cose bestemmio tutto quello che conosco, come se i lupi entrassero in casa della gente per rubare l’iPhone5. Il sogno di questi nuovi animalisti 2.0 è far diventare i lupi dei perfetti cittadini, magari vegani, con tanto di banchetto informativo nel bel mezzo del bosco e laboratorio di autoproduzione di tofu e seitan.
Siamo una società talmente perversa e autistica da credere di tutelare la natura privilegiando una fattoria didattica alla salvaguardia di un bosco come Cristo l’ha fatto. I lupi sono carnivori, ce ne facciamo una ragione? Non sono i soli, e peraltro non hanno per questo allevamenti industriali. Raccontano a un bambino che la natura è una favola perbenista al pari della cicogna che porta i bambini. Stupisce come una delle due sia così longeva, forse perché la televisione satellitare anche nel cesso implica una regressione ai livelli di intelligenza prepuberale, e questa si che non è una favola. D’altronde a catechismo ci insegnano: “Ama il prossimo tuo come fosse te stesso”. Io provo ad amarlo, od odiarlo, per quello che è. Se è un lupo non posso aspettarmi che barrisca, né che porga la tetta al coniglietto appena nato, ma che se ne stia a zonzo per l’appennino e che mangi quando ha fame, come fa da millenni e sempre meno in pace. Se non trova da mangiare nel bosco non è perché è sempre più goloso e birbante, ma perché l’abbiamo riempito di autostrade, rotaie e recinti, e perseveriamo nel ritenere che l’errore sia la soluzione.
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