“In riferimento alla lettera aperta indirizzata agli organi politici della Provincia di Oristano inviata dal segretario provinciale Fisascat Cisl, il presidente de Seneen, anche a nome della Giunta provinciale, interviene sul merito della nota sindacale.
Il quadro a tinte fosche che descrive il sindacalista è rimandato al mittente anche nella considerazione che né Cirilli né alcun sindacato sono mai intervenuti in difesa di una situazione politica che è andata degenerando e dove la demagogia ha trovato facile riferimento nell’abolizione della struttura politica che amministra le Province.
Questo obiettivo è stato raggiunto e l’Ente, al quale restano solo le risorse di stretta competenza, non resta che riallineare il quadro di impegni e spese attraverso operazioni di contenimento che investono l’insieme della struttura e dei servizi.
Un quadro sarà meglio chiarito con il prossimo Bilancio, che ingessa una situazione e uno stato di cose da altri voluto, che non ha trovato difensori, tanto meno nei sindacati da subito schierati per l’abolizione dell’Ente Provincia.
La Provincia è stato sede di coinvolgimento delle parti sociali, attraverso un confronto che nel territorio è sfumato con il frantumarsi della coesione sociale e il venir meno degli attori e non della Provincia, sulla quale sono stati peraltro scaricati problemi e bisogni, anche estremi, che l’Ente da solo non è in grado di risolvere per le limitazioni finanziarie imposte dalla Regione e dallo Stato.
La nota del Presidente Massimiliano de Seneen
Siamo ormai abituati ad attacchi, quasi quotidiani, rivolti alla Provincia e non solo a quella di Oristano, ma a tutte le Province d’Italia. Che bello sarebbe se le Province fossero davvero il male di questo paese, di questa Regione, di questo territorio e di questa città! Un colpo di spugna e avremmo risolto i problemi.
Saremmo stati noi, i primi a volerlo fare.
Non sappiamo se ciò che scrive il segretario provinciale del sindacato Fisascat Cisl, Giovanni Battista Cirilli, sia condiviso dalla dirigenza della CISL, ma certo non ci sembra corretto affrontare problematiche dirette come quella del servizio di portierato e del servizio delle pulizie dei locali, che coinvolge il futuro di molti lavoratori, con argomentazioni demagogiche, considerazioni banali, utili solo ad individuare un responsabile per nascondere le vere responsabilità che devono essere ricondotte molto più in alto, a monte.
Sarebbe corretto sottolineare, infatti, che le Province, vittime della campagna demagogica e superficiale portata avanti ormai da qualche anno, non hanno più forza né finanziaria né politica per poter porre un freno al sistematico bieco impoverimento degli enti locali (quindi del territorio per chi non l’avesse ancora capito) messo in atto dallo Stato prima e dalla Regione poi.
In questo, colpevolmente complici sono stati i sindacati, a livello nazionale e regionale, che sembra nulla abbiano capito di ciò che stava succedendo, c’è stato da parte loro un grave disinteresse e certamente nulla hanno fatto per impedirlo.
Una per tutte: in questi anni la Provincia ha avuto tagli per 12 milioni e 500 mila euro.
Niente ha fatto la CISL, giusto per richiamare la sigla sindacale che ci accusa, per impedire che le risorse proprie delle Province venissero scippate al territorio: perchè questo sta succedendo, nel silenzio assoluto di tutti.
Silenzio assoluto anche sul nuovo scenario istituzionale che si sta prospettando: con la nascita delle Città metropolitane, come sarà per quella di Cagliari, il Paese e la Regione saranno divisi in territori di serie A (quelli rientranti nelle Città metropolitane, a cui il ddl assicura risorse strumentali e entrate proprie delle ex Province) e territori di serie B (quelli che non avranno dignità di Città metropolitana, che dovranno operare con risorse trasferite dalle regioni, secondo le solite logiche clientelari).
Risorse che certamente non rientreranno e di conseguenza mancheranno al territorio e non all’ente provincia. Si è attaccato l’ente senza comprendere che eliminando il livello istituzionale sarebbero state tagliate risorse certe alle comunità. Ecco, avremmo gradito un impegno in questo senso da parte della CISL, serio, concreto, nel merito delle questioni.
Ma ancora è presto. A breve ci sarà il taglio su Prefetture, Motorizzazione, Camere di Commercio e altri enti statali che avranno come conseguenza un ulteriore, gravissimo impoverimento soprattutto della città di Oristano. Questi sì, interventi che incidono pesantemente sulla comunità ed è su questi che avremmo voluto un supporto dai sindacati – ma non solo – quando negli anni scorsi ne anticipavamo l’adozione, prospettandone i riflessi negativi.
Invece, siamo ancora a leggere lettere piene di luoghi comuni, si assiste ad un ulteriore scorretto e ingannevole abbinamento tra Provincia e il “DIRITTO ALLA VITA, ALLE PERSONE CHE VANNO A MANGIARE ALLA MENSA DELLA CARITÀ”.
Tutto troppo semplice. Con questa lettera, il segretario provinciale del sindacato Fisascat Cisl, ha certificato quanto sia colpevolmente ignaro di come e quanto sia mutato il quadro istituzionale.
La Provincia è stata delegittimata, impoverita, derisa, attaccata a volte giustamente (come accade nell’operare di tutte le pubbliche amministrazioni) ma spesso ingiustamente.
Secondo noi non è pertinente il richiamo fatto nella lettera su “Aeroporto chiuso, industrializzazione non se ne parla, Viabilità Dio ce ne scampi, Ginnasio di Laconi andato anche quello”: tutto semplificato in due righe. Magari qualche cos’altro è stato fatto, forse dovremmo lasciar perdere ma rispondiamo anche su questo.
Aeroporto è chiuso non certo per responsabilità della Provincia che unica e ancora ultima a credere sull’infrastruttura ha dovuto combattere con il progressivo allontanamento degli altri soci (Comune, Camera di Commercio e soprattutto Regione Sardegna). Altre logiche hanno determinato la chiusura dell’Aeroporto e solo la Regione avrebbe potuto intervenire, se lo avesse ritenuto strategico, per sostenerlo. Meraviglia il fatto che la CISL non si sia resa conto di ciò.
Industrializzazione: spariamo a zero, tanto una più o una meno è lo stesso. Come spiegare che le politiche della grande industria sono tutte fallimentari in Sardegna e non ne vengono a capo neppure a livello di governo regionale.
Viabilità: 40 milioni di euro per lavori sulla viabilità appaltati e consegnati. Avendo le risorse ne investiremmo di centinaia, di milioni, nella viabilità provinciale, che consiste in oltre 1000 km di strade, ma con la scusa dell’ente inutile, Stato e Regione hanno tagliato in modo smisurato i trasferimenti alle Province. E LA CISL ha contribuito, quanto meno con il proprio silenzio e immobilismo, a questo impoverimento.
Ginnasio di Laconi: anche su questo siamo costretti a precisare che l’istituto rientra nella competenza dell’Ufficio scolastico provinciale di Nuoro (quindi non della Provincia di Oristano) e che comunque la chiusura dipende esclusivamente dai numeri insufficienti di studenti in base ai parametri fissati dal piano scolastico nazionale e regionale.
E’ vero che si può procedere ad ulteriori interventi di risparmio dell’Ente. Anche della parte politica. Risparmi però puramente simbolici, che non risolvono certamente i problemi della comunità provinciale, che richiedono ben altri interventi. Se un sindacato si pronuncia in tali modi populisti, significa che niente ha da proporre, niente è in grado di fare per mutare il lento impoverimento dei territori. Si è adeguato anch’esso a quella comoda linea demagogica della politica che niente produce se non quello di aumentare il clima di tensione nella popolazione, senza risolvere alcun problema.
Sul futuro dei lavoratori della guardiania e del portierato – questo sembra essere il vero problema – la Provincia ha cercato, finchè ha potuto, di salvaguardare gli operatori. Siamo consapevoli più di tutti delle gravi conseguenze che ricadrebbero sui lavoratori.
Però ci risulta difficile capire la posizione, in questo caso della CISL, di chi prima affossa le Province, resta immobile sul taglio di risorse non all’Ente in se stesso ma al territorio, e poi si meraviglia del fatto che l’Ente non è in grado di sostenere neppure i costi di normale amministrazione.
on. Massimiliano de Seneen