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Prozac+, AcidoAcida

Creato il 03 agosto 2012 da Scribacchina

Oh bella: quest’è proprio curiosa. Cerco la cronaca che feci a un concerto jazz della serie «clusonesi», protagonista la strana coppia Han Bennink-Roberto Gatto, e… che mi capita sottomano? La brevissima recensione vergata dalla sottoscritta dell’album AcidoAcida, opera seconda dei Prozac+.
Trio che senz’altro ricorderete, se provenite dal millennio della Scribacchina (1900).

Dei Prozac+ ho in serbo una simpatica storiella relativa ad un concerto che lorsignori tennero al sempresolito Motion di Madone; se la memoria non m’inganna, dev’esser stato aprile-maggio 1998.
A detto concerto è legato il mio primissimo tentativo d’intervista.
Tentativo – che lo dico a fare? – andato miseramente a vuoto, ma che m’insegnò parecchio sulla trafila burocratica da seguire prima di poter porre una, due o tre domandine all’artista di turno. Tanto più se quest’ultimo sta vivendo la sua fashion season (leggi: è autore d’un tormentone radiofonico).

Imparai molto in fretta, tant’è che in seguito avvicinai senz’alcun problema personaggi ben più pregnanti dei tre Prozac+.

Ma di questo parlerò un’altra volta.

***

Prozac+ AcidoAcida

Aprile 1998

«Il suono dei Prozac+ è power-pop-punk veloce, melodico e decisamente antidepressivo, consigliato per le terapie più difficili, non dà assuefazione e non presenta effetti collaterali. Sarà solamente molto difficile schiodarsi le canzoni dal cervello»: così recitava il foglio con cui la Vox Pop, prima etichetta discografica dei Prozac+, annunciava nel 1996 l’uscita del loro cd d’esordio dal titolo Testa Di Plastica.

Direi che poco o niente è cambiato da allora per quanto riguarda le caratteristiche della loro musica: orecchiabile ma abrasiva, scarna ma trascinante, simpatica ma cattivella. La band di Pordenone è un vero e proprio tornado di freschezza, sebbene i ritmi incalzanti e ipnotici, i chitarroni distorti e le voci femminili sottili non costituiscano certo una novità.

Di fronte alla contagiosa esuberanza ed alla pungente ironia del trio composto da Eva Poles, GianMaria Accusani ed Elisabetta Imelio è difficile restare impassibili: questi tre post-adolescenti colorati e presumibilmente iperattivi stanno diventando per molti giovani l’icona rappresentativa della fine anni Novanta. Credo che molti saranno d’accordo nel dire che AcidoAcida, con le sue quattorici hit, è un lavoro che – sotto sotto – merita il successo ottenuto.


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