Ci limitiamo a prendere atto che sia avvenuto, pare dice sembra - a Brescia, a Ponzano: più facile la seconda che la prima, a meno che non ci sia un eliporto nelle vicinanze.
Inutile sbizzarrir la fantasia, è solo il segnale che si tratta di persone civili, disponibili alla cortesia di concedere un incontro e a parlare, pur mantenendo le reciproche posizioni. Perlomeno mostra, come avevamo anticipato, il desiderio del Gavazzi di smarcarsi da quella sorta di "fastidio" molto parmense che avviluppava ogni passo del per altri versi adamantino predecessore suo e che non appartiene minimamente al suo carattere di rubizzo, ruspante lombardo de la rive gauche (dell'Adda: nelle opposte sponde so' diversi quanto gli emiliani dai romagnoli, o gli aretini da' pisani).
Non ci pare nemmeno il caso di amplificare le incomprensioni, come quella relativa alla terza franchigia, dove il Gavazzi cade in un errore da commerciale junior, quello che scambia per assenso il silenzio attento della controparte, o qualche cenno di si di cortesia che significa solo "ho capito". Su tale falsariga non è spacciabile come "notizia" nemmeno l'annuncio che la famiglia Benetton intenda continuare a investire nel rugby.
Preferiamo attendere sviluppi concreti, fatti da analizzare. Si tratterà certamente di minimalia, almeno all'inizio: come la rimozione dei vincoli allo schieramento degli stranieri tesserati, già promessa a fine del campionato scorso assieme all'estensione della rosa a 42 nomi, ma a quanto pare ancora attiva sottotraccia.