Quinto appuntamento con “Psiche, media e social network”, un viaggio nel mondo della psicologia che continua a spiegare, grazie alle risposte della psicologa e psicoterapeuta, dottoressa Alessia Saccucci, alcune dinamiche riguardanti la psiche umana. Il riferimento va a quello che accade nel mondo, all’uso dei Social Network e, soprattutto, alla loro reazione/interazione.
La dottoressa, psicologa e psicoterapeuta, Alessia Saccucci
Quest’oggi la dottoressa Alessia Saccucci farà chiarezza sui rischi che i giovani possono incontrare durante l’uso dei Social Network e spiegherà i motivi per i quali Facebook e Twitter sono entrati a far parte della nostra vita quotidiana.
Quali sono i rischi per i giovani fruitori nell’utilizzo dei Social Network?
Il rischio (maggiore per gli individui più fragili e timidi) è quello di utilizzare i Social Network come prevalente, se non unica, modalità relazionale perdendo la capacità di confrontarsi con emozioni, situazioni ed eventi “reali” che suscitano così un grande malessere quando non evitabili (ad esempio quando la persona deve cercare lavoro o uscire con qualcuno da cui si sente attratta). Il superamento della barriera della distanza fisica, infatti, se da un lato è certamente una risorsa, dall’altro comporta una minor dimestichezza con quelle che sono le caratteristiche degli scambi relazionali “reali” in cui il corpo, le sensazioni fisiche e lo sguardo diretto dell’altro rivestono un ruolo fondamentale. È importante dire che due tra le necessità fondamentali dell’uomo sono il bisogno di stringere relazioni e il bisogno di solitudine. Il primo riguarda l’esigenza di appartenenza, stima, amore ed affetto; il secondo è un bisogno utile a sperimentare l’intimità, a riflettere su se stessi ed a vivere esperienze affettive profonde: saper stare con se stessi aiuta a stare con gli altri e favorisce la conoscenza di sé e la costruzione di relazioni. I Social Network rendono possibile qualcosa di particolare: avvicinarsi all’altro (relazione) pur mantenendosi distante (solitudine). In questo senso parrebbe poter soddisfare entrambi i bisogni. In realtà, purtroppo, spesso nessuno dei due è completamente soddisfatto: le relazioni sono condizionate dalla distanza fisica e dalla “valutazione” percepita, e la solitudine è mediata ed influenzata dal continuo confronto (ma attuato in solitudine e con una percezione distorta) con la vita degli altri. In mancanza di una socialità articolata, il web potrebbe diventare un sostituto dove è più semplice nascondere e non sentire il dolore psichico. Poterlo sopportare e gestire rappresenta però una capacità fondamentale per entrare nella vita adulta. Questa situazione potrebbe portare allo sviluppo di individui più fragili ed incapaci di affrontare e gestire sofferenze, difficoltà e sfide che la vita ci presenta. Inoltre il fatto di riuscire ad infondersi sicurezza essendo “riparati” dietro al computer, ed al tempo stesso di potersi allontanare dalle situazioni spiacevoli semplicemente disconnettendosi, influenza la capacità degli individui di gestire aspetti comunicativi e di gestione delle emozioni legate alla conflittualità.
Ci sono altri fattori che hanno permesso ai social network di entrare in modo così prorompente nelle nostre vite?
Un aspetto che ritengo importante è quello legato alla necessità, di ogni individuo, di poter esprimere e sentire ascoltata la propria opinione. Molte ricerche mostrano che sui Social Network il condizionamento sociale delle opinioni sia intenso e presente. Si è osservato che, se le persone ritengono che le loro idee su un tema saranno apprezzate, sono più disposte a scriverne. Spesso però anche solo il pensiero che qualcuno dei propri amici virtuali possa essere in disaccordo può portare molti all’autocensura, come se il forte condizionamento del gruppo dei pari tipico dell’adolescenza ci seguisse anche nell’età adulta. Più le persone hanno consapevolezza della diversità di opinioni sui Social Network che usano, meno saranno inclini a pronunciarsi su un tema: il rischio è che questa difficoltà ad esprimersi si trasferisca, molto spesso, anche al mondo “reale” (soprattutto per gli individui in fase di crescita). Recenti studi individuano un costante aumento dello sviluppo di nuove dipendenze da vita digitale online: tale problematica si traduce in malesseri fisici e psicologici quali tremori, nausea, depressione ed ansia. Molti di questi effetti nascono dall’uso che dei Social Network viene fatto, cioè di fuga emotiva e rifugio mentale. Nella mia attività clinica, con sempre maggior frequenza, mi trovo infatti ad interagire con ragazzi e ragazze per cui gli scambi fisici e quotidiani con gli altri diventano fonte di elevato malessere ed agitazione, la sensazione di essere inadeguati ed incapaci a gestire ed affrontare situazioni “reali” li pervade in maniera del tutto invasiva facendoli sentire deboli e “sbagliati”, incapaci ad affrontare la vita.
(Psicologa e Psicoterapeuta, la dottoressa Alessia Saccucci (cliccare qui per consultare il sito) lavora come libera professionista a Luino, in provincia di Varese. Dopo aver conseguito la Laurea in Psicologia ad indirizzo Riabilitativo ha ottenuto la Laurea Specialistica in Psicologia, indirizzo Clinico-Dinamico, presso l’Università degli Studi di Pavia. Ha in seguito concluso una formazione quadriennale in Psicoterapia Cognitivo-Costruttivista presso il Centro Terapia Cognitiva di Como, specializzandosi con il massimo dei voti e lode. Numerosi i corsi frequentati, maturando sia esperienza clinica che esperienza come educatrice.
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