Lo psicodramma, nello specifico é una tecnica psicoterapeutica consistente nel far assumere al soggetto, nell'ambito di una rappresentazione scenica improvvisata, un ruolo significativo in rapporto ai suoi disturbi comportamentali, alle sue esigenze motivazionali o alle sue fantasie; gli altri protagonisti della rappresentazione, detti "io ausiliari", sono i membri dell'equipe terapeutica, e gli spettatori che possono intervenire con verbalizzazioni.Questa é la definizione che ne dà il dizionario filosofico. Il Festival é iniziato, si sono sentite solo tre canzoni e si dà inizio allo psicodramma che durerà 50 minuti il tempo stabilito per la seduta. Inizia in un modo che forse per i telespettatori non ha avuto molto senso ma ne ha moltissimo se i simboli si esaminano nella loro accezione psicanalitica. La guerra, spari, urla, aerei che sparano giù bombe. L'aereo prolunga il simbolismo ancestrale dell'uccello. Poiché il cielo é il suo dominio, esso rinvia naturalmente alle nozioni di elevazione, di grandezza e spiritualità. E come nei sogni, al pari dei suoi corollari (l'uccello, il volo e le ali), l'aereo rappresenta la sublimazione delle pulsioni. Simbolo della forza libidica, forse l'ultimo desiderio di un vecchio in via di decadimento. Nella folla solo giovani, belli, sani, vestiti alla moda; nè donne, vecchi o bambini. Anche questa sembrerebbe la proiezione di un desiderio eterno di giovinezza, quei giovani uomini rappresentano forse la bellezza e la potenza sessuale che fù del protagonista. Ma l'aereo é anche simbolo del destino che non può essere dominato ed ecco che l'anziano saggio afflitto dai suoi problemi esistenziali parla del suo desiderio di sapere con certezza che dopo la morte esiste un Paradiso, una terra promessa. Forse proprio perchè se questa vita non si può dominare, se il destino in qualche modo non ci concede di essere chi siamo allora, l'uomo vuole sapere, vuole avere la certezza della vita ultraterrena. Ma dallo psicodramma ha tolto l'immagine femminile come a non voler ripetere l'errore iniziale in cui l'uomo originario immerso nel Paradiso terrestre si lasciò fuorviare da una donna. La donna é stata eliminata per eliminare il peccato originale. E, forse, un modo per guadagnarsi l'eden, allontanandosi da chi può farlo peccare. E così quel vecchio, si sente come colui che nel finire della vita si sente come chi non ha niente da perdere e, non avendo da perdere niente può sparare a zero contro chi sente come un usurpatore della società, della civiltà, dell'umanità tutta. Ecco che qui entra in scena l'equipe terapeutica - i suoi "Io ausiliari" - e una voce dal pubblico si alza. Nella scena tre uomini. Tre vecchi della canzone, tre vecchi della televisione. Si continua con lo psicodramma, si canta e si balla come se con quel canto ci si volesse elevare verso una spiritualità spicciola, come si fa nei canti sacri e come facevano gli angeli, per elevarsi ancora verso il paradiso. La scena è una proiezione della fantasia del protagonista, egli "eletto" tra gli eletti, egli povero di spirito - ma non di portafoglio - può ergersi con le sue parole verso qualcosa di alto e sublime che evidentemente non é di tutti. Con le sue parole può soggiogare le folle - é un dio in terra - con il suo canto può guadagnarsi il Paradiso. Prova a ballare come faceva da giovane, proietta sul palco il suo ultimo sogno di giovinezza. Ogni tanto si impossessa di lui una voce, quasi psicotica che vaneggia di religione e politica, intermezzata da spot autopromozionali, lo psicodramma mette in scena conflitti e motivazioni personali.
Lo psicodramma è finito, forse ha sortito l'effetto, forse ora l'anziano uomo, preso ogni tanto da deliri di onnipotenza, sta meglio. In suo favore viene in aiuto la voce del pubblico che a volte stordito a volte sorpreso non nega un lungo ed intenso applauso. I cinquanta minuti sono finiti: direbbe il dottore. Ma quanto ci é costato questo psicodramma televisivo!
Mi si perdoni l'insolenza e questa psicanalisi selvaggia, un altro modo per mettere in opera i miei attuali studi personali.