Magazine
I consigli della psicologa dell'età evolutiva, dott.ssa Milena GiacobbeL’enuresi notturna è un disturbo abbastanza diffuso: circa il 15% dei bambini al di sotto dei sei anni ne soffre e nel 99% dei casi si risolve spontaneamente. Si parla di enuresi quando il bambino bagna il letto almeno 3 volte alla settimana e l’emissione di pipì è completa. Bagnare saltuariamente o il letto durante il sonno o le mutandine durante il giorno possono invece essere segnali di una errata educazione sfinterica. Per il bambino piccolo, infatti, e soprattutto per i maschietti, è normale bagnarsi perché la vescica è ancora immatura e non in grado né di contenere grossi volumi di urina né di controllare pienamente i meccanismi che la regolano. Esistono poi due tipi di enuresi: la primaria (il bambino non ha mai smesso di bagnarsi durante la notte) e la secondaria (dopo un periodo di almeno sei mesi in cui non si bagnava di notte, riprende a bagnarsi). In questo secondo caso è probabile che il bambino stia vivendo un periodo un po’ difficile o stressante e che questa situazione influisca sulla capacità di trattenere la pipì. Come comportarsi? In tutti i casi innanzitutto bisogna considerare che il bambino è inconsapevole di bagnare il letto e se ne accorge solo quando si sveglia. Colpevolizzarlo o sgridarlo, quindi, non solo non potrà risolvere il disturbo, ma rischia di trasformarlo in un vero e proprio problema. Alcuni accorgimenti però possono aiutare i genitori. Fondamentale è parlare con il bambino spiegandogli nella maniera più semplice possibile qual è il suo disturbo: sapere come funziona il proprio corpo lo tranquillizzerà sicuramente. Spesso l’enuresi è familiare: se qualche parente ne ha sofferto, raccontarlo al bambino è un altro modo per fargli capire come il disturbo è una fase normale della crescita.Esistono dei semplici esercizi che possono aiutare a “padroneggiare” meglio la minzione: per esempio è utile insegnare al bambino a gestire il suo bisogno contando fino a dieci prima di fare pipì. Questo lo aiuta a prendere coscienza della propria capacità di controllo. Può anche essere utile invitarlo a fare “proprio tutta la pipì”, magari attraverso quello che può essere presentato come un gioco. I bambini spesso pensano infatti di aver esaurito tutta la pipì dopo la prima “spinta” e tornano velocemente ai loro impegni. È importante invece far capire loro che più che spingere, durante la minzione, bisogna rilassarsi e aspettare che tutta la pipì esca. Il gioco potrebbe allora essere dare una piccola “spinta”, rilassarsi e poi terminare con un’altra piccola “spinta”. Un altro “gioco” è interrompere la minzione, per poi riprenderla. Tutti questi esercizi aiutano i bambini a prendere consapevolezza del loro corpo e, nel frattempo, allenano la vescica e i muscoli coinvolti nella minzione.Un altro dettaglio da considerare sono i “benefici secondari” del disturbo: se quando i bambini si bagnano per esempio vengono trasferiti nel lettone per ovvi motivi gestionali, questo potrebbe rinforzare il disturbo stesso … Allo stesso modo svegliare il bambino di notte e portarlo in bagno, può essere vissuto come un castigo e quindi essere controproducente. Può essere invece utile non far bere eccessivamente il bambino prima di andare a dormire ed assicurarsi che faccia “proprio tutta la pipì” prima di andare a letto.Quindi nessun rimprovero o castigo, ma molta pazienza e qualche spiegazione di quello che sta succedendo, così il problema dovrebbe rientrare in breve tempo!