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Psicoterapia dinamica o cognitivo comportamentale?

Da Renzo Zambello
Psicoterapia dinamica

Psicoterapia dinamica e altre

Psicoterapia dinamica o cognitivo comportamentale?

La domanda appare  un po’ peregrina per diversi motivi, il primo è che la psicoterapia è di fatto  un dedalo di indirizzi teorici e pratici. Vi sono più di cinquecento diverse scuole di pensiero  e almeno cento sono strutturalmente  antitetiche l’una all’altra.  La seconda,  e questa è forse la più forte, ognuno di noi che fa questo mestiere, pensa di essere i più bravo degli altri  e di avere la soluzione per ogni problema.  La terza e non ultima causa , è  che l’informazione sulle specificità di ogni singola indirizzo teorico,  è quasi nullo. Ad esempio, il medico di base solitamente fa fatica a distinguere tra psicologo e psicoterapeuta. Chiedergli di fare altre distinzioni,  sarebbe arduo.

Eppure nella medicina allopatica, termine utilizzato dal fondatore dell’omeopatia Samuel Hahnemann nel XIX secolo,  per   distinguere  la medicina convenzionale del tempo dalla sua,  non solo ha dovuto fare i conti con l’omeopatia e poi successivamente con l’agopuntura, l’osteopatia e tutta una serie di una serie di “medicine alternative” ma anche all’interno della medicina ortodossa si sono avute diverse  differenziazione. Pensiamo ad esempio  al Nefrologo o all’Andrologo specialisti che nascono ambedue come costole dell’ Urologo. Oppure, il Neurologo e lo Psichiatra, figure professionale ora ben distinte sia nella formazione che nelle competenze ma che fino agli anni ’80 erano riunite in un’unica specialità: la Neuropsichiatria. Ancora, il Reumatologo una figura fino agli anni ’70 era  totalmente surrogata dall’Ortopedico e poi, il Dentista che faceva anche L’Ortodontista, etc.

Quindi dicevo, nella medicina classica ci dovrebbe essere una consapevolezza della necessità di una specializzazione, invece no, a ribadire un atteggiamento un po’  cartesiano, corpo e psiche, dove i medici pensano al  corpo  e alla  psiche,  gli psicologi.   Cosa facciano questi ultimi, poco importa ai medici. Peccato che i mandati siano spesso i medici di base.

Tornando alla psicoterapia dinamica e cognitivo comportamentale, ho tenuto queste due grandi categorie, pur consapevole dei mille rigagnoli che si sono strutturati negli anni, perché  credo rappresentino i capostipiti, le due sostanziali possibili  approcci al disagio psichico.

 Sappiamo che le radici della psicoterapia dinamica le troviamo nella psicoanalisi  di Freud, poi Junghiana  e Adleriana, mente il termine  cognitivo comportamentale è una sintesi che si è  avuta negli anni ’60  nella confluenza delle terapie del comportamento (le “behavior therapies”), iniziate negli anni ’50 di D. Meichenbaum e la terapia cognitiva di Aaron Beck.

La psicoterapia cognitivo comportamentale

Il termine “cognitivo”  si riferisce  a tutto ciò che accade all’interno della mente, ossia,  tutti i processi mentali come pensiero, ragionamento, attenzione e la  memoria che  implicano  lo stato di coscienza  e consapevolezza. Mentre il termine “comportamentale”  si riferisce  invece ai comportamenti manifesti (non solo le  azioni  ma tutte le attività  leggibili  nell’organismo nel  rapporto con l’ambiente) da parte del soggetto.

La terapia cognitivo comportamentale è una terapia direttiva che si focalizza prevalentemente sul presente e si propone la soluzione dei problemi attuali. I pazienti imparano  alcune specifiche tecniche, abilità  (coping)  che  potranno  utilizzare anche in seguito. Queste abilità  riguardano  l’identificazione dei cosiddetti “modi distorti di pensare”,  e  la modificazione di convinzioni irrazionali e il cambiamento di comportamenti che sono causa del disadattamento.  In fondo, la terapia cognitivo comportamentale poggia  su una base sperimentale che ripete  il metodo proprio delle scienze naturali.

Il terapeuta nella terapia cognitivo comportamentale tiene un atteggiamento direttivo  psicoeducativo e tende a chiarire  al paziente i circoli viziosi e i meccanismo che causano  e mantengono  alcuni sintomi. La  terapia cognitivo comportamentale  si fa carico del sintomo e parte dal presupposto teorico dove la mente è  considerata una sorta di black box per usare un termine coniato da John  Watson,  cioè  una scatola nera il cui funzionamento interno è inconoscibile e per  i comportamentisti, irrilevante. Indi, tutto che è accaduto prima, dal momento della nascita ad oggi e che è per i dinamici è depositato nell’inconscio ai comportamentisti non interessa e non deve essere toccato.

La psicoterapia dinamica

Chiaramente di parere opposto sono coloro che lavorano nel campo della  psicoterapia dinamica. Essi partono dal presupposto che quello che oggi facciamo, nel bene e nel male non è altro che una reiterazione di dinamiche che si sono strutturate nei primissimi anni di vita, secondo la Klein nei primi sei mesi.

Lo scopo della psicoterapia dinamica non è quello di farsi carico del sintomo ma di scoprire nel rapporto paziente terapeuta la lettura del transfert, l’interpretazione  dei sogni,  dei lapsus e libere associazioni , le cause, i nuclei nevrotici che si sono costellati nel tempo, rendendo possibile una   elaborazione. Lo scopo della psicoterapia dinamica per usare una bellissima metafora di Freud è di diventare  “padroni a casa propria” o come diceva  Jung, individuarci cioè diventare se stessi.

Il terapeuta che fa psicoterapia dinamica si astiene dal dare consigli o indicare direzioni ma fornisce interpretazioni cercando di aiutare il paziente a capire come lui funziona.

E’ chiaro che l’approccio terapeutico in un caso o nell’altro si differenzia abbastanza ma soprattutto che diversi tipi di disagi possono trovare beneficio in una risposta terapeutica o nell’altra.

Per ovvi motivi, non sono la persona più adatta per dire quali disagi  per la terapia  comportamentale e quali per la psicoterapia  dinamica.  Direi però,  rifacendomi a dati  clinici  consolidati che  un paziente fobico trova sicuramente una risposta più consona nella psicoterapia cognitivo comportamentale ma un  borderline o a  un narcisista,  sicuramente gli deve essere consigliata una psicoterapia dinamica.

Restando nei “massimi sistemi”, sintetizzerei  dicendo che per un disagio momentaneo e comunque non strutturato che non intacca le strutture della personalità sceglierei una terapia cognitivo comportamentale, la dove c’è un problema di personalità, la psicoterapiadinamica.

Detto così sembra facile, purtroppo non lo è, esiste un problema di diagnosi a monte. Per questo dovrebbero  esserne competenti il medico di base o comunque le strutture di primo soccorso. Purtroppo non lo sono. Per questo ha  per i pazienti una sempre una maggiore importanza  l’informazione e  per questo è altrettanto auspicabile che il terapeuta, prima di iniziare una  terapia  faccia  una seria valutazione del paziente che si rivolge a lui,  atta non  solo a valutare  la struttura di personalità  ma anche la propria idoneità a rispondere a quel peculiare  bisogno.

Altrettanto deve fare il paziente, il  quale certamente non è in grado di  valutare la specifica formazione del terapeuta al quale si è rivolto ma sicuramente, prima di decidere di fare una terapia deve soppesare in uno,  due, tre incontri se le risposte del terapeuta sono avvertite come corrispondenti, in sintonia con i suoi bisogni. La terapia è un rapporto e i rapporti richiedono tutti, di essere scelti.

di Renzo Zambello

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Tags: psicoterapia cognitivo comportamentale, psicoterapia dinamica


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