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Pubblico, casta o politica?

Creato il 28 gennaio 2011 da Concretezza

Questo post è ispirato da un articolo di lavoce.info, in cui due accademici analizzano la tendenza del pubblico ad essere immobile e pesante per la qualità del servizio nonché per le casse statali. Se certamente l’articolo può sembrare cinico a qualcuno, che rivendica il diritto al posto di lavoro strasicuro e sottocasa, a chi è della mia generazione e si guarda un pò attorno sembra assolutamente attuale. Fa infatti un po’ sorridere che qualcuno si possa indignare perchè si propone di riparare a quello che nei decenni scorsi, complici TUTTE le fazioni politiche, si è creato. Ossia uno Stato abnorme che, gonfio di personale in esubero (sono un signore), mangia i diritti delle nuove generazioni, e che in passato è stato tanto utile per nutrire il potere politico.
E’ forse chiaro a tutti che non è il caso di proseguire nel difendere privilegi assurdi, che qualcuno di tanto in tanto trasforma in diritti. Se infatti ci troviamo un sistema sanitario (parliamo della principale macchina pubblica) che scarseggia di medici ed infermieri, ci possiamo falsamente stupire nello scoprire quante figure professionali e personale amministrativo è stato sversato nel sistema.
Allora qualcuno potrebbe azzardare che l’ipotesi, non solo di procedere con la mobilità come dice l’articolo, ma anche quella di tirare definitivamente fuori la politica dalla sanità sia intelligente. Non a caso la discussa riforma di Cameron in Inghilterra può sembrare una soluzione, e purtroppo non a caso le principali inchieste della magistratura riguardano quasi sempre questo settore.
Vediamo ovunque politici che si spendono per far rimanere aperto qualche ospedale nella tundra, e che improvvisamente, andati al potere, si ravvedono paranormalmente capendo che mancavano i pazienti ma che per il resto c’era tutto. In primis le spese.
Forse è chiaro che i cittadini, più che i politici, devono cominciare a capire un pò meglio come funziona. Senza sempre sperare in qualche benefit volante, rendendosi più partecipi di un discorso di buona gestione.
Vediamo infatti che i tanti giovani accademici, invano lanciano segnali non solo politici, ma profondamente culturali, per cambiare in questo senso. Ma che invece di essere considerati, e magari chiamati a collaborare, sono sostituiti da qualche procacciatore di voti. O ancora peggio da qualche sindacalista molto interessato.
In questo senso quando Berlusconi si traveste da esterno al mondo della politica, quasi da extraparlamentare, fa bingo. Perchè le persone non sono così inconsapevoli come qualcuno pensa. Si può non essere pratici di partiti, leggi elettorali, collegi e circoscrizioni ma di realtà ne capiscono tutti.
Ancora tanti promettono mari e monti, sapendo permettamente che sia i mari che i monti sono finiti. Serve quindi un ragionamento di tanti e in modo sincero, sperando di essere messi davanti all’evidenza. Serve una magistratura forte e indipendente perchè è quello il modo per fare pulizia e ristabilire il buongoverno. Di questo ha paura chi vede la politica come una zona franca, in cui fare i propri interessi. Chi vuole gestire la cosa pubblica in maniera pulita può farlo, non ci sono forze misteriose. E la speranza è che i grandi attori della società, prima ancora dei cittadini, riescano a fare quello scatto di qualità e investano sull’efficienza. Perchè alla fine converrà anche a loro.
Non sono credibili i Di Pietro, che più che di giustizia e legalità si occupano di consenso, e che alla fine come volevasi dimostrare prestano il fianco ai Razzi e agli Scillipoti. Oppure i Vendola, che hanno scambiato la politica per un’omelia pagana. L’opposizione dura è quella che presenta un progetto, rispetta la legge (cioè i giudici), e soprattutto non si lascia mai intimidire da qualche furbetto. I leader seri sono quelli che lottano per le proprie idee e sono pronti a lasciare se vedono il progetto in difficoltà, perchè gli uomini passano e le idee restano.



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