Caro amico,
ti scrivo per aggiornarti di come mi stanno andando le cose.
Oggi, uscito dal lavoro sono andato per candidarmi nella lista del sindacato, ma le candidature si erano chiuse ed ho potuto soltanto votare anzichè essere votata.
Peccato.
Tutta colpa del fatto che non c’era il capo a scuola e non ho potuto chiedere il permesso di uscire un’ora prima. Anche se però se avessi deciso avrei potuto.
Tutta colpa del fatto che non ho ricevuto la mail di convocazione.
Tutta colpa del fatto che non so ancora decifrare il linguaggio congressuale, per cui non ho avuto la prontezza di coglierla in tempo utile, visto che avrei potuto.
Non mi rimane che rimandare questa possibilità alla prossima occasione.
Devi sapere che è un pò di tempo che il ruolo passivo mi va un poco stretto, per non dire che mi è diventato intollerabile.
Sarà che diventando pienamente padroni delle proprie aspirazioni e delle proprie necessità, non ci si accontenta più del caso o del pur che sia, e si diventa selettivi, esigenti, scrupolosi.
Sul lavoro tutto bene. All’inizio mi sembrava di stare dentro un corpo estraneo, che poi si è trasformato in un corpo ostile, che poi si è ritrasformato in un corpo semi-conosciuto, che infine si è trasformato in un corpo governabile.
Se lo Stato che ci governa è come il governo in certe scuole, se tutto va bene siamo rovinati…Però c’è la voglia di conoscere che ci salva.
E’ la presa di conoscenza che mi ha permesso di fare il passaggio indispensabile dal tutto nero al quasi bianco e dal quasi bianco al “possiamo fare di meglio”.
La prima regola saggia e buona da applicarsi sul lavoro (ma non solo) è quella di rispettare per esigere il rispetto.
Prima rispetta, e poi puoi pretendere il rispetto.
Mi preoccupo di salvaguardare la convivenza civile, anche nelle condizioni meno accondiscendenti.
E’ ovvio che i miei veri pensieri in certe occasioni di tensione e malaffare li devo tenere per me.
Quante volte vorremmo imprecare contro chi ci fornisce un’osservazione idiota, o contro chi non riconosce il nostro specifico ruolo quando nemmeno conosce il proprio, ma è meglio tacere, o meglio essere diplomatici, o meglio ancora, reagire con piglio e rigore, purché non sia fuori luogo.
Però che fatica, ragazzi; noi qui a controllare le virgole, e loro là che credono di poterci trattare a pesciate in faccia o che credono di poterci comprare o che credono di potere fare quello che vogliono. Noi qui a prevenire ed auto-controllarci, loro là a credere di potersi permettere di tutto e di più.
Sarà che sono diventato grande.
Conosco i miei diritti perché ho sempre conosciuto i miei doveri.
Se il capo esagera, lo rimetto subito al suo posto, con le armi di cui dispongo che sono la pazienza, l’intelligenza ed il coraggio.
Paziente perché prima bisogna aspettare il momento giusto.
Intelligente per capire quello che lui sbaglia, mentre lui pensa che io non me ne sono accorto.
Coraggioso per decidere di non subire e di passare al contrattacco.
Ma per procedere devo avere compreso il quadro, devo conoscere la meta, devo progettare la tabella di marcia, devo avere alleati, devo calibrare le energie, devo aspettarmi degli imprevisti, devo sapere prevenire i problemi, devo farmi le ossa, devo devo devo…e tutto nel nome dei nostri sacrosanti diritti.
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