Australia (3) 23 - 19 (6) Argentina
Splendidi Los Pumas, altro che facile matricoletta del torneo, in grado di bruciar le tappe e spaventare a morte chiunque, però ancora corti come con gli All Blacks; Wallabies non belli come in certe edizioni del passato - o anche solo l'anno scorso - ma concreti, con le p...lle, non si scompongono dopo aver subito un uno-due da atterrare un toro, reagiscono, ripartono e ri-vincono come con gli Springboks. Ecco in sintesi quanto avvenuto nella Gold Coast, paradiso vacanziero del Queensland, nel quarto giro di The Rugby Championship: in sostanza, i "caratteri" di tutte le quattro partecipanti si vanno chiarendo e "fissando". Ne faremo cenno alla fine, per adesso concentriamoci sulla bella e aperta sfida tra gialloverdi e biancazzurri.Le formazioni - L'Argentina conferma in toto lo straordinario pack che ha messo in ansia gli All Blacks per quasi settanta minuti, cambia però mediano, cercando in Martin Landajo qualcuno in grado di aumentare le cadenze e trovando buona risposta. Confermato JM Hernandez all'apertura e tutta la linea arretrata, con l'eccezione del rientro di Lucas Amorosino all'estremo. Filosofia molto salda qualla di coach Santiago Phelan: fede nel nucleo di veterani e inserimento graduale di giovani ex PampasXV privi o con limitata esperienza europea - Senatore, Leonardi, Imhoff - dalla panca.
Coach Robbie Deans ha invece diverse "grane" da gestire: fisiche come l'assenza di Genia, rimpiazzato dal panchinaro Phipps - un bel guizzo finale, molta routine e scarsa precisione al piede - e Quade Cooper confermato all'apertura - soffrirà moltissimo la pressione dei Pumas. Nel pack oltre alla conferma dell'indispensabile Samo al nr.8, l'Australia pesca un lock esordiente che si rivelerà molto in gamba, Kane Douglas dei 'Tahs. Dietro conferma per Shipperley all'ala, rientra il ball carrier Pat McCabe, c'è la grana dello stato di forma indecente di Kurtley Beale da risolvere. Soluzione: il Rebel in panca e Berrick Barnes a far da estremo per la prima volta nella sua vita Pro sia nel club che in nazionale. Digby Ioane in via di recupero è all'altra ala, in mezzo con McCabe la quintessenza della versatilità Adam Ashley Cooper.
La cronaca - Non è che non lo sapessero, i filmati li avran visti. Eppure la grinta, la gioiosità del buttarsi tutti assieme a placcare, la furiosa salita difensiva dei Pumas, par sorprendere inizialmente i Wallabies. Il game plan è ovviamente quello di provare aggirare il pack, puntando soprattutto sull'arrivare fino alle ali Shipperley e Ioane; Barnes si fa spesso trovare come costante secondo playmaker, tentando di imbarazzare la linea difensiva coi soprannumeri e le opzioni. Invece vuoi la prevdibilità, vuoi la capacità difensiva anche degli Agulla e dei Camacho al largo, tarpano le ali al piano A australe. Proprio Camacho si mette in mostra attorno al 10' minuto, punteggio 0-3 (piazzato di Hernandez), quando si lancia sul lungolinea destro in un contropiede micidiale, per recuperare il quale McCabe è costretto al fallo di antigioco da cartellino giallo.
Poco male per gli australiani: Hernandez fallisce la punizione e il periodo in inferiorità numerica si chiuderà sul 3 pari. Ecco un'area di miglioramento per i Pumas: quand'è ora di assumere l'iniziativa, ancora non ci siamo.
Il fatto è che gli australiani con un trequarti in meno e i Pumas attendisti come sempre, si mettono a giocare col pack e scoprono che i giovanotti Dennis, Hooper e Douglas e i vecchietti Sharpe, Robinson, Polota Nau e Samo, beh a testate non sono poi così tanto male. Se al 28' Hernandez piazza il 3-6, prima Samo al 22' e poi Sharpe al 36' (su apertura illuminante di Q.Cooper) entrano in area di meta palla in mano, ma il primo perde il controllo e il secondo viene tenuto alto. Gli avanti insomma si son guadagnati la pagnotta non solo reggendo la fisicità senza compromessi argentina ma riuscendo anche a farsi pericolosi; quel che manca nel primo tempo ai Wallabies è l'efficacia del reparto arretrato. L'elemento "classico" australiano della leggerezza va anche sottolineato: due mete fatte ma zero punti in carniere, nel Championship non le puoi concedere a nessuno.
Nel secondo tempo le cose procedono come nel primo, coi padroni di casa a procedere per linee centrali, allargando in modo corale con avanti e trequarti spesso interposti a cercare il mismatch fisico. Fatto sta che al 49' Barnes può piazzare il penalty del sei pari: già il punteggio la dice lunga, è l'Argentina che è riuscita ad imporre i suoi andamenti lenti.
Los Pumas son sempre reattivi in agguato e alla rimessa in gioco, un paio di approssimazioni scatenano la bufera sulla Gold Coast. Prima Quade calcia con leggerezza la palla uscente dalla ruck dopo la presa al volo ma è nel mirino di Tomas Leonardi, 25enne PampasXV subentrato a Leguizamon in terza linea, che stoppa il suo calcio e va a schiacciare in meta.
All'azione successiva, ping pong tra Hernandez e Barnes, la linea australiana si sgrana, lo spiritato Fernandez Lobbe riprende il calcio e apre a Hernandez che si trova un'autostrada davanti. Avanza e apre a Juan Imhoff, ragazzo anche lui ex PampasXV, uno che appena arrivato nel Racing la stagione scorsa ha soffiato il posto di ala titolare a Mirco Bergamasco. Il ragazzo aggira in velocità l'uomo all'ala e s'invola a pochi millimetri dall'out destro; per la verità pesta una volta sola qualche filo d'erba della linea ma il guardalinee Nigel Owens non se ne avvede . o premia l'azione. Fatto sta che Imhoff vince la gara di corsa e a sportellate, servendo l'altro terza linea a sostegno, l'esperto Julio Farias Cabello (33 anni, anche lui ex PampasXV dopo un bel po' di Francia minore), che schiaccia in meta portandoci un paio di difensori. E' un uno-due micidiale nel giro di nemmeno due minuti, significa 6-16 per gli argentini. Che diventa 6-19 al 56', dopo un fallo in ruck.
Il gelo scende sullo Skilled Stadium che pure sotto i 18°C non è stato mai, credo: è dal 2008 che l'Australia non perde una partita nel Queensland. C'è un quarto di partita da gestire per i Pumas per guadagnarsi una inopinata vittoria esterna al primo Championship, e da giocarsi alla morte dai Wallabies per evitare clamorosi tonfi. E qui vien fuori uno spirito già emerso con gli Springboks e non così frequente nei campioni gialloverdi, esattamente come per i Pumas torna lo spettro della mancanza di ossigeno negli ultimi dieci minuti, evidenziata dagli All Blacks.
I Wallabies ci mettono difatti lo spirito: nessun cambio, nessun piano C, semplicemente pigiare sull'acceleratore più forte e più veloce di prima, più al centro di prima a cercare i primi affanni avversari. Difatti dopo dieci fasi a schiantarsi addosso alla difesa, all'ora di gioco arriva la meta di McCabe che trova il taglio giusto.
L'Argentina è ancora avanti ma sinceramente non ci sono più dubbi su chi porterà a casa la partita. Servono altri otto minuti, poi è Phipps a trovare un pertugio aperto sulla sinistra e servire Ioane che porta in meta l'ovale dello scampato pericolo. Nel finale lasciano al subentrato Kurtley Beale la soddisfazione di marcare il penalty del 23-19 finale, anche perché come al solito Barnes è preda di crampi.
Gran sollievo tra gli australiani, ma è anche una significativa prova di carattere. E' una vittoria che non va sottostimata, sottolinea giustamente Deans alla fine. Ovvia la delusione tra i Pumas, che però dovrebbero esser soddisfatti di come stanno crescendo, a maggior ragione in quanto adesso le due australasiane sono attese in Sudamerica, e lì si parrà la loro nobilitade ...
Strada facendo o tornando, dovranno entrambe fermarsi anche in Sudafrica. Saranno trasferte importanti, aldilà del titolo già assegnato, per capire come si stanno evolvendo i rapporti di forza delle prime tre al Mondo - e della numero uno in fatto di rognosità per tutti - in questo primo anno post mondiali.
All Blacks dominanti si, ma non sempre nel corso delle gare, non troppo e senza segnar troppe mete; Wallabies risorti e dal carattere ritrovato ma al costo di aver smarrito il gioco. Sul versante dei "perdenti" almeno al livello di classifica (Nzl 16 punti, Aus 8, Sfa 7, Arg 3), abbiamo i Boks con quel loro solito gioco, rotazioni forzate ma se non avessero lasciato per strada ventine di punti da piazzare chissà; dall'altra questi Pumas che si fanno rispettare ovunque e che han già fatto assaggiare proprio ai Boks cosa vuol dire andare a sfidarli in casa.