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La trama (con parole mie): siamo nel 1975, e a Pretoria, in Sud Africa, si svolgono le gare di Mr. Universo e Mr. Olympia, i due premi più prestigiosi del mondo del culturismo professionistico e non.A prendere parte al primo - una sorta di fratello minore del secondo - Ken Waller e Mike Katz, mentre l'alloro più prestigioso della disciplina del "pumping iron" - definizione del momento in cui il sangue pompa nel muscolo al massimo dello sforzo - pare essere un affare a tre tra Franco Columbu - pugile e culturista sardo -, il giovane Lou Ferrigno - spinto moltissimo dal padre, suo allenatore - ed Arnold Schwarzenegger, vincitore delle ultime cinque edizioni ed in procinto di ritirarsi dal mondo delle competizioni.Chi si porterà a casa l'ambito alloro?
Mi pare di vedere già la faccia del Cannibale quando leggerà il titolo di questo post e realizzerà di cosa si tratta: un documentario sulle tecniche d'allenamento e le vite dei culturisti professionisti nel pieno degli anni settanta capitanati da quello che è stato il più grande pioniere di questa disciplina, Arnold Schwarzenegger: mancano giusto la regia di James Cameron, un pò di wrestling e la colonna sonora di Kid Rock per renderlo praticamente la sua nemesi ancor più del sottoscritto.
In realtà questo interessante documentario non è tanto una panoramica sui dettagli degli allenamenti di questi giganteschi atleti, quanto un ritratto interessante di tutto quello che ogni singolo culturista mette - in termini di energia, sforzo fisico e mentale, sentimento e concentrazione - nel percorso che conduce ad una gara, ed in particolare la più importante tra tutte: Mr. Olympia, che rappresenta la vetta della disciplina e l'apice della carriera di ogni bodybuilder che l'abbia vinta.
Butler e Fiore, nel corso del loro racconto dell'avvicinamento alla gara di Pretoria del 1975, tratteggiano le figure decisamente differenti di quelli che furono i protagonisti assoluti di quell'esibizione: Franco Columbu, uomo d'acciaio proveniente dalla Sardegna che ricorda i "forzuti" dei circhi di inizio novecento, Lou Ferrigno, che diverrà famoso per il suo ruolo di Hulk qualche anno più tardi, ed il mitico Arnold, idolo di ogni appassionato della disciplina e vincitore delle cinque edizioni precedenti del trofeo.
I registi, oltre a scandagliare le personalità degli atleti appena citati, riescono anche nella non comune impresa - per un documentario, quantomeno - di mantenere alta la tensione nello spettatore rispetto al risultato finale della contesa, sfruttando le storie personali dei suoi finalisti per alimentare la curiosità e trovare, in qualche modo, un proprio beniamino da sostenere in attesa del verdetto finale: e se Franco Columbu, grande amico di Schwarzy e suo compagno nella vita da "straniero" dei primi anni negli States contagia con le prove di forza - gonfiare fino a farla scoppiare una borsa dell'acqua calda non è affatto cosa da poco - e la simpatia, Lou Ferrigno porta una componente quasi da film drammatico grazie allo strettissimo rapporto con il padre, suo orgoglioso allenatore nonchè primo sostenitore.
Ma la vera sorpresa della pellicola è proprio il futuro Terminator: a differenza dei primi personaggi che lo resero famoso a Hollywood, infatti, il buon Arnold non solo è impressionante dal punto di vista fisico, ma colpisce anche per un certo panesalamismo di fondo e per l'approccio fortemente convinto alla disciplina, che spiega come e perchè l'ex Governatore della California sia riuscito ad avere tutto il successo che ha avuto. Lo stesso Schwarzy, allora ventottenne, racconta quanto si concentri totalmente rispetto all'obiettivo di vincere una gara rendendosi impermeabile a tutto il resto, che si tratti di relazioni sentimentali o vicende personali - incredibile l'aneddoto legato alla morte del padre, al cui funerale il nostro Conan decise di non partecipare per evitare di modificare il suo programma di allenamento a due mesi da una competizione importante -: rivelazioni a loro modo sconvolgenti che tuttavia non riescono a minare la simpatia di quello che è stato un campione indiscusso della sua disciplina e senza dubbio un uomo di successo come quelli che lui stesso ammirava da bambino, in grado di costruire quello stesso successo grazie al lavoro quotidiano e ad una determinazione ancora più ferrea dei suoi muscoli - che già riescono ad essere abbastanza impressionanti -.
Sempre l'Arnold di noi tutti regala un'altra perla quando definisce la differenza tra chi diventerà un campione, e chi no: allenandosi fino allo stremo il dolore è un compagno di viaggio fisso per uno sportivo, e mentre il campione è disposto ad affrontarlo - lui stesso afferma di aver vomitato ed essere svenuto spesso, in palestra - chi non ce la farà a sfondare si ferma non appena giudica che sia troppo.
Una filosofia larger than life che ben si adatta allo stile USA, che senza dubbio Schwarzenegger ha saputo fare suo come e più di molti americani doc: senza dubbio potrà essere criticabile, eppure è difficile non provare almeno un pò di stima per questo ragazzone venuto dalla campagna austriaca che, come molti altri suoi colleghi bodybuilders, costruisce, plasma e modella il proprio corpo "come una scultura" a costo di fatica, sudore e lacrime.
Le stesse cose che saranno la base di ogni sua conquista presente e futura.
MrFord
"Pumping up, pumping iron
pumping up, it really feels like flying
coming up, just like a lion
pumping up, pumping iron
work it out now, pump it up now."Michael Small - "Pumping iron" -
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