«Mio figlio mi dice: “Ma ce l'hai grosso, tu, papà.” Allora io, che mi sto facendo un po' la doccia, mi giro un po' in là, e allora penso che si capisce che adesso gli viene un complesso molto grosso, a quello, e dico subito: “Ma ce l'hai grosso anche tu, vedi”. Ma lui: “No no,” dice, “che ce l'ho un po' piccolo, io.” “Be',” dico io, “è solo perché sei un po' piccolo tu, ma adesso che sei un po' alto come papà, poi, ti viene un po' tutto grosso anche a te.” E intanto, si capisce, via con la doccia. Ma mio figlio, allora, che è sempre il mio figlio più piccolo: “Anche la mamma,” dice, “che la mamma è un po' tutta grossa, ce l'ha un po' tutto grosso anche lei.” “Be' no,” gli dico io, “non è né grosso né piccolo, quello della mamma, sai, solo che è un po' diverso, piuttosto.” “Ah,” fa lui. “Eh sì,” gli spiego, “perché la mamma è un po' donna, sai , che sono le donne che sono poi quelle che ci fanno i bambini, ecco.” E lui, allora, dice: “Ah.” Che ti sembra, così, convinto un po'. Così mio figlio, adesso, se ne va, e ti arriva mia moglie, allora. “Ehi,” mi dice “ehi, ti sta venendo un po' piccolo, guarda.” “Oh,” le spiego, “no.” Le dico: “È che mi faccio la doccia tanto fredda, sai, che con il freddo che la doccia ci fa, sai, si restringe anche sempre un po', ecco.” “Meno male” fa lei. “Eh, meno male sì,” faccio io, “davvero.” Poi le dico: “Guarda però con la doccia calda, adesso, infatti.” E via con quella manopola rossa che c'è, via con quell'acqua bollente, che tutto salto, che mi brucio, ahimè».
Edoardo Sanguineti, Capriccio italiano, Feltrinelli, Milano 1963