L’Accademia della Crusca inorridirebbe.
La mia precisa, regolata, rigida compagna di avventure – Alessandra – lo ha già fatto (bacchettate incluse).
Ebbene si, io faccio uso e abuso (adbondantis adbondantum) di puntini di sospensione.
Tre.
Solo tre.
Non più di tre.
Capito!!!???
Come se non conoscessi la regola!
L’Accademia della Crusca ci ricorda che:
"I puntini di sospensione si usano sempre nel numero di tre, per indicare la sospensione del discorso, quindi una pausa più lunga del punto."
La conosco, la conosco la regola.
La seguo nei momenti formali imposti dalla comunicazione, ma… esistono anche momenti più rilassati, colloquiali, immediati, in cui cerchi di “caricare” il senso del testo, come se stessi parlando, con la stessa intensità delle pause prodotte dai silenzi.
I puntini io li adoro. Arricchiscono di sfumature, danno ritmo… li metterei ovunque perché lasciano la porta aperta, lasciano la mente aperta.
Per me i puntini sono uno strumento di interazione con chi legge.
Inoltre, il tondo del puntino mi piace… non ferma, anzi, rilancia, rotola, scivola, scorre.
Uno chiude, tanti aprono.
Sono morbidi, sinuosi, invitanti.
Prima, durante e dopo le singole parole o frasi intere.
A sottolineare l’intensità.
Ma inutile divagare sull’argomento o sognare ad occhi aperti.
Mi appare Alessandra: nella mano destra la bacchetta e nella mano sinistra il numero tre.
Regola impone e mondo osserva!
E la controtendenza?
Non sono state le deroghe a creare nuove regole?
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Magazine Talenti
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