Questo breve articolo ricopia un mio recente post su facebook.
Ho pensato che ci stava bene anche qui, perché racconta come un evento possa essere interpretato dall’architettura. Come la concretezza fatta materia di un edificio possa a suo modo esprimere l’effimero e l’intangibile di un evento.
Soprattutto in vista di Expo 2015 mi pare un contributo al tema della sostenibilitá dei mega eventi.
Il post si presentava cosí:
Questo disegno rappresenta un edificio, quello dello stadio di Coppa del Mondo di Sci. Ha preso due premi di architettura. E va bene, il progetto é di Thomas Demetz, mio fratello. Ma quello che sto per scrivere ora, non ha nulla a che fare con il legame di parentela e il mio giudizio non é condizionato dal motto “ogni scarrafone ….”.
Dunque, leggete un po qui:
Questo edificio nasce per un evento. Durante la settimana folle di vita della Coppa del Mondo, tutte le sue serrande si aprono e mostrano finestre illuminate. Sopra, le TV dal mondo raccontano la gare ed il luogo. Sotto, gli ospiti istituzionali si lasciano a pubbliche relazioni affacciati sullo stadio, come ne fossero un prolungamento. L’edificio vive, come vive l’evento.
A manifestazione conclusa, quando la carovana lascia la nostra valle e tutto il paesaggio torna alla sua veste normale: una pista turistica, un parcheggio, un paese, l’edificio si mette a riposo. Le serrande si chiudono e ciò che appare é una linea di legno che chiude lo stadio. Quella chiusura, per me, é l’emblema di un evento: l’attesa di ciò che sará (cioé la destinazione dell’edificio) e la memoria, la traccia di ciò che é stato. È quell’edifiico che ci ricorda, quando tutto torna alla sua vita normale, quando come sciatori turisti arriviamo alla fine della pista, che quello é un luogo speciale, portatore, sebbene solo per pochi giorni, di emozioni e di vita. Quell’edificio, in sintesi, é una vera rappresentazione in veste architettonica del concetto di evento: attesa – vita – memoria.