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Può sempre andare peggio

Creato il 09 marzo 2013 da Ilrusso
Pensavate di aver visto tutta l'imbecillità possibile palesarsi ai vostri occhi? No signori miei, al peggio non c'è mai fine...
Può sempre andare peggio
Adesso spiegaci un buon motivo perché stanotte sei tornato.
Boh, c'avevo voglia di fare cucù, di sparare un paio di stronzate...

Cioè, spiegaci un attimo Russo di sto cazzo, già ti si sopportava a malapena, dopo un anno e mezzo quasi che taci (tranne lo scorso 25 aprile), perché qualcuno dovrebbe leggerti?
Ok, ho capito, in parole povere: "Ma chi te s'incula ancora?", giusto? Bè, certo che se uno scrive su uno spazio pubblico è ben conscio che verrà letto, ma siamo mica in feisbuch dove si misura quanto ce l'hai lungo dai mi piace, no? Insomma, magari se uno scrive c'avrà anche qualcosa da dire...


Ecco, parafrasando Battiato, in quest'epoca di pazzi ci mancavano.... le idiozie del Russo! Allora, che siamo alla follia ne sono sempre più convinto, che quelle che scrivo siano spesso idiozie ci può anche stare, ma, insomma, ne son successe di cose nell'ultimo anno e mezzo, eccheccazzo...
Erano così importanti che hai preferito dartela a gambe e non esporti più...
No, il discorso è un filino più complesso, insomma: arrivato al dicembre 2011, smaltita (in fretta) la sbornia della caduta di Berlusconi, mi ci sono trovato con Monti attaccato ai maroni sostenuto da tutti tranne razzisti e manettari, mica una passeggiata di piacere eh?
E poi diciamocela tutta, ero in crisi di ispirazione e di tempo da dedicare con continuità al blog, in più la data di scadenza la si era già passata....
Data di scadenza? Sei andato in acido? Bè, quello lo son sempre stato, ma parafrasando qualcuno un tantinello più acuto di me l'ottimismo della volontà ha sempre prevalso sul pessimismo della ragione...
Per farla breve, i blog e i blogger due anni fa erano già morti e sepolti come strumento di comunicazione immediato e funzionale all'attivismo politico e di movimento, purtroppo i fast-food alla facebook e twitter hanno negli ultimi anni preso piede e oltre la tre, quattro righe il lettore medio su internet non va avanti, io me ne son fatto una ragione anche se a malincuore.

Ferma, ferma, in sei righe hai tirato in mezzo millanta argomenti: e allora cosa ne dici di blog come quelli di Grillo, Giglioli e tanti altri? Ei blogger che invece hanno proseguito? Eppoi vuoi paragonare tutto quello che sta in un post con le poche battute dei mille aggiornamenti di stato che girano su facebook corredati da fotine rivoluzionarie o, peggio ancora, i telegrammi di twitter? Dai, non sta in piedi... Allora, andiamo con ordine.
Certo che falsi blog come quello di Grillo o editoriali alla Giglioli vanno avanti, hanno nel tempo acquisito uno zoccolo duro nel primo caso, oppure un autore talmente bravo che lo fa di professione nel secondo, che vanno avanti da sè, ma io parlo ai tanti blogger magari un po' rustici, ma che sottraevano tempo libero per comunicare, confrontarsi, riflettere, generare un dibattito, bè, con l'avvento di certi social network si son trovati a tirar frecce contro chi aveva i fucili...
Sui blogger che hanno proseguito poi si possono dividere in tre categorie, le prime due spesso contigue: i narcisi a prescindere che anche se non se li caga praticamente nessuno devono andare avanti a diffondere il loro indispensabile verbo, i dinosauri autoreferenziali che ancora credono di fare la rivoluzione su tastiera ma non riescono stare sotto le 8.000 battute nonostante non riescano mai a generare più di uno/due commenti di altri fedelissimi dinosauri e poi quelli che ci credono, che sono i migliori per me, spesso scrivono anche cose interessanti ma riescono a raggiungere sempre meno gente perché il pubblico di lettori su blog s'è ristretto e, e qua arrivo alla tua ultima domanda, ben si trovano su facebook e twitter perché non devono far la fatica di perdere troppo tempo a leggere e, magari, a ragionarci sopra.

Insomma, lo snob Russo ha sentenziato... Ma no, è un dato di fatto: in Italia ci son sempre meno lettori di quotidiani e sempre più persone che si informano tramite internet, perché? Semplice, il quotidiano racconta, approfondisce, commenta, insomma, troppa fatica, mentre in Rete le notizie sono a livello di flash, raramente sui siti dei principali organi d'informazione trovi in lunghezza e qualità lo stesso articolo del cartaceo. Lo stesso è accaduto per i post dei veri blog (che sono gratis, a differenza dei quotidiani, ma non è bastato) rispetto alle notizie usa e getta in Rete, in più il senso di comunità che si provava da un blogger, dove spesso gli utenti si ritrovavano spesso a commentare si "conoscevano", non è comparabile a quello dove ci si rapporta con centinaia di "mi piace", di commenti vari e non solo, insomma, se i blog erano un continente inesplorato i social network sono quanto meno il sistema solare.Tutta colpa del mezzo quindi, ma il fine avrebbe dovuto spingerti alle altre forme di comunicazione, se ne eri convinto, no? Ecco, qua dobbiamo stabilire qual è questo benedetto fine: se è quello di comunicare, bè, per l'appunto le alternqative non mancano (e non si limitano comunque ai social network, se è quello di fare qualcosa di utile per un progetto collettivo il discorso cambia. "Qualcosa di utile per un progetto collettivo", e che sarà mai, piccoli Casaleggio crescono? No, no, ferma un attimo, sto parlando di cose serie, mica del nuovo partito azienda che invece di Pubblitalia nel '94 qua c'ha la sua bella Grillo & Casaleggio spa! No, io intendevo i blog come tanti piccoli affluenti che, grazie alle diversità, alla cultura, al modo differente di comunicare di tanti blogger, facevano Rete (nel vero senso della parola insomma, non quella dittatura che ha portato 8.000.000 di italiani a votare un comico e non certo gli attivisti che a malapena sono conosciuti dai propri parenti) proseguendo in rete la primavera dei movimenti antimondialisti, la resistenza a 15 anni di berlusconismo, l'abdicazione della sinistra a essere rappresentativa della gente.

Ambiziosetto, non trovi? Eppure per un po' ha funzionato, si è sperato, blogger che si incontravano dopo aver conosciuto i pensieri gli uni degli altri, realtà politiche di realtà geografiche differenti che portavano per le strade quello che avevano discusso in Rete, insomma, nei Paesi arabi ha funzionato per tirare su la testa, qua era l'unica risposta culturale a televisioni e giornali che sempre più raramente avevano il polso delle persone. Invece è stata una grande illusione, i blogger si sono sciolti come neve al sole, spesso dietro la tastiera c'erano personaggi che rappresentavano, a malapena, se stessi, ma a me personalmente fatta la tara di qualche cialtrone, ha lasciato conoscenze che tuttora coltivo.
Bè, ma Grillo c'è riuscito!
La risposta più immediata sarebbe: ma vaffanculo va.
Se invece vuoi due righe di spiegazione: 1 - a partire dal blog lì non c'è un cazzo di spontaneo se non i boccaloni che lo seguono, 2 - I valori e la pratica politica che distinguevano i blogger con quelle capre che vedono complotti fra una scia chimica e una palla da lavatrice ma non fiatano su assenza di regole, espulsioni che Stalin c'avrebbe solo da imparare e cazzate simili, sono abissali.

Andando al nocciolo, quindi dopo sto pippone da notte di fine inverno, che fai? Faccio che vado avanti come sto andando, mi lascio comunque e sempre una porta aperta perché in questo strumento di comunicazione c'ho lasciato un pezzettino di cuore, perché stare un anno senza scrivere post su Fornero, Grillo, Berlusconi, fratelliditalia, caga pound, giaguari è stata un'autentica sofferenza (sicuramente più per il sottoscritto che per i pochi blogger miei conoscenti che magari si farebbero ancora un giro da ste parti), però per farlo si deve fare con continuità e metodo, per postare un pezzo una volte al mese o più e meglio starsene zitti.
Ultima domanda, visto che ami schierarti, nel caso tornassi starai dalla parte dei "narcisi a prescindere" o dei "vecchi dinosauri autoreferenziali".
Dalla parte dei pirla, sempre.



Ancora qui a domandarsi e a far finta di niente
come se il tempo per noi non costasse l' uguale,
come se il tempo passato ed il tempo presente
non avessero stessa amarezza di sale.

Tu non sai le domande, ma non risponderei
per non strascinare parole in linguaggio d' azzardo;
eri bella, lo so, e che bella che sei,
dicon tanto un silenzio e uno sguardo...

Se ci sono non so cosa sono e se vuoi
quel che sono o sarei, quel che sarò domani,
non parlare non dire più niente, se puoi,
lascia farlo ai tuoi occhi, alle mani...

Non andare... vai... Non restare...stai... Non parlare... parlami di te...

Tu lo sai, io lo so, quanto vanno disperse,
trascinate dai giorni come piena di fiume
tante cose sembrate e credute diverse,
come un prato coperto a bitume.

Rimanere così, annaspare nel niente,
custodire i ricordi, carezzare le età;
è uno stallo o un rifiuto crudele e incosciente
del diritto alla felicità...

Se ci sei, cosa sei? Cosa pensi e perchè?
Non lo so, non lo sai; siamo qui o lontani?
Esser tutto, un momento, ma dentro di te,
aver tutto, ma non il domani...

Non andare... vai.. Non restare...stai... Non parlare... parlami di te...

E siamo qui spogli in questa stagione che unisce
tutto ciò che sta fermo, tutto ciò che si muove,
non so dire se nasce un periodo o finisce,
se dal cielo ora piove o non piove...

Pronto a dire "buongiorno", a rispondere "bene",
a sorridere a "salve", dire anch'io "come va?"
Non c'è vento stasera. Siamo o non siamo assieme?
Fuori c'è ancora una città?

Se c'è ancora balliamoci dentro stasera,
con gli amici cantiamo una nuova canzone...
tanti anni e son qui ad aspettar primavera,
tanti anni ed ancora in pallone...

Non andare... vai... Non restare...stai... Non parlare... parlami di te...
Non andare... vai... Non restare...stai... Non parlare... parlami di noi... 


Francesco Guccini - Canzone delle domande consuete (Quello che non - 1990)



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