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Pupetta, il coraggio e la passione – La recensione

Creato il 07 giugno 2013 da Rory
Pupetta, il coraggio e la passione – La recensione

La Arcuri in “Pupetta” – foto dalla rete

La suddetta

Miei cari,

non so se avete visto/sentito parlare della nuova fiction Mediaset andata in onda ieri su Canale 5 dal titolo Pupetta – il coraggio e la passione, storia ispirata alla vicenda di Pupetta Maresca. Ora, polemiche a parte suscitate dalla storia in sé, che comunque riguarda una camorrista e assina che viene sollevata a persona “coraggiosa” (ma de che?) e innamorata, voglio soffermarmi proprio sulla fiction itself, uno dei peggiori prodotti televisivi mai realizzati.

La storia si apre su una Napule nel secondo dopoguerra che ricalca ogni cliché possibile e immaginabile, dal raù della domenica al tu si na femmena e devi stare a casa che rappresentati in modo macchiettistico hanno del ridicolo più che del veritiero. Insomma, caro regista della fisciò, ti sarebbe bastato vedere non dico tanto ma uno, due lavori di De Filippo per fare un lavoro sicuramente migliore. Invece ci troviamo davanti a un lavoro mal sceneggiato e recitato pure peggio.

Pupetta, alias Assunta, è una guagliuncella tanto allegra e capa tosta, che pur crescendo tra gentaglia, camorristi che si uccidono per lotte legate al mercato ortofrutticolo, non ha paura di nulla e non la manda certo a dire. E infatti, vedendo ammazzare un povero cristo sotto i suoi occhi, non ha timore di rivelare chi è l’omicida dell’uomo, beccandosi cazziate dai fratelli, dal padre, dalla mamma che prepara il raù e dal camorrista coi capelli tinti del quartiere, tale don Vitiello. Morale della favola, la povera Pupetta viene chiusa in un collegio che è un convento ma sembra un carcere che si chiama “Le Pentite”, gestito da monache “Brutte, chiatte e ‘ntipatiche”. La ragazzina che interpreta Pupetta da giovine ha un accento napoletano veramente poco credibile ma che è nulla a confronto con quello della Arcuri, che oramai lavora solo grazie a queste fiction, senza comunque aver imparato a recitare in tanti anni.

Dopo tanti anni, Pupetta esce dal convento-carcere che si è trasformata in Manuela Arcuri, espressiva come lo sportello bancomat più vicino a casa vostra. Giunta a casa, scopre che è stata promessa in sposa a don Vitiello, camorrista di quartiere coi capelli tinti, che nonostante gli anni è rimasto immutato. Lei ovviamente non ci sta e prima tenta di fuggire col suo ex fidanzato di quand’era ragazzina, che giustamente si da alla macchia scappando in Germania, allora rischia tutto dicendo a don Vitiello che non è più vergine. Per fortuna il regista ci risparmia la scena della visita medica per appurare la verginità di Pupetta-Manuelona.

Nel frattempo, Pupetta-Manuelona si interessa a Michele, giovine che utilizza un ottimo fondotinta ed è nipote del tizio ucciso all’inizio della fisciò. Lei ancora non lo sa ma tutto fa presagire che costui sarà il LOVVO della sua vita. Purtroppo Michele è finito nel mirino di don Vitiello per non si sa quale problema connesso con la verzura e quindi sta per fare una brutta, brutta fine, per mano del perfido camorrista. Tra l’altro la sorella di Michele è interpretata da una Barbara De Rossi pessimamente imparruccata, anche lei che scimmiotta senza successo l’accento napoletano, risultando comunque più credibile di Eva Grimaldi, altro personaggione da fiction Cinque, che qui interpreta una donnetta allegra che dice spesso “sto figl’ e zoccola!” mostrando anche lei ottime doti recitative.

La puntata si chiude con Pupetta-Manuelona a cui una ex compagna di collegio propone di andare a Cinecittà per sfondare (non fatemi essere volgare), Michele che sta per essere sparato da don Vitiello, le donne napulitane che fanno o raù e Pullecenella che canta Funiculì-Funiculà, lasciandoci con un atroce dubbio sul futuro di tutti.

Avete visto questa fisciò? Che ne pensate?


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