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Purchè se ne Parli

Creato il 19 settembre 2011 da Pedroelrey

«Non m’importa di come parlino di me, basta che ne parlino» scriveva agli inzi del ’900 George Micheal Cohan coniando, forse inconsapevolmente, quello che è stato a lungo un’assioma nella pubblicità.

E’ passato circa un secolo da allora ma pare che in molti continuino a crederci.

E’ una teoria che infatti ho sentito personalmente recentemente con particolare riferimento al cosiddetto social commerce, uno per tutti Groupon, dove la tesi sostenuta è che, indipendentemente dalle vendite e dalla [scarsa] reddività delle stesse effettuate in questo modo, il vantaggio offerto da questa modalità consiste nel favorire il buzz, il passaparola online e dunque, in ultima analisi, ad aumentare la notorietà di marca. Si tratterebbe insomma di una pubblicità a basso costo.

John Byers e Georgia Zervas della Boston University insieme a Michael Mitzenmacher della Harvard University tra gennaio e luglio di quest’anno hanno esaminato 16mila offerte effettuate da Groupon ed il loro diffondersi attraverso i social network.

Pur confermando il potere di diffusione di questo veicolo la ricerca evidenzia un calo significativo, mediamente intorno al 20%, del rating della reputazione delle imprese, dei prodotti, coinvolti nelle offerte.

I ricercatori suggeriscono che probabilmente questo avviene poichè vengono raggiunte persone più critiche o a causa di una maggior difficoltà di relazione tra imprese e nuovi clienti. Personalmente non sottovaluterei i disservizi che si verificano spesso in seguito all’acquisto di queste offerte e l’impatto psicologico della variabile prezzo che, se da un lato scatena la caccia all’affare, dall’altro condiziona l’immagine percepita del valore della marca/prodotto come noto ormai da decenni.

Difficile in assenza di altri dati ed informazioni stabilire esattamente cause e concause del fenomeno, quel che pare certo è che il principio del purchè se ne parli sia datato di oltre cent’anni. E si vede.

Purchè se ne Parli


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