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Purcit in ostarie (in bici)

Creato il 19 gennaio 2016 da Marcopress @gabbianone
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Questa è la storia di Luca e della sua passione per la bicicletta. Solo che Luca fa anche l’oste e la bicicletta vive in osteria.
Sono passati sei anni da quando un amico mi chiede di collaborare all’apertura di un nuovo locale in zona centro.
Siamo a Udine, i locali sono tanti, milioni di milioni. Serve qualcosa di diverso dal solito.
Era una vecchia rivendita di caramelle e caffè, c’era un’ampia vetrata per valorizzarli. Ė da lì che nasce la mia idea di “attirare l’attenzione2 con l’esposizione di una bicicletta.
Così, l’osteria che fa di nome “Retrogusto” diventa anche “Enofficina”.
Mi attrezzo per cercare pezzi interessanti. A San Daniele, dentro un casale di un tempo, ecco la bici che fa al mio caso. Indiana, di poco valore ma dall’aspetto vintage. Ricorda i modelli inglesi anni ’40. Offro ai proprietari una cifra ben superiore al valore , consapevole che si sarebbe ripagata da sola. All’”Enofficina” ci aggiungo chincaglieria antica e modernariato.
La passione di Luca è di lunga data.
Da bambino, come tutti. Poi le cose cambiano. Ma dieci anni fa mio suocero mi spinge ad acquistare una bici da corsa per qualche uscita domenicale. Nasce la passione vera, partecipo pure a qualche gara amatoriale (ne fanno testimonianza nel locale le maglie che sfoggio orgoglioso). Non volevo essere da meno di mio papà che partecipò fino ai vent’anni a corse per dilettanti.
All’”Enofficina” la bici anglo-indiana non rimane sola.
Bici, pezzi di bici, maglie più o meno storiche. Il locale funziona alla grande anche perché il mio socio era già conosciuto per aver gestito un’attività non distante con notevole successo. Ma noto con piacere che quella bici in vetrina interessa. Al punto che la vendo. Ne metto un’altra e vendo anche quella. Finché decido di organizzare una giornata di compravendita di bici tra privati. Il giardino retrostante, una volta al mese, viene adibito a mercatino.
Il lavoro principale è però quello del bar. E il giardino serve per distribuire calici, triangolini e porcine.
Dopo un po’ resta solo la vetrina per l’esposizione. Tra bici per bambini, da corsa e mountain-bike ne vendo comunque una trentina. Qualcuna viene messa a disposizione da negozi specializzati.
Ma la passione non ha limiti.
Assieme ad alcuni amici promuovo la classica uscita per “frasche”: il Tour de Frasch. Siamo partiti in 12, adesso siamo più di 100. Un percorso non troppo impegnativo, 60/70 km, in un posto sempre diverso del Friuli, intramezzato da tappe enogastronomiche.
Luca, l’oste, è quasi più conosciuto per la storia di Luca e la bici.
Siamo ora al “Quinto Recinto”. Ho scelto di appendere la mia prima bicicletta: fascino e usura. Ma altrettanto fantastica è una bici che risale alla seconda guerra mondiale, che pure usai da piccolo, un esemplare quasi mai in commercio, utilizzato per la pubblicità di una marca di scarpe. Senza dimenticare il triciclo del mio secondo figlio sospeso proprio sopra il bancone. E le maglie autografate da alcuni ciclisti famosi, come quelle regalate dai clienti.
La bici, una moda.
Mi piace vedere che la usano in tanti. In bici vengo a lavorare, in bici passo il tempo libero. Sono certo di essere tra i primi, tra i pochi, che la usano anche come arredo di un locale. Con tanto di marchio e di logo. La “porcina dell’Enofficina” è rappresentata da un maiale che pedala su una bici.
Utile e dilettevole.
Spero di allargare in futuro questa realtà per sensibilizzare le persone a usare di più questo mezzo. Spero anche che il sindaco di Udine faccia rinascere la “Udine pedala”. In tanti la ricordiamo con nostalgia.



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