PURE PHASE ENSEMBLE, Live At SpaceFest!

Creato il 05 dicembre 2012 da The New Noise @TheNewNoiseIt

Spiegare il polacco SpaceFest! è abbastanza semplice: nome preso dagli Spiritualized, line-up mista, coi numi tutelari dello shoegaze da una parte e le nuove leve alternative polacche dall’altra  Questo disco, in qualche modo, le vede unite in un workshop organizzato dallo staff. Tredici musicisti si sono trovati e hanno dato inizio a un processo creativo guidato da Raymond Dickaty (sassofonista ex Spiritualized) e Jaime Harding dei Marion (la band inglese più sottovalutata dei Novanta). Il punto di partenza è stato Pure Phase Tones for DJ’s degli (appunto) Spiritualized, il punto di arrivo l’esibizione live al festival stesso. In formazione fiati, sintetizzatori, chitarra-basso-batteria e Karol Schwarz, proprietario della Nasiono, organizzatore del festival e chitarrista.

Per essere qualcosa che ha coinvolto tredici persone che non si conoscevano, non è manco venuto male: “Electra Glide” è la colonna sonora dell’alba, ambientale e impalpabile, con strumenti e voci che piano piano si sollevano e fanno luce, “No Movement” – tolta la voce di Harding, per altro solidissima – potrebbe essere stata scritta dal supergruppo di casa nostra Squadra Omega (gente che nello spazio ci abita, insomma), “High Flats”, complice l’eterogeneità dell’Ensemble, rockeggia parecchio e i fiati ti fanno credere che a breve arrivino i Blues Brothers. E dire che sono gli stessi della marcia funebre successiva, “Crucifixion”. Bowie, per contrasto, è leggiadra e molto Slowdive nello stile di chitarra, “The Frost” torna su territori malinconici e Joanna Kuźma (cantante dei Asia I Koty e dei Folder, che non conosco minimamente) è un angelo addolorato. Si chiude di nuovo con psichedeliaa, kraut e di tutto un po’ (ancora una volta, per dare un’idea, il pezzo lo avrebbe voluto scrivere la Squadra Omega).

Per certi versi quello che ha fatto questo ensemble anglo-polacco è incredibile, ma non la voglio vendere come un capolavoro. Una dimostrazione di gran mestiere sì (“High Flats” e l’ultima sono buone, ma tra il superfluo e l’autocompiaciuto, “Crucifixion” è un divertissement), una celebrazione della musica come linguaggio universale pure.

P.S.: anche il bill di quest’anno pare buono, pubblichiamo sotto il trailer.


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