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Pusher II - Sangue sulle mie mani

Creato il 23 luglio 2011 da Misterjamesford
Pusher II - Sangue sulle mie maniLa trama (con parole mie): le storie di strada narrate partendo dal degrado della periferia di Copenaghen riprendono concentrandosi su Tonny, amico di Frank - fuggito dal Paese -, appena uscito di galera. 
Oppresso dai debiti, Tonny si rivolgerà al padre - detto Il Duca -, padrone di un'officina e boss della zona, per poter recuperare un pò di soldi, ma finirà per cacciarsi in guai ancora più grossi a causa degli amici e della scarsa stima che le persone hanno di lui.
Ad aggiungere benzina sul fuoco, il giovane scoprirà di essere anche divenuto padre, e apprenderà della morte in solitudine della madre: nella notte dei festeggiamenti per il matrimonio del suo migliore amico, l'escalation di violenza e degrado assumerà connotati terribili ed al contempo liberatori.
Neppure il tempo di prendere fiato dall'ottima conclusione del primo capitolo, e con l'inizio della seconda pellicola dedicata alla trilogia di Pusher Refn decide di puntare l'obiettivo su Tonny, amico dall'equilibrio decisamente precario di Frank, protagonista del film precedente.
Tonny è in carcere, sul punto di tornare in libertà, e attraverso il racconto di un piccolo boss dietro le mura, capiamo subito che le cose non devono girargli propriamente al meglio: il nostro ha contratto un pesante debito, che il suddetto boss non si è ancora preoccupato di riprendersi giusto perchè lo stesso Tonny è il figlio del Duca - omaggio del regista all'indimenticato John Wayne, a mio avviso -, uomo importante all'esterno nella realtà dei sobborghi di Copenaghen.
E proprio dal Duca il protagonista farà ritorno, nonostante il pessimo rapporto che lo lega al padre ed il trattamento che lo stesso pare riservargli di continuo, alla ricerca di un lavoro e di conferme che pare gli manchino fin dai tempi del suo rapporto - finito malissimo - con Frank.
Inizia così una nuova discesa nello squallore quanto e più di quello che era stato narrato nello stile più asciutto della sua carriera dal regista nell'opera precedente, concentrata tutta sul limitato, dispersivo, confuso Tonny, colpevole di mostrare una certa ingenuità quasi naif rispetto a vicende che richiederebbero una dose ben più consistente di pelo sullo stomaco per poter essere condotte con lo stesso piglio deciso del Duca.
Ma più che dal crimine, il peggio pare essere sottolineato dalla famiglia e dagli amici del protagonista, uomini e donne cresciuti ai margini che paiono non avere alcuna speranza o remora, da Charlotte - che lotta per tenere la custodia del figlio avuto da Tonny e poi lo lascia in disparte per sniffare e strafarsi - all'amico che getta la droga appena comprata da Milo - legame, gestito benissimo a livello di sceneggiatura, con il primo capitolo della trilogia - temendo un'irruzione della polizia nel suo appartamento e poi pretende di avere indietro i soldi usati per acquistarla, arrivando addirittura a farsi sparare dal protagonista per avere una scusa da presentare al Duca, fino al Duca stesso e all'impietoso discorso per la festa di nozze dell'amico del figlio che preferisce al figlio stesso, fatto qualche ora prima di chiedere a Tonny di uccidere la madre del suo secondogenito per questioni legate all'affidamento.
Un mondo sul baratro che ricorda le storie senza speranza dei Dardenne senza il filtro di un occhio da Cinema autoriale che Refn pare mettere soltanto parzialmente al servizio della sua visionarietà, certamente più spiccata rispetto alla prima pellicola, capace di sfiorare il grottesco come nella scena del furto nel concessionario di auto o gli squilibri cromatici cui il regista ci ha abituati con Bronson e Valhalla rising del locale scelto per la festa di nozze.
Grandissimo Mads Mikkelsen, finalmente protagonista assoluto, e funzionale il resto del cast, completamente al servizio dei disequilibri di Tonny.
Un Tonny che, con l'emancipazione del crescendo finale, cerca una rivincita non tanto rispetto alla società che lo ha posto al fondo del fondo fin dalla nascita quanto dalle persone che dovrebbero costituire la sua famiglia, dalla quale il figlio sancisce una sorta di definitivo distacco, aprendo le porte ad un terzo ed ultimo capitolo che, sulla carta, potrebbe superare addirittura i precedenti: quel momento di pace, appoggiato al sedile dell'autobus con il piccolo in braccio cui ha fatto indossare il pannolino al contrario diviene l'anelito di libertà di una vita destinata, inesorabilmente, alla condanna.
E chissà che il figlio non possa avere un destino migliore del padre.
Chiediamolo al Duca.
E a Refn.
MrFord
"Sometimes I don't
want to face life
sometimes I feel empty inside
but every moment is precious
and everyone will turn to dust."
Soulfly - "Son song" -

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