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Putin come il Duce?

Creato il 12 maggio 2011 da Matteo

"Un tè con Putin"-2

Vladimir Vladimirovič si è messo a realizzare il programma di Benito Mussolini

Non è bello occuparsi di autocitazioni, ma la creazione del “Fronte popolare” di Putin è comunque qualcosa di unico, che scusa letteralmente tutto. Nel gennaio 2000 il giornale “Izvestija” [1] tolse il mio editoriale dal titolo “Un tè con Putin” per ragioni di censura del tutto comprensibili – avevo trovato con chi paragonare il presidente appena eletto, con Mussolini! Toccò stamparlo nel giornale “Vedomosti” [2], allora del tutto giovane e ardente. Erano ancora fresche le impressioni del film di Franco Zeffirelli “Un tè con Mussolini” e le allusioni a ciò che si svolgeva allora in Russia erano vistose.

Ricordo che l'azione di questa notevole pellicola si svolge a Firenze nel 1934. Delle dame inglesi nell'Italia anglofila sono incantate da Mussolini. Dopo l'inizio dei disordini fascisti, la leader delle vecchiette, vedova dell'ex ambasciatore della Gran Bretagna in Italia, ottiene di essere ricevuta dal Duce e riceve rassicurazioni da lui che tutto resterà come prima. La fotografia del tè con il dittatore dovrebbe diventare la prova di ciò e contemporaneamente un documento di protezione. Dopodiché, naturalmente, le vecchiette vengono messe agli arresti.

Viene in mente che all'inizio degli anni Zero i principali pubblicisti e politici di destra con un pathos da vecchiette assicuravano tutti all'intorno che una persona estremamente onesta, vicina a Sobčak [3], immancabilmente avrebbe instaurato in Russia un vero liberalismo con una buona parte di democrazia. Ma a me per qualche motivo pareva che non avrebbe instaurato né l'uno né l'altra e che in generale si comportasse pure come un dittatore. Inoltre mi dava l'idea che tutto ciò fosse evidente e visibile a occhio nudo. Dopo poco tempo si cominciò: dal ritorno dell'inno staliniano all'arresto di Chodorkovskij la distanza si è rivelata del tutto breve.

In una parola, i colleghi liberali si comportarono come la vedova dell'ambasciatore della Gran Bretagna in Italia e le sue compagne. Forse proprio perciò oggi nella grande politica non c'è alcun liberale e non ce ne sono in genere. Hanno bevuto un teino con Putin. (Tenente, tacere [4] sul tè con il polonio!)

Ma la storia della creazione del “Fronte Popolare” è chiara e trasparente: per tutte le forze politiche deve giocare il ruolo della fotografia del tè bevuto con Mussolini – cioè un documento di protezione dopo che avranno cominciato a fare i conti con chi è rimasto ai margini di questo stesso fronte. (“Dov'era quando la gente di buona volontà versava il sangue al fronte?” – chiede lo NKVD [5].) E a fare i conti cominceranno dopo la brillante vittoria di Muss… cioè, come dicevano a Firenze, scusi [6], di Putin alle elezioni del 2012. (I populisti di tendenza ultradestrorsa amano porre nel nome dei loro partiti e blocchi elettorali le parole “popolare” e “popolo”.)

Ci sono anche allusioni più dirette a Mussolini, che cominciò praticamente come un liberale in campo economico e finì si sa come: come stato corporativista. La sua essenza, a dirla rozzamente, sta nel fatto che tutta la società viene fatta entrare in corporazioni – per carattere professionale e sociale. Come scriveva ancora nel 1928 Nikolaj Ustrjalov [7], che aveva studiato questo fenomeno, si tratta di un ampio e “organico” blocco nazionale – “dal magnate del capitale finanziario all'ultimo lavoratore non qualificato”.

Ascoltiamo Putin: “E io avrei tanta voglia che anche “Russia Unita”, qualche altro partito politico, le organizzazioni sindacali, le organizzazioni femminili, le organizzazioni giovanili, diciamo, le organizzazioni dei veterani, tra cui i veterani della Grande Guerra Patriottica [8] e i veterani della guerra in Afghanistan – che tutte le persone che sono unite dall'unica aspirazione a rafforzare il nostro paese, dalle idee di cercare varianti ottimali per la soluzione dei problemi che ci stanno davanti, possano entrare nell'ambito di un'unica piattaforma – chiamiamola, diciamo, “Fronte popolare panrusso”, perché alla vigilia del 9 Maggio [9] e a Stalingrado [10] tale retorica, mi pare, è del tutto adeguata – “Fronte popolare panrusso…”

Non solo Vladimir Vladimirovič privatizza di nuovo la Grande Guerra Patriottica. Fa capire chiaramente: chi non è con noi, chi non è unito “dall'unica aspirazione a rafforzare il nostro paese”, cioè il nostro regime politico, è contro di noi.

Il “Fronte Popolare” di Putin è anche la corporazione di Mussolini: tutti, dai sindacati di Šmakov [11] alle organizzazioni femminili, ottengono un unico tetto. L'importante è restare sotto il tetto, sotto controllo, non dar fastidio e fare auguri al momento giusto. E tutto in nome dello sviluppo della nostra Ital… pfui, Russia. Gli avanguardisti diventeranno le organizzazioni giovanili. Infatti tutto è per loro, per i giovani, in nome del loro futuro. Non per nulla l'inno dei mussoliniani si chiamava Giovinezza [12]. Lo cantavano anche, che tesori: “Per Benito Mussolini, Eja, eja, alala!” [13] Là ci sono anche questi versi: “I poeti e gli artigiani, / i signori e i contadini, / con l’orgoglio d’italiani / giuran fede a Mussolini. / Non v’è povero quartiere / che non mandi le sue schiere,
che non spieghi le Bandiere…” [14] Le bandiere di chi spiegasse non lo dico, per non avere una denuncia… E il fatto non sta nel nome del fenomeno, ma nella tecnica di mobilitazione delle masse per la grande causa.

Si può obiettare che, per esempio, nelle parole di Putin dette a Volgograd, quando ha annunciato la creazione del proprio fronte e di un'agenzia di iniziative sociali che fa capo a lui: “Attirando i giovani a studiare a fondo e a prendere decisioni fondamentali per il paese appariranno anche più possibilità di liberarsi di vecchissimi problemi della nostra società” non c'è niente di cattivo e che debba mettere in guardia. Ma neanche nelle parole di Putin modello 1999-2000 c'erano caratteristiche formali che permettessero di paragonarlo a Mussolini Semplicemente vennero al potere giovani forze di guerra (cecena) e di vittoria [15]. Cioè la realtà stessa, che è pure obbligato ad analizzare un osservatore politico, era una diretta citazione di Mussolini. Perciò nell'ennesima citazione di Putin vedo non la modernizzazione con gli ascensori sociali, ma la soluzione finale di “vecchissimi problemi” tipo la concorrenza politica.

Nella realizzazione dell'idea del “Fronte popolare” vedo il principio proclamato dal Duce nel 1925: “Tutto nello Stato, niente al di fuori dello Stato, nulla contro lo Stato”.

Chi pensa che non sia così è libero di pensarlo. Nel gennaio 2000 anch'io speravo segretamente che il mio paragone non fosse del tutto azzeccato. Che solo non ci troviamo tutti nella situazione delle vecchiette inglesi nella Firenze del 1934.

Andrej Kolesnikov
osservatore della "Novaja gazeta"

10.05.2011, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2011/049/16.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] “Notizie”, in epoca sovietica principale giornale di informazione, poi giornale di orientamento filogovernativo (di proprietà Gazprom negli anni 2005-2008).

[2] “Bollettino”, giornale economico russo.

[3] Anatolij Aleksandrovič Sobčak, primo sindaco eletto democraticamente a San Pietroburgo, emigrato in Francia tra il 1997 e il 1999 dopo aver perso le elezioni ed essere stato accusato di malversazioni e fatto rientrare e riabilitare dall'amico ed ex-vice Putin.

[4] Allusione alla canzone Poručik, molčat'! (Tenente, tacere!) del cantautore Vladimir Začepa, in cui un colonnello deve continuamente impedire a un tenente di dire volgarità e impertinenze.

[5] Narodnyj Komissariat Vnutrenncih Del (Commissariato del Popolo per gli Affari Interni), la polizia politica di Stalin.

[6] In italiano nell'originale.

[7] Nikolaj Vasil'evič Ustrjalov, filosofo “nazional-bolscevico”.

[8] La guerra contro la Germania nazista e i suoi alleati.

[9] Festa della vittoria sui nazisti e i loro alleati.

[10] L'attuale Volgograd, nella Russia meridionale, da dove partì la riscossa sovietica sui nazifascisti.

[11] Michail Viktorovič Šmakov, presidente della Federazione dei Sindacati indipendenti della Russia.

[12] In italiano nell'originale.

[13] In italiano nell'originale.

[14] Questi sono i versi originali, comunque tradotti fedelmente in russo nell'originale.

[15] Qui l'autore utilizza ironicamente il linguaggio di Mussolini.


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