Non sono ancora ben chiari i termini dell’accordo, ad esempio se la Cina pagherà in anticipo una somma forfettaria al fine di finanziare i considerevoli costi infrastrutturali, e soprattutto qual è il prezzo di fornitura strappato dai cinesi, che varie fonti indicano molto conveniente (si parla di 350 dollari per migliaio di metri cubi, contro una media europea di 380) vista anche dell’urgenza russa di trovare un degno contraltare al pericolante mercato europeo. Ma proprio per quest’ultimo aspetto, l’accordo è una vittoria politica di Putin, che di fatto rende innocua la decisione dell’Unione Europea di allentare i legami energetici con Mosca, come ritorsione per l’annessione russa della Crimea.
Le consegne di inizieranno nel 2018: il gas verrà trasportato attraverso una nuova infrastruttura (Pechino dovrebbe a breve stanziare 20 miliardi di dollari) che collegherà la Siberia ai principali centri produttivi cinesi, dove la richiesta è maggiore, mentre la Russia ha in progetto di investire 55 miliardi di dollari, oltre che per le infrastrutture, anche per attività di esplorazione dei giacimenti.