L’atteso intervento televisivo di Vladimir Putin, che giovedì ha risposto in diretta tv alle domande arrivategli dai cittadini, non ha tradito le aspettative. Il presidente russo ha infatti colto l’occasione di una domanda (probabilmente “preconfezionata”), postagli da un telespettatore a proposito del processo di privatizzazione in Russia, per lanciare un affondo contro gli Usa: nei primi anni Novanta, agenti della CIA affiancarono l’allora vicepremier Anatolij Chubais come consulenti specializzati nella privatizzazione di beni pubblici di Stato. “Molti di questi agenti – ha aggiunto Putin – furono poi processati negli Usa per essersi arricchiti in maniera illecita, durante il processo di privatizzazione nel nostro paese.” Putin non ha dato altri dettagli, ma è molto probabile che si riferisse ad Andrew Shleifer, professore di economia ad Harvard, e Johnatan Hay, avvocato laureatosi anch’egli nel prestigioso ateneo americano. Entrambi membri dell’organizzazione umanitaria governativa USAID, sono stati recentemente accostati dai media russi all’intelligence americana, anche se non sono mai emerse prove effettive di ciò: di certo c’è che nel 2005 vennero accusati di aver tratto illecito profitto dal loro ruolo svolto in Russia, tanto che l’avvocato Hay fu pesantemente multato, mentre il professor Shleifer evitò una condanna patteggiando una somma risarcitoria di 26,5 milioni di dollari.
Le parole di Putin non sono evidentemente buttate lì a caso. Il riferimento al ruolo svolto da due membri di USAID negli anni Novanta si sposa bene con il recente giro di vite contro le Ong straniere (USAID inclusa) che operano in Russia, secondo il Cremlino manovrate da governi esteri per creare azioni destabilizzanti contro Mosca: il fatto poi di averlo esplicitamente collegato alle privatizzazioni-truffa degli anni Novanta, è sicuramente servito al presidente russo per decantare i suoi meriti nella lotta contro i famelici oligarchi ad un elettorato diventato ora tiepido nei suoi confronti.
Il pacchetto messo in atto nel 1992 dall’allora premier Egor Gaidar sotto la supervisione dell’allora capo della Commissione per i beni statali Anatolij Chubais, era diretto ad una rapida transizione dell’economia russa dalla pianificazione al mercato. Questa ambiziosa shock-terapy, dettata dal Fondo Monetario Internazionale, si risolse però in un vero fallimento, poichè Gaidar, Chubais e il FMI avevano avuto l’assurda pretesa di applicare il concetto di “privatizzazione”, tipico di una matura economia di mercato, ad un paese che era appena uscito da 74 anni di economia pianificata e che del “mercato” non aveva nemmeno le strutture basilari, a cominciare da una infrastruttura borsistica che esisteva solo sulla carta.
Il processo si concluse infatti in una vera e propria farsa, che vide protagonisti alti funzionari dell’amministrazione sovietica, velocissimi a riciclarsi come magnati monopolisti nel mercato delle materie prime, dopo aver saccheggiato con metodi palesemente fuorilegge il preziosissimo tesoro energetico dell’Urss, fatto di petrolio, gas, nikel, oro e diamanti. Era nata la Russia dei cosiddetti oligarchi, che avrebbero dominato sul Cremlino di Eltsin fino alle dimissioni di questi per motivi di salute, il 31 dicembre 1999.
Un Cremlino dove il discusso ruolo di Gran Ciambellano delle privatizzazioni fu recitato fino ad allora proprio da Anatolij Chubais, divenuto poi influentissmo capo dell’Amministrazione presidenziale di uno Eltsin sempre più malato. Allontanato da Putin dalle leve del potere e ricilato come presidente delle holding statali RAO Ues e poi RusNano, Chubais è ancora visto oggi dai russi (a torto o a ragione) come la causa delle diffusa miseria in cui si ritrovarono a vivere dopo il crollo dell’Urss. E Putin questo lo sa bene.