Vladimir Putin è uno dei pochi dirigenti mondiali capace di scuotere le fondamenta dell’egemonia statunitense: il predominio militare e la supremazia del dollaro come valuta di riserva. Engdahl dimostra che le recenti proteste post-elettorali in Russia sono state orchestrare da ONG sponsorizzate da Washington e da suoi agenti locali nel tentativo, non riuscito, di destabilizzare il paese. Con la rapida erosione del predominio globale statunitense, avverte Engdahl, la neutralizzazione della Russia e d’altri Stati recalcitranti tornerà a figurare nell’agenda del prossimo occupante della Casa Bianca.
Washington vuole chiaramente mettere la parole fine – o come dicevano in Egitto la scorsa primavera: Kefaya—basta! – alla Russia di Putin. Hillary Clinton e amici hanno a quanto pare deciso che il probabile futuro presidente della Russia, Vladimir Putin, sia un enorme ostacolo ai loro piani. In pochi, però, ne capiscono il motivo. La Russia di oggi, insieme alla Cina e in parte all’Iran, forma la colonna, seppur tremolante, dell’unico effettivo asse globale di resistenza ad un mondo dominato da una sola superpotenza.
L’8 dicembre, molti giorni dopo l’annuncio dei risultati delle elezioni parlamentari russe, che mostravano un netto calo di popolarità per il Partito della Russia Unita di Putin, quest’ultimo ha accusato gli Stati Uniti ed in particolare il Segretario di Stato Hillary Clinton di fomentare le proteste e le contestazioni. “Il Segretario di Stato (americano) è stato rapido a valutare le elezioni – dichiarò Putin – sostenendo che fossero scorrette e ingiuste ancor prima di ricevere dati dagli osservatori dell’Ufficio delle Istituzioni Democratiche e dei Diritti Umani (ossia dall’OSCE, ndr)” [1].
Putin proseguì sostendendo che i commenti prematuri di Hillary Clinton fossero i segnali indispensabili ai gruppi di opposizione per confermare che il Governo americano avrebbe appoggiato le loro proteste. I commenti della Clinton, sostenne la scafata intelligence russa, erano diventati un “segnale per i nostri attivisti che hanno iniziato attivamente a collaborare con il Dipartimento di Stato americano” [2].
I principali media occidentali hanno scelto di minimizzare le dichiarazioni di Putin o di concentrarsi quasi interamente sulle rivendicazioni di un emergente movimento di opposizione russo. Una piccolo ricerca mostra che, semmai, Putin stava minimizzando il grado della spudorata interferenza del Governo americano nel processo politico del suo paese. In questo caso il paese non è la Tunisia o lo Yemen e nemmeno l’Egitto. E’ la seconda superpotenza nucleare del mondo, anche se economicamente può essere una potenza minore. Hillary sta giocando col fuoco. Termonucleare.
Democrazia o qualcos’altro?
A scanso d’equivoci: Putin non è un campione mondiale di ciò che molti considerano democrazia. Il suo annuncio, qualche mese fa, che lui e l’attuale Presidente Medvedev avevano deciso di scambiarsi i ruoli dopo il voto presidenziale del 4 marzo impressionò anche molti russi, come crassa politica di potere e contrattazioni da retrobottega. Detto questo, quello che sta facendo Washington per interferire con il cambio di regime è più che sfacciato ed interventista. La stessa Amministrazione di Obama che ha appena firmato delle misure legislative che stracciano il Bill of Rights dalla Costituzione per i cittadini americani [3], si sta atteggiando come giudice supremo mondiale circa l’aderenza altrui a ciò che chiamano democrazia.
Esaminiamo da vicino l’accusa di Putin d’ingerenza americana nel processo elettorale. Se diamo un’occhiata, vediamo chiaramente dichiarato nel suo report annuale dell’agosto del 2011 che una ONG con sede a Washington, dal nome innocuo di National Endowment for Democracy (NED), si occupa di tantissimi argomenti in Russia. Il NED sta finanziando un Centro di Stampa Internazionale a Mosca dove circa 80 ONG possono tenere conferenze stampa su qualsiasi argomento decidano di trattare. Hanno finanziato numerosi “patrocini della gioventù” e seminari per dirigenti allo scopo di “aiutare i giovani a fare attivismo politico”. Infatti, ufficialmente hanno speso più di $2,783,000 nel 2010 per dozzine di programmi simili in tutta la Russia. Le spese per il 2011 saranno pubblicate più in la nel corso del 2012. [4]
Il NED sta inoltre finanziando dei punti chiave del processo di rilevazione statistica “indipendente” e monitoraggio del voto: un ruolo cruciale per essere in grado di denunciare una frode elettorale. Finanzia in parte l’Organizzazione Civica Regionale in Difesa dei Diritti e delle Libertà Democratiche “GOLOS”. Secondo il rapporto annuale del NED i fondi sono andati alla “realizzazione di analisi dettagliate dei cicli elettorali in Russia dell’autunno del 2010 e della primavera del 2011, che includerà il monitoraggio della stampa, monitoraggio dell’agitazione politica, attività delle commissioni elettorali, ed altri aspetti dell’applicazione della legislazione elettorale a lungo termine precedente alle elezioni” [5].
A settembre del 2011, poche settimane prima delle elezioni di dicembre il NED finanziò una conferenza su invito a Washington, cui ha partecipato anche l’organizzazione elettorale “indipendente” russa Centro Levada. Secondo il sito web del NED il Levada, altro beneficiario del denaro dell’ente [6], aveva effettuato una serie di sondaggi d’opinione, un metodo standard utilizzato in Occidente per analizzare i sentimenti dei cittadini. I sondaggi colgono “l’umore dell’elettorato verso le elezioni presidenziali e della Duma, le percezioni dei candidati e dei partiti, e la fiducia degli elettori nel sistema di ‘democrazia controllata’ che è stato stabilito durante l’ultimo decennio”.
Nemtsov, uno dei personaggi più in vista dell’opposizione a Putin, è oggi anche co-presidente di Solidarnost, un nome che abbastanza curiosamente è stato ripreso dalla Guerra Fredda, quando la CIA finanziò i lavoratori polacchi d’opposizione riuniti sotto la sigla di Solidarnosc di Lech Walesa. Più avanti diremo di più di Nemtsov.
La storia sospetta del NED
Aiutare la gioventù ad impegnarsi nell’attivismo politico è esattamente ciò che il NED ha fatto in Egitto negli ultimi sette anni, nel percorso verso l’abbattimento di Mubarak. Lo stesso NED, secondo fonti informate, è stato strumentale alle “Rivoluzioni Colorate” del 2003-2004 in Ucraina e Georgia, che portarono al potere degli agenti pro-NATO appoggiati dagli americani. La stessa NED si è data da fare nel promuovere i “diritti umani” in Myanmar, in Tibet, e nella provincia cinese, ricca di petrolio, del Xinjiang [9].
Come è stato scoperto dagli attenti analisti della “Rivoluzione arancione” ucraina del 2004 e delle altre numerose rivoluzioni colorate finanziate dagli USA, il controllo dei sondaggi e l’abilità di dominare la percezione internazionale dei media, specialmente delle TV più importanti come CNN o BB,C è un componente essenziale dell’agenda di destabilizzazione di Washington. Il Centro Lavada avrà probabilmente un ruolo cruciale in tal senso, pubblicando sondaggi che attestino malcontento nei confronti del regime.
Il NED si descrive come una “fondazione privata no-profit dedicata alla crescita e al rafforzamento di istituzioni democratiche nel mondo. Ogni anno, con fondi ricevuto dal Congresso degli USA, il NED supporta all’estero più di 1.000 progetti di gruppi non-governativi che lavorano per obiettivi democratici in più di 90 paesi” [10].
Non potrebbe suonare più nobile e magnanimo di così. Tuttavia, preferiscono tralasciare la loro vera storia. All’inizio del 1980 il direttore della CIA Bill Casey aveva convinto il Presidente Ronald Reagan a creare una plausibile ONG privata, il NED, per portare avanti l’agenda globale di Washington attraverso altri mezzi che non fossero azioni dirette della CIA. Era parte del processo di “privatizzazione” dell’intelligence americana per rendere il suo lavoro più “efficiente”. Allen Weinstein, che aiutò ad abbozzare la legge istitutiva del NED, disse in un’intervista al Washington Post nel 1991: “Molto di ciò che noi facciamo oggi veniva fatto in segreto 25 anni fa dalla CIA” [11]. Interessante. La maggior parte dei fondi del NED arriva dai contribuenti americani attraverso il Congresso. Comunque lo si guardi, si tratta d’una risorsa dell’intelligence.
Il NED era stato creato durante l’Amministrazione Reagan come un’ala privatizzata della CIA, così da permetterle maggiore libertà di azione. I membri del direttivo del NED vengono generalmente tratti dal Pentagono e dall’intelligence americana. Ne ha fatto parte anche il Generale pensionato della NATO Wesley Clark, l’uomo che ha guidato il bombardamento americano sulla Serbia del 1999. Alcune figure chiave collegate ad azioni clandestine della CIA hanno servito nel NED: Otto Reich, John Negroponte, Henry Cisneros e Elliot Abrams. Il Presidente del consiglio di amministrazione del NED nel 2008 era Vin Weber, fondatore dell’organizzazione ultraconservatrice Empower America e responsabile della raccolta fondi per la campagna di George W. Bush. L’attuale presidente del NED è John Bohn, ex Amministratore Delegato della controversa agenzia di rating Moody’s, la quale ha ricoperto un ruolo nefando nell’ancora irrisolto collasso delle cartolarizzazioni immobiliari statunitensi. Oggi tra i dirigenti del NED c’è un neo-conservatore dell’era Bush, l’ambasciatore in Iraq e Afghanistan Zalmay Khalilzad [12].
La ben preparata opposizione a Putin
I media occidentali si sono infatuati di Navalny. La BBC inglese descrive Navalny come “indubbiamente l’unica vera personalità d’opposizione ad essere emersa in Russia negli ultimi cinque anni”, ed il Time magazine americano lo ha definito “l’Erin Brockovich russo”, un curioso riferimento al film hollywoodiano con Julia Roberts che recita la parte di un’organizzatrice sindacale. Tuttavia, più rilevante è il fatto che Navalny abbia frequentato l’elitaria Yale University della East Cost, casa anche della famiglia Bush, dove era “Yale World Fellow” [14].
Il carismatico Navalny però è, o è stato, anche sul libro paga del NED, strumento destabilizzatore di Washington. Secondo un post del blog di Navalny stesso, LiveJournal, egli è stato finanziato dal NED nel 2007-2008. Il suo contatto con il NED di Washington era Frank Conatser [15]. Un facsimile di uno scambio di email tra Navalny e Conatser del 17 novembre 2007 è qui parzialmente riprodotto:
ГРАНТЫ
rom: Frank Conatser [mailto:frankc@NED.ORG]
Sent: Saturday, November 17, 2007 12:12 AM
To: Navalny Alexey; Aleksey Navalny
Cc: John Squier; Marc SchleiferSubject: NED Agreements No. 2006-576 & No. 2007-688 …
Frank Conatser
Grants Administrator for Eurasia
National Endowment for Democracy
1025 F St, NW, Suite 800
Washington, DC 20004202-378-9660 (phone)
202-378-9860 (fax)
[Nota: estratto da uno scambio di email tra Alexey Navalty e NED] [16]
CS First Boston Bank ha pagato anche per i costosi viaggi di Nemtsov al Davos World Economic Forum. Quando Nemtsov divenne membro del gabinetto, il suo protetto Brevnov fu nominato presidente del Sistema Energetico Unificato di Russia (JSC). Dua anni dopo, nel 2009, Boris Nemtsov, oggi “Mr. Anti-corruzione”, usò la sua influenza per salvare Brevnov d’appropriazione indebita di miliardi dalle casse di JSC [18].
Nemtsov prese anche denaro dall’oligarca russo oggi in carcere Mikhail Khodorkovsky, nel 1999, quando quest’ultimo stava usando i suoi miliardi per provare a comprare il parlamento russo. Nel 2004 Nemtsov si incontrò segretamente con il poi esiliato miliardario oligarca Boris Berezovsk e con altri magnati russi esiliati. Quando Nemtsov venne incarcerato dalle autorità russe con l’accusa di finanziamento estero del suo nuovo partito politico, “Per la Russia senza Anarchia e Corruzione”, i Senatori americani John McCain e Joe Liberman e Mike Hammer del Consiglio di Sicurezza Nazionale di Obama si pronunciarono a suo favore [19].
L’amico intimo di Nemtsov, Vladimir Ryzhkov di Solidarnost, è anch’esso legato ai circoli svizzeri di Davos; ha anzi finanziato una Davos siberiana. Secondo cronache giornalistiche dell’aprile 2005, Ryzhkov nel 2003 formò un Comitato 2008 per “attrarre” fondi a favore dell’imprigionato Khodorkovsky, chiedendo anche agli oligarchi fuggitivi come Boris Berezovsky e a fondazioni occidentali come quella di Soros. Lo scopo dichiarato era di riunire le forze “democratiche” contro Putin. Il 23 maggio 2011 Ryzhkov, Nemtsov e molti altri hanno registrato un nuovo Partito per la Libertà del Popolo, apparentemente per presentare un candidato presidenziale contro Putin nel 2012 [20].
Un altro volto noto nei recenti raduni anti-Putin è l’ex campione mondiale di scacchi, diventato politico di destra, Garry Kasparov, altro fondatore di Solidarnost. Kasparov era stato identificato molti anni fa come membro del consiglio di un pensatoio militare neo-conservatore di Washington. Nell’aprile 2007, Kasparov ammise di essere stato un membro del Consiglio Consultivo sulla Sicurezza Nazionale del Center for Security Policy, una “organizzazione nazionale per la sicurezza, no-profit e apartitica, specializzata nell’identificare politiche, azioni e necessità di risorse che sono vitali per la sicurezza americana”. In Russia Kasparov gode di cattiva fama per le sue precedenti relazioni finanziarie con Leonid Nevzlin, ex vice-presidente di Yukos e partner di Michael Khodorkovsky. Nevzlin fuggì in Israele per essere stato accusato di omicidio: aveva pagato sicari per eliminare “persone sgradite” quando era in carica come vice-presidente di Yukos [21].
Nel 2009 Kasparov e Boris Nemtsov si incontrarono niente meno che con Barack Obama per discutere dell’opposizione russa a Putin, su invito del Presidente americano al Ritz Carlton Hotel di Washington. Nemtsov s’era appellato ad Obama affinché s’incontrasse con gli oppositori in Russia: “Se la Casa Bianca accetta il suggerimento di Putin di parlare solo con organizzazioni pro-Putin… questo significherebbe la vittoria per Putin, ma non solo questo: Putin avrebbe la certezza della debolezza di Obama”. Durante lo stesso viaggio in America nel 2009 Nemtsov era stato invitato a parlare al Council on Foreign Relations di New York, forse il più influente pensatoio americano. Significativo che non solo il Dipartimento di Stato americano e le ONG appoggiate dagli USA, come NED, abbiano versato milioni nella costruzione di una coalizione anti-Putin in Russia; ma il Presidente in persona è intervenuto nel processo [22].
Ryzhkov, Nemtzov, Navalty e l’ex Ministro delle Finanze di Putin Alexei Kudrin hanno tutti partecipato all’organizzazione della manifestazione anti-Putin del 25 dicembre a Mosca, che ha radunato circa 120,000 persone [23].
Perchè Putin?
La domanda cruciale, a questo punto, è: perché Putin? Non abbiamo bisogno di guardare lontano per avere una risposta. Washington, e specialmente l’Amministrazione di Barack Obama, non sono minimamente interessati al fatto che la Russia sia democratica o meno. La loro preoccupazione è l’ostacolo che una futura presidenza Putin porrebbe ai piani di completo predominio planetario coltivati da Washington. Secondo la Costituzione, il Presidente della Federazione Russa, supremo comandante e detentore dell’ufficio più importante della Stato, prenderà il controllo diretto della difesa e della politica estera.
Dobbiamo chiederci quale politica adotterà? Chiaramente forti contromisure all’evidente accerchiamento della Russia da parte dei missili balistici NATO saranno prioritarie nell’agenda di Putin. Il “reset” pensato da Hillary Clinton finirà nel cestino, posto che già non vi si trovi. Possiamo anche aspettarci un uso più aggressivo della carta energetica: la diplomazia dei condotti servirà a rendere più profondi i legami economici con membri europei della NATO come Germania, Francia e Italia, finendo per indebolire il supporto dell’Unione Europea alle misure aggressive della NATO contro la Russia. Possiamo aspettarci una sempre più profonda svolta della Russia verso l’Eurasia, specialmente verso Cina, Iran e forse India per rendere solida la traballante colonna della resistenza ai piani di Nuovo Ordine Mondiale di Washington.
Ci vorranno ben più che poche contestazioni sotto le temperature glaciali di Mosca e San Pietroburgo, da parte di un branco di corrotte ed equivoche figure di opposizione come Nemtsov o Kasparov, per far deragliare la Russia. Ciò che è chiaro è che Washington sta spingendo su tutti i fronti — Iran e Siria, dove la Russia ha una base navale di fondamentale importanza; prima sulla Cina, ora sulla Russia; e verso i paesi dell’Eurozona guidati dalla Germania. Ha l’aspetto di un ultimo disperato tentativo della superpotenza in declino.
Oggi gli Stati Uniti sono di fatto una superpotenza nucleare in bancarotta. Il ruolo di moneta di riserva del dollaro è stato sfidato come mai dai tempi di Bretton Woods (1944). Quel ruolo insieme al mantenimento degli Stati Uniti come potenza militare mondiale incontrastata sono state le basi dell’egemonia del Secolo Americano dal 1945 ad oggi.
Indebolendo il ruolo del dollaro nel mercato internazionale e in ultimo come moneta di riserva, la Cina sta ora organizzando i suoi scambi bilaterali col Giappone usando le valute nazionali. La Russia sta mettendo in pratica movimenti simili con i suoi principali partner commerciali. La ragione principale per cui Washington ha dato inizio ad una guerra monetaria contro l’euro nel tardo 2009 è la necessità di anticipare una minaccia più grande: che la Cina ed altri possano abbandonare il dollaro ed adottare l’euro come moneta di riserva. Non è un problema da poco. Effettivamente Washington finanzia le sue guerre in Iraq, Afghanistan, Siria, Libia etc. attraverso il fatto che la Cina ed altre nazioni investono i loro dollari in eccedenza commerciale nel debito del Tesoro del Governo americano. Se questo dovesse cambiare in modo significativo, i tassi di inflazione americana salirebbero considerevolmente e le pressioni finanziarie su Washington diventerebbero immense.
Di fronte alla grande erosione sul suo status di unica superpotenza incontrastata, Washington sembra ora puntare tutto sulla mera forza militare per mantenere quella posizione. Perché possa avere successo la Russia deve essere neutralizzata insieme alla Cina e all’Iran. Questa sarà l’agenda principale di chiunque sarà il prossimo Presidente americano.
(Traduzione di Giuliano Luiu)