Recensione
- AFM Records
- Anno: 2015
Per molti i Tedeschi Pyogenesis sono stati un buon gruppo minore, per altri una realtà importante per lo sviluppo del metal moderno dalle sfumature gothic.
Forse, il fatto di non essere nati nel nuovo continente, ha inevitabilmente minato la carriera del gruppo, sicuramente in fatto di popolarità, meno per quanto riguarda la qualità della musica proposta, un geniale e quanto mai perfetto connubio tra l’elettricità e la potenza del metal alternativo e l’oscurità del gothic/dark.
Ho sempre considerato il gruppo di Amburgo i Type 0 Negative europei (sentitevi la stupenda The Best Is Yet To Come), chiaramente spogliati dai chiari riferimenti doom della band del compianto Peter Steele e rivestiti da un alone rock’n’roll, che ha portato “Twinaleblood”, capolavoro assoluto e pietra miliare di un certo tipo di approccio al rock moderno, ad essere non solo il punto di riferimento per la band, ma disco imprescindibile per chiunque si professi cultore del rock anni novanta.
Eppure i Pyogenesis avevano già dato prova di essere una band fuori dal comune con “Sweet X-Rated Nothing”, esordio del 1994, che non sfuggì al sottoscritto, in piena overdose di metallo gotico, pesante, alternativo, ma sopratutto metallico che vedeva non solo scorrere nelle vene sangue di tipo zero negativo, ma anche iniezioni di Life Of Agony style e di quel debutto clamoroso che fu “River Runs Red”.
Sono passati tredici anni dall’ultimo “She Makes Me Wish I Had a Gun” e i Pyogenesis, dimostrando di essere band fuori dagli schemi, fecero storcere il naso a più di un adetto ai lavori e a molti fans con due album che, lasciavano da parte l’approccio gotico per un sound più morbido; “Unpop” e” Mono… or Will It Ever Be the Way It Used to Be”, rispettivamente del 1997 il primo e dell’anno dopo il secondo, furono album geniali per alcuni e autentici passi falsi per altri, comunque dimostrando sempre la totale libertà artistica del gruppo di Flo V. Schwarz.
Come detto sono passati tredici anni, il leader ha riunito la band e A Century In The Curse Of Time torna a far risplendere il talento di un gruppo immenso, spettacolare nel riunire nel proprio sound, almeno il novanta per cento di tutto il rock sviluppatosi tra gli anni novanta e i primi anni del nuovo millennio.
Passata la burrasca pop i Pyogenesis tornano ai fasti di “Twinaleblood”; metal alternativo, gothic, dark e il sempre presente approccio punk rock, che, ora come non mai, porta a lezione di musica moderna la gran parte dei gruppi odierni, con un talento per la melodia che ha del clamoroso.
Sfuriate debordanti (torna il growl nell’opener Steam Paves Its Way (The Machine), punk rock song, travolgenti (A Love Once New Has Now Grown Old), emozionanti esempi di gothico metallo Steeliano(la già citata The Best Is Yet To Come) che unisce in perfetta armonia i Beatles psichedelici con il meglio del doom sabbatiano e via, fino in fondo, per arrivare al podio del metal alternativo, sedersi sul scalino più alto e rimanerci per un bel po.
Ancora con un sorrisetto maligno stampato sul viso, arrivo alla title track e boom, mi aspettano una quindicina di minuti di rock progressivo e psichedelico, dalle reminiscenze fine anni sessanta, un capolavoro di brano che ingloba mezzo secolo di musica rock e zittisce qualunque detrattore del gruppo tedesco, ponendo A Century In The Curse Of Time sul trono di album dell’anno per quanto riguarda l’alternative metal. Epocale!
Tracklist:
01. Steam Paves Its Way (The Machine)
02. A Love Once New Has Now Grown Old
03. This Won’t Last Forever
04. The Best Is Yet To Come
05. Lifeless
06. All We Had Was Hope
07. The Swan King
08. Flesh And Hair
09. A Century In The Curse Of Time
Line-up:
Flo V. Schwarz – Chitarra, Voce, Tastiere
Malte Brauer – Basso
Jan Räthje – Batteria
Gizz Butt – Chitarra