Avvicinandosi al cliente di Aïeul, [il grassone] cominciò a blaterare qualcosa in inglese, quando era ancora a venti metri di distanza. A proposito di una donna, di un consolato. Il cameriere [, Aïeul,] si strinse nelle spalle. Aveva imparato da molti anni che nelle conversazioni degli inglesi c’era ben poco di cui essere curiosi. Però persisteva nella sua cattiva abitudine.
Cominciò a cadere qualche goccia d’acqua, poco più di una pioggerellina. «Hat fingan,», tuonò quello grasso «hat fingan kahwa bisukkar, ya weled.» I due sedevano uno di fronte all’altro, entrambi col volto scottato dal sole e infiammato di collera, guardandosi in cagnesco.
“Merde” pensò Aïeul. Andò al tavolo: «M’sieu?».
«Ah!» disse il grassone, sorridendo. «Un caffè. Un café, capito?»
Quanto tornò col caffè, i due stavano conversando languidamente: parlavano di un grandioso ricevimento che si sarebbe tenuto quella sera al consolato. Di quale consolato si trattava? L’unica cosa che Aïeul riuscì a capire furono dei nomi di persona. Victoria Wren. Sir Alastair Wren (il padre? il marito?). Un certo Bongo-Shaftsbury. Che nomi ridicoli produceva quel Paese! Aïeul servì il caffè e ritornò al suo posto.
Il grassone avrebbe voluto sedurre la ragazza, Victoria Wren, un’altra turista che viaggiava col padre, turista anche lui. Era però ostacolato dall’amante di lei, Bongo-Shaftsbury. Il vecchio in tweed[, l'altro al tavolo,] faceva da maquereau. I due che Aïeul aveva davanti erano degli anarchici, i quali stavano complottando di assassinare sir Alastair Wren, un potente membro del parlamento inglese. La moglie del pari – Victoria – nel frattempo era ricattata da Bongo-Shaftsbury, il quale sapeva delle sue segrete tendenze anarchiche. I due erano cantanti di music-hall, che cercavano di farsi scritturare per un grandioso vaudeville prodotto da Bongo-Shaftsbury, il quale era in città nel tentativo di ottenere dei fondi dallo sciocco sir Wren. Bongo-Shaftsbury contava di poterlo accostare grazie all’affascinante attrice Victoria, l’amante di Wren, la quale fingeva di essere sua moglie per soddisfare l’ossessione tutta inglese per la rispettabilità.Thomas Pynchon, V., 1963
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