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Qq

Da Naimablu

QqUna locomotiva, Angelo Titonel

Quando una locomotiva si avvicina a una stazione ci si aspetta che rallenti e si fermi. Sì, si ferma, quasi sempre si ferma. Eppure quel “quasi”… tante volte, quel “quasi” ci mette del suo. È colpa della “Q”, non è una lettera come le altre. La “q” è una lettera irriverente! L’hai mai guardata? Già, dipende da come la scrivi. Scrivila! In maiuscolo: Q; è una O che ti fa lo sgambetto o una linguaccia, scegli tu come farti prendere in giro. In minuscolo: q; è una p che ha deciso si confonderti e girarsi nella direzione contraria. Come le locomotive. No, le locomotive non possono girarsi, mai. Rallentano e si fermano quando incontrano le stazioni, è quasi sempre così. Quasi. Dov’eravamo rimasti? All’inizio del viaggio,  ci sono io che sono ferma alla stazione e non aspetto che si fermi la locomotiva, perché di quel “quasi” io proprio non mi fido. Anche se non aspetto, di fatto, sto aspettando. Stropiccio un foglio di carta imbrattato di parole che non ricordo. Le ho scritte io? Non ricordo. Le parole sono sulle mie mani, adesso sono mie. Mi siedo su una panchina verde che sa ancora di vernice, controllo che i pois della gonna non siano stati ingabbiati dalle righe verdi. L’odore di vernice è così forte che faccio uno starnuto, mentre un sospiro mi solleva dalla scoperta che i pois della mia gonna sono ancora liberi. Fiù… i pois tra le sbarre sono tristi. E lo so che le sbarre sarebbero state verdi, ma più che di speranze i miei pois hanno bisogno di certezze. Sorrido. Di quel “quasi”, della mia gonna a pois e anche della locomotiva che sta per arrivare. Aspetto. Solo il tempo che quel “quasi” sia o fugga via. Chiudo gli occhi. La locomotiva non si ferma, non si ferma, non si ferma. So che è così. Arriva, una nuvola grigia ingoia la striscia d’azzurro tra le pensiline dei binari. Fa per rallentare. Non si ferma, non si ferma, non si ferma. Le locomotive non si possono girare, non si guardano mai indietro, percorrono gli stessi luoghi fissando ciò che hanno di fronte, ricordano quello che c’è dietro quando lo incontrano di nuovo, poi rallentano e si fermano quasi sempre alle stazioni, quasi. Arriva. Non si ferma, non si ferma, non si ferma. Ciuf, ciuf, ciuf e… È fuggita via, irriverente! Come la linguaccia o lo sgambetto della O o la confusione della p. Lo avevo detto che la Qq ci avrebbe messo del suo. Succede quasi sempre così, quasi. Lascio qualche pois sulla panchina e vado via. Prima o poi dovrò tornare a riprenderli…

E se ti stai chiedendo cosa c’entri la canzone con le locomotive, i pois, le parole scivolate sulle mani e tutto il resto… chiedilo alla
Qq, è quasi sempre colpa sua! [… e di Noemi che un giorno me l’ha fatta ascoltare.]



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