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Ciao amici,
sulla scena politica tutto in stand by.
E noi tacciamo nell’attesa di segni positivi. Incrociamo le dita.
Sul fronte delle nostre vite private e personali, per fortuna invece tutto si muove.
Non c’è giorno in cui non si abbia a ringraziare il fatto di possedere un lavoro.
Non c’è giorno in cui non si abbia a ringraziare il fatto d’avere una famiglia o degli affetti che ci rappresentano e che noi amiamo rappresentare.
Ci si rende conto della mancanza delle cose solo quando ci vengono a mancare, e allora ci possono accadere deflagrazioni e squarciamenti là dove quello che viene a essere risucchiato costituiva qualcosa di insostituibile.
Poi bisogna capire il perchè questa cosa ci sia stata sottratta.
Se è accaduto per colpa propria non possiamo che prendercela con noi stessi; se è accaduto per colpa di altri ce l’andiamo a prendere con chi riteniamo responsabile; se è accaduto per colpa di chi riteniamo intoccabile o irraggiungibile, potremmo prendercela con chi non centra nulla e lo facciamo diventare il nostro capro espiatorio.
Tempi oscuri in cui ognuno di noi può trasformarsi in un mirino su cui scaricare le proprie frustrazioni.
La cosa buona che questa precarietà e durezza mi fa ispirare è che quando le vacche sono magre si comincia ad apprezzare tutto, anche le cose insignificanti e ordinarie; una tazza di caffè, un pomeriggio a sfogliar fotografie, un vestito che ritroviamo nell’armadio e che c’eravamo dimenticati di possedere, una chiacchierata col vicino o con la compagna di scuola che non vedevamo da almeno trent’anni…
E’ curioso constatare come in tali circostanze le risorse che scarseggiano si sappiano moltiplicare con relativi sforzi.
Tutto diventa superfluo, e nulla sarebbe indispensabile se non il buonumore.
Quando c’è il buonumore dentro uno spirito attivo e lungimirante, allora c’è la calma, c’è la ponderazione, c’è la capacità di tacere, o di parlare, o di correre, o di stare fermo…a seconda delle necessità.
Facciamo allora quadrare il cerchio; nel nostro quotidiano possiamo tirare le fila mancanti e arrivare a comprendere quello che potrà accadere l’indomani.
Io domani ci sarò; e avrò tutti i cinque sensi impegnati nell’affrontare l’impegno del momento.
Ho atteso così tanto, mio Dio, quanto ho dovuto attendere!
Forse troppo.
L’età adulta mi ha tolto la forza indomita della giovinezza, ma mi ha regalato le capacità di apprezzare l’attimo fuggente e di resistere sul campo.
L’imprevisto e la resistenza li apprezzo a tal punto che credo di saperli insegnare al mio prossimo; cerco anche di insegnare il coraggio, l’anticonformismo e la pazienza.
Nel quotidiano faccio entrare il mondo e nel mondo faccio entrare il mio quotidiano; come dire, stiamo dentro case che hanno sempre la porta aperta e nello stesso tempo sono ben barricate a chi volesse penetrarvi solo come intruso e nullafacente.
Io non lo so perchè ad ognuno di noi capitino certe cose e non altre; nessuno lo può sapere, e non serve cercare delle risposte a questioni che rimarranno sempre misteriose.
So solo che gli eventi vanno controllati affinchè non siano essi a controllare noi; per dominarli non serve trasformarsi in robot meccanici e insensibili; a volte occorre al contrario tirare fuori tutta la nostra umanità e capacità sensibile, purchè sia autentica e disinteressata.
Quando ho fallito, e mi è ovviamente capitato più di una volta, è stato sempre dovuto al fatto che mi sono fatta travolgere dagli eventi; ho giocato (ho dovuto giocare) in quelle circostanze un ruolo costretto e non libero e liberante.
Bene; dalle sconfitte si può imparare molto.
E non bisogna mai arrendersi all’ingiustizia perché il tempo lavora a favore degli uomini giusti.
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