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QUADRO NON CHIARO E DESOLANTE, di GLG, 13 ottobre ‘13

Da Conflittiestrategie

 

1. Ormai siamo in una italietta che non conosce arresto nel suo disfacimento. La causa più visibile e immediata di questo sfacelo impressionante è rappresentata dal cosiddetto “progressismo”, da noi individuato subito come una malattia estremamente pericolosa. All’inizio forse si poteva curare; oggi occorrerebbe una “asportazione chirurgica”. Di conseguenza, temo che sia ormai necessario attendere la morte di questo organismo; e poi….. non credo sia possibile fare previsioni molto attendibili, soprattutto in termini temporali. Forse, in definitiva, una resa dei conti con queste “cavallette” – sia che si fingano governanti o invece critici ed in opposizione (alcuni nientepopodimeno che “al sistema”) – potrebbe non essere lontanissima; ovviamente tenendo conto dei tempi della storia.

Ci risulta comunque un po’ più chiaro l’inizio del processo, situato grosso modo all’epoca di “mani pulite”, processo patrocinato dalla ben nota “manina d’oltreoceano” con al seguito i “cotonieri” italiani, i confindustriali guidati da Agnelli. L’operazione fu resa certo possibile dal crollo del sedicente socialismo e dell’Urss. Tuttavia, non è ancora del tutto spiegato, e spiegabile, il perché si decise di far fuori un certo regime, tutto sommato di provata fedeltà atlantica, per tentare di sostituirlo con una masnada di inetti e piccoli opportunisti (quali erano ormai gli ex piciisti di allora) che, non a caso, fallirono l’obiettivo – del tutto logicamente, visto che ci si era scordati di milioni di elettori che non li avrebbero mai votati e si sarebbero precipitati su una qualsiasi diversa alternativa – consentendo l’entrata in campo di un personaggio di modesto calibro politico quale Berlusconi. Per soprammercato, questi voltagabbana, ribadendo la loro totale nullità, crederono opportuno insistere con l’utilizzazione della magistratura, incentrando inoltre tutta la loro polemica su un singolo personaggio elevato a rappresentazione di ogni possibile nequizia.

Indubbiamente, già negli anni ’70, con Berlinguer alla segreteria e poi con il viaggio sedicente culturale di Napolitano negli Usa (’78), il Pci aveva iniziato il suo spostamento. Tuttavia, la morte di Berlinguer e l’ascesa al potere di omuncoli come Occhetto, D’Alema, Veltroni, ecc. hanno comportato uno scadimento impressionante dei “rinnegati” di ogni loro passata credenza, una vera accozzaglia di squallidi individui privi di spessore intellettuale e morale, dediti solo ad operazioni di bassissima cucina pseudo-politica. Perché fidarsi di siffatta accolita di “sbandati”? Capisco Agnelli, uomo sopravvalutato mentre era invece tanto mediocre quanto quella “sinistra” che, secondo le sue dichiarazioni, difendeva meglio i “suoi interessi di destra”. Perché invece gli ambienti statunitensi, di solito non sprovveduti, si sono appoggiati a siffatti meschinelli senza arte né parte? Forse è stato un primo approccio alla “tecnica del caos” che, applicata in questi ultimi anni a piene mani, si sta dimostrando (almeno così sembra) abbastanza limitata e non troppo efficace.

Penso si debba lasciar perdere la questione (tanto contrabbandata quale causa del tracollo) della corruzione del quadro politico italiano nella cosiddetta prima Repubblica. Il Pci – e perfino prima dell’inizio del “compromesso storico”, come ebbi a constatare di persona ancora negli anni ’60, quando tale partito era più chiaramente all’opposizione e intratteneva migliori rapporti con l’Urss, antagonista globale degli Usa – partecipava ampiamente alle tangenti e ad altri intrallazzi vari. Inoltre, gli uomini politici di un certo rilievo – ascesi al potere in un paese facente parte del campo antagonista dell’altro polo, presso il quale, dunque, difficilmente riceverebbero accoglienza – devono sempre mettere in conto di poter cadere in disgrazia, come poi infatti accadde. Se non hanno mezzi, rischiano grosso; è necessario mettere da parte sia fondi adeguati come anche relazioni a volte “dubbie” nonché documenti per eventuali “pressioni” (per non dire ricatti). Oggi, la corruzione esistente è nettamente più meschina ed effettivamente tesa ad ottenere favori strettamente personali e non legati a problemi di salvaguardia della propria incolumità in quanto personaggi che hanno comunque svolto un’effettiva politica.

I dirigenti della Dc e del Psi si consentivano talvolta rapporti con organizzazioni ritenute avversarie degli Usa (e di Israele), del tipo dell’Olp di Arafat, ecc. Questo potrebbe essere il motivo per cui, appena possibile, sono stati sostituiti con più servizievoli subordinati? Non scherziamo; dati rapporti con gli avversari vengono tenuti da “alleati” (subordinati) e sono come minimo tollerati dai settori politici del paese che predomina in quel certo campo di alleanze. Anche questo l’ho constatato abbastanza direttamente durante il regime dei colonnelli greci. Il governo statunitense appoggiava ufficialmente tale regime, che era invece piuttosto inviso a buona parte delle forze politiche europee, pur filo-atlantiche. Tuttavia, vi erano negli Usa quelli che chiamo “ambienti di riserva”, deputati a mantenere contatti con l’opposizione greca, ivi compreso il partito comunista detto dell’interno (in cattivi rapporti con l’Urss e antagonista di quello maggioritario filosovietico).

Proprio allora il Pci, alfiere poi del cosiddetto eurocomunismo, iniziò l’avvicinamento agli Stati Uniti (ai loro ambienti apparentemente più defilati rispetto a quelli “ufficiali”) e fu appunto utile per intrattenere strette relazioni con i comunisti greci dell’interno e, tramite questi, con l’opposizione ai colonnelli. Cosicché, alla caduta del regime militare (1974), questo fu sostituito con un altro altrettanto filo-americano, ma naturalmente “democratico” (la gran menzogna propalata fin dal 1945 in “occidente”). Così si fa la politica (come accade oggi con la questione siriana; e prima ancora con quella libica); è un intrico di rapporti segreti e impensabili per chi ragiona in termini di nero e bianco. Almeno i tre quarti dei rapporti tra alleati e tra nemici sono coperti, oscuri, appartengono alla zona grigia; solo alla fine – non quando scoppia il regolamento dei conti bellico (qui i rapporti continuano, eccome!), ma quando ormai una parte ha in pratica vinto – si salta dai dialoghi segreti alle aperte imposizioni nei confronti degli sconfitti. E si arriva persino a processare i vinti per “crimini contro l’umanità”, che i vincitori hanno commesso a piene mani restando però sempre “intonsi” e “puri” per gli storici da loro profumatamente pagati con denaro, onori, posizioni accademiche, magari premi Nobel e altre vergogne simili.

 

2. Una volta liquidato il regime Dc-Psi (e pentapartito), il tentativo di affidare tutto il potere ad uno schieramento incentrato sui rinnegati piciisti, con il contorno di altri ambienti traditori di origine democristiana e socialista, fallì, come più volte ricordato, per l’asineria dei nostri “cotonieri” capitanati da Agnelli. Berlusconi tradì pure lui in un primo tempo il politico che lo aveva aiutato a crescere (Craxi), ma quando fu molestato e attaccato si difese e, dopo il fallimento del patto Segni-Maroni, entrò direttamente in campo. Difficile pensare che da solo avesse le forze per resistere all’urto di ambienti statunitensi (in specie quelli del partito democratico) e dei cotonieri italiani, imprenditori privati che avevano già dato impulso alla formazione dell’“antifascismo del tradimento” – il punto di svolta in tal senso si ebbe nel 1976 con il lancio di Repubblica orientato da ambienti che erano stati “azionisti”, ma di quelli diventati antifascisti nell’ultima ora, repubblicani quanto a forma istituzionale, preferita pure dai loro nuovi padroni americani, ma savoiardo-badogliani nel loro spirito di traditori – e avevano da lunga pezza progettato lo smantellamento del settore “pubblico” dell’economia, impedito finché tale settore servì al potere democristiano e iniziato a tutto spiano subito dopo il cambio di regime.

E’ possibile che settori manageriali “pubblici”, non però ben individuati e per nulla affatto usciti allo scoperto nemmeno ora, si siano trincerati dietro Berlusconi, ma non si è in grado di essere sicuri in proposito poiché permangono zone assai oscure. Si deve tuttavia notare come anche adesso, quando l’attacco alle rimanenze delle imprese “pubbliche” (alcune di notevole importanza) è ripartito in pieno, sembrano esserci punti di resistenza, ancora una volta per nulla chiari; mentre sembra palese che l’attuale presdelaconfind Squinzi è connivente con i liquidatori di ogni nostra possibile “spina dorsale”, indispensabile per conservare un minimo di autonomia (soprattutto in politica estera). Caduto in pieno Berlusconi per la sua smisurata vigliaccheria, è difficile capire quali altri settori si frappongano – e con quale forza di resistenza? – alla completa riduzione dell’Italia ad una sorta di Protettorato, per reggere il quale si è dovuto rieleggere il vecchio (in tutti i sensi) “corriere” del Pci negli Usa del 1978. Una simile rielezione, di un quasi novantenne, non sembra deporre del tutto a favore dei liquidatori totali della nostra indipendenza. In effetti, siamo in forte difetto di informazione.

Resta il fatto che, una volta tirato per i capelli sulla scena politica il “nano”, si è venuta creando negli ultimi vent’anni in Italia una situazione di forte negatività. In effetti, non c’è stata più politica. Tutto si è giocato in funzione del tentativo di eliminazione dell’unico ostacolo (apparentemente unico almeno, date le zone oscure sopra accennate) alla consegna di ogni potere ai rinnegati piciisti, senz’altro i migliori garanti della riduzione dell’Italia a simil-Protettorato. Come ho detto più volte, sotto metafora, se la sedicente “sinistra” è stata la grave malattia mortale che ha colpito l’Italia, l’entrata in campo di Berlusconi non ha rappresentato la cura. In fondo, i due schieramenti, che hanno dato vita alla finzione di una classica opposizione “storica” tra destra e sinistra, erano entrambi in concorrenza nella conquista dei favori statunitensi; e tutti gli ambienti del paese capitalistico più potente avevano comunque in testa la totale predominanza in Europa e, innanzitutto, in uno dei suoi paesi più fragili e, nel contempo, strategicamente rilevante per la posizione geografica (e non solo).

Di fatto, il ventennio che è seguito, fino ai giorni nostri, ha visto incentrarsi la lotta su semplici questioni morali, portate avanti ipocritamente soprattutto dagli squallidi resti del piciismo, per di più identificando la corruzione con un uomo solo. La lotta è continuata con ampio uso di una parte della magistratura, degenerata e spregevole indubbiamente, che ha ulteriormente occultato ogni aspetto politico. Dall’altro versante si è risposto con il “culto della personalità” di un personaggio da operetta, il quale, incapace di svolgere un’effettiva politica, non ha trovato nulla di meglio che inventarsi una “rivoluzione liberale” mai compiuta (del resto un puro refrain ideologico di tempi antichi, cantato da sciocchi economisti ed esperti di particolare squallore) e nemici pur sempre comunisti, “rossi” (nemmeno rosa). L’elettorato di “destra”, ottuso non meno del “ceto medio semicolto” di “sinistra”, ci ha creduto, ma non del tutto e non tutto; in effetti, simili comunisti preferiti da larghi settori statunitensi, e rimasti tali dopo il crollo del campo detto socialista con il suo principale perno costituito dall’Urss, erano soltanto l’invenzione di un poveretto che, infine, ha mostrato tutti i suoi limiti e si è progressivamente liquefatto non appena gli Usa (di Obama) gli hanno fatto “bau bau”.

Tra il 1991 (dissoluzione dell’Urss, patrocinata da Gorbaciov e sanzionata da Eltsin) e il 2001, si è creduto (e lo hanno creduto pure le dirigenze statunitensi) in una nuova fase di monocentrismo, questa volta statunitense (dopo quella ottocentesca inglese). L’illusione è durata poco e dall’inizio del secolo la situazione è apparsa più aperta di quanto non sembrasse; e, malgrado le ulteriori sparate (che continuano ancora adesso) sulla vertiginosa crescita di potenza della Cina, la sensazione netta è che sarà di nuovo la Russia il principale antagonista degli Stati Uniti. In un primo tempo, la dirigenza di questi ultimi, orientata in prevalenza dai repubblicani durante la presidenza Bush, sembrava aver scelto la strada delle aggressioni dirette a certi paesi (comunque “periferici” rispetto al nemico centrale in formazione), con uso dell’ideologia del “terrorismo” al fine di coinvolgere parzialmente anche tale principale avversario nella lotta contro un comune nemico. Il sostanziale fallimento di tale intenzione ha progressivamente condotto, e stabilizzato in specie sotto la presidenza democratica, una nuova strategia. Essendo questa ancora in corso con fortuna non superiore – almeno a quanto finora si è visto – alla precedente, preferisco non diffondermi qui sui suoi caratteri, del resto largamente presunti.

Il vero risultato di quanto accaduto in questo inizio secolo appare sempre più condurre verso una situazione di multipolarismo che ricorda, come detto più volte, quella dell’iniziale declino inglese a fine ‘800. Difficilissimo spendersi adesso in previsioni troppo precise. Il caos e lo scarso controllo dei processi in corso di svolgimento su scala mondiale – in particolare in una parte dell’Asia centro-meridionale e, ancor più, in date zone dell’Africa, del medioriente, dei paesi ai confini sud-occidentali della Russia, ecc. – sono al momento piuttosto evidenti. La crisi iniziata nel 2008 (alcuni la retrodatano all’anno precedente, ma ciò ha poca rilevanza, trattandosi di date comunque approssimative) è una tipica crisi di s-regolazione generale, di cui i “grandi esperti” vedono come al solito soltanto l’aspetto più superficiale, quello economico e finanziario.

All’inizio, si è diffusa la convinzione che fosse peggiore della crisi del 1929 (esagerazione poco comprensibile), poi si è cominciato sempre più a favoleggiare di riprese e ripresine, sol che fosse possibile controllare e ridurre al “rispetto delle regole” i cattivi finanzieri. In realtà, sempre più si sta verificando quanto il sottoscritto, poco “esperto” e poco “guru”, ha sottolineato fin dall’inizio: ci si avvia ad una fase di galleggiamento, contraddistinto dalle onde che conducono le economie dei vari paesi un po’ su e un po’ giù, con differenze da paese a paese – alterando così le precedenti graduatorie della crescita e dello sviluppo delle diverse aree – e con relativo arretramento di quelli a maggiore livello di reddito (pro capite) rispetto ad alcuni di quelli a livello più basso.

 

3. Lo scombussolamento è generale e non verrà affatto superato per un lungo periodo di tempo. Questo processo difficilmente significherà nel prossimo futuro crisi economiche sconvolgenti, ma comunque situazioni di difficoltà, miglioramenti e peggioramenti a fasi alterne, con permanente incertezza e squilibri nelle varie zone del mondo e da paese a paese nella stessa zona. Continueranno senza cessa le menzogne dei media ospitanti “esperti” che sono invece soltanto portavoce pagati dai diversi attori in reciproca lotta; in quanto, come detto molte volte, portatori soggettivi di conflitti del tutto ineliminabili salvo che nell’ideologico nascondimento effettuato da schiere di intellettuali al servizio indefesso di vari gruppi dominanti.

In un certo senso, la nuova strategia Usa cerca di adattarsi alla situazione di tendenziale multipolarismo. Lo strapotere militare è importante, ma non basta al controllo di intere aree mondiali; occorre la politica, l’uso di vari strumenti strategici per cercare di riafferrare una migliore regolazione tesa all’affermazione dei propri interessi. Data l’ormai rafforzata opposizione di altri paesi, può convenire in date contingenze la creazione di aree di disordine con almeno due finalità principali perseguite. Intanto, sfruttare il classico divide et impera: tipico è in tale direzione il tentativo, apparentemente non troppo ben riuscito, di approfittare delle divisioni tra varie fazioni islamiche. Inoltre, si cerca di rendere “paludose” date aree così da far impantanare i tentativi di penetrazione altrui. In tal caso, si può portare l’esempio dell’arenarsi e dell’indietreggiare della penetrazione cinese in paesi africani, troppo poco supportata dalla potenza militare e troppo fiduciosa della sola (presunta) convenienza economica offerta a questi paesi.

Ancor più tipica è la creazione di difficoltà alla Russia nel nord Africa (dove Libia e Algeria sembravano sensibili a certi contatti) e in medioriente, mentre ci si è dovuti adattare a compromessi maggiori ai confini sud-occidentali del potenziale maggiore antagonista. E’ comunque di ieri la notizia, diffusa dal sito israeliano Debka, secondo cui si sarebbero svolti proficui contatti tra Obama e il presidente iraniano Rohani – qualcuno si ricorda che cosa scrissi quando costui vinse abbastanza a sorpresa le elezioni, mentre tutti continuavano a dire che poco sarebbe cambiato? – per l’alleggerimento delle sanzioni economiche a quel paese. Forse si crede che Obama voglia meritarsi in ritardo il premio Nobel per la pace? Fra l’altro, si afferma che Israele è l’unico alleato degli Usa ad essere stato avvertito della mossa, che dovrebbe essere annunciata all’apertura del negoziato sul nucleare in Iran, prevista per martedì prossimo a Ginevra. E questo mentre verranno tagliati gli aiuti al regime militare egiziano (annuncio fatto dal portavoce della Casa Bianca Jay Carney). Occorrerà un po’ di tempo, e maggiori precisazioni circa simili mosse (una del resto non ancora annunciata), per una loro più puntuale interpretazione; tuttavia, che il tutto faccia parte dell’“innaffiamento” di varie zone strategiche per renderle più melmose e scivolose – nella speranza di aver “migliori calzari” degli avversari per “camminarci” – mi sembra piuttosto chiaro.

E’ in questo contesto che si è trovato un punto assai debole in Italia, dove per alcuni anni Berlusconi era apparso un elemento di raccordo, ad es., tra Russia e Libia. Il punto si è dimostrato veramente fragilissimo, e le forze pseudo-politiche di “sinistra”, inviperite contro l’ostacolo quasi ventennale alla loro assunzione di pieni poteri, si sono scatenate ulteriormente, approfittando dell’inettitudine e vigliaccheria del cavaliere e di tutti gli incapaci e intellettualmente mediocri di cui si è circondato. Tuttavia, questo ventennio di pressoché totale assenza di vera politica pesa; anche la “sinistra” – centrata sugli ex piciisti, ormai alla frutta malgrado la longevità del loro personaggio principale (almeno per quanto riguarda i rapporti con ambienti del partito democratico americano ancora al governo del paese) – sembra in fase di profondo rimescolamento, con l’emergere di personaggi sempre più incolori e piattamente asserviti ai predominanti. Questi ultimi stanno effettuando un “controllo a distanza” e apparentemente indiretto, accontentandosi per il momento di un crescente squinternarsi del nostro quadro politico ed economico, nel mentre i “cotonieri” nostrani mettono in mostra la loro pluridecennale incapacità d’essere classe dirigente e aprono il fuoco, a “polveri (ideologiche) bagnate”, tramite giornalisti, politicanti, intellettuali, sempre più infimi e spregevoli.

La stragrande maggioranza della popolazione italiana non capisce pressoché nulla di quanto sta accadendo, è fortemente disorientata; e tuttavia è pure esasperata e disgustata di gentaglia che occupa tutti i posti di comando. Al momento non trova rappresentanza né politica né intellettuale ed è dunque come fosse muta, quasi consenziente allo scempio che i politicanti e gli intellettuali “ufficiali” stanno compiendo. Tale situazione condiziona anche chi, come noi, avverte che la fase sta cambiando, che l’uragano si avvicina, sia pure con progressione temporale assai incerta e non prevedibile al presente. Perfino noi insomma, mancando di sensori ramificati nel “popolo”, seguiamo gli avvenimenti badando troppo a dove ci conducono autentici falsari – che dilagano nei media, nell’editoria, nelle “accademie”, ecc. – integralmente dediti al servizio, ben pagato e mediato dalla nostra indecente classe pseudo-dirigente, dei predominanti stranieri.

Questo mi sembra, per sommi capi, il quadro che possiamo delineare, sia pur sommariamente, al momento. Direi che dovremmo produrci in uno sforzo supplementare per correggere la direzione della nostra attività, tenendo appunto conto degli imbroglioni con cui abbiamo a che fare: personaggi mediocri, venduti, rinnegati di ogni risma. Cercano di avviarci su false piste ad ogni piè sospinto. Dobbiamo riafferrare la barra e osservare attentamente l’orizzonte per appurare se è possibile intravvedere, tra la foschia del mare che ribolle, una qualche striscia più scura che ci segnali la presenza di terra cui dirigerci per approdare. Diamoci da fare un po’ di più. La fase sta ormai cambiando, ma la durata dei tempi di mutamento non riusciamo a prevederla; e i portatori soggettivi (di tipo economico, politico, ideologico) dello sprofondamento del nostro paese si agitano ogni giorno di più, da veri delinquenti quali ormai li dobbiamo considerare. Tutti, senza distinzione di “sfera” (sociale) e di schieramento d’appartenenza.


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